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8 Novembre

Sono le tre e cinquantadue quando Simone viene svegliato da una specie di lamento. Sembra quasi un pianto, sembra che qualcosa gli stia scuotendo il petto, che il letto si stia muovendo e lui fatica a comprendere.

Impiega qualche secondo per realizzare, per mettere a fuoco la situazione. Si poggia su un braccio per poter osservare meglio Manuel che, a pancia in su, si sta dimenando, con un'espressione di dolore in volto, la fronte sudata e la braccia che sembrano voler cercare un appiglio.

Non gli serve molto per comprendere che si tratta di un incubo, il problema è che non sa come reagire, non sa se sia meglio svegliarlo oppure no, non sa quanto grave sia la situazione. Non sa se Manuel possa apprezzare una sua eventuale "intromissione", se voglia parlarne.

Così semplicemente gli porta la mano destra sul viso ed inizia ad accarezzargli la guancia col pollice, cercando di farlo svegliare con gentili «shh, Manuel, va tutto bene, va tutto bene.» ripetuti a bassi voce. Poiché però vede che a nulla sembrano servire, decide di stendersi e passare il braccio sinistro sotto la sua schiena, tirandoselo addosso mentre con l'altro braccio gli tiene ferma la testa e gli accarezza i capelli.

«Manu, svegliati. Stai bene, sono qui... sono Simone, sto qui con te. Apri gli occhi.» sussurra, supplicandolo, per poi iniziare a lasciargli una serie di baci sulla fronte umida.

Soltanto grazie a quel contatto Manuel sembra calmarsi, ma non sembra essersi risvegliato. Semplicemente si tranquillizza, smette di agitarsi, di piagnucolare, il suo viso pare nuovamente sereno, la sua espressione di nuovo distesa e Simone sente il cuore tornare a battere ad un ritmo più normale.

Alla fine si riaddormenta così, con il corpo di Manuel schiacciato sul suo petto e i capelli a solleticargli la bocca.

Ciò cambia però qualche ora dopo, quando è ormai mattina, il sole attraversa il balcone della camera di Simone e non appena quest'ultimo apre gli occhi ne trova due impegnati a scrutarlo con amore.

Un'altra cosa che Simone sente, insieme allo sguardo innamorato di Manuel su di sé, è la mano del suo ragazzo che lo sta accarezzando all'altezza delle costole, più o meno. Per una frazione di secondo è certo che vorrebbe svegliarsi così per il resto dei suoi giorni.

Non può fare a meno di sorridere.

«Buongiorno.» biascica ed è felice quando Manuel in risposta si sporge e gli bacia l'angolo della bocca.

«Scusa per stanotte.» però poi borbotta, incastrando la testa nel suo petto, come per nascondersi, e quindi lui è costretto a farsi guardare negli occhi, spostandogli delicatamente il mento.

«Non ti permettere, Manuel.» dice, risoluto, al punto che il maggiore aggrotta la fronte, non capendo.

«Non ti devi scusare.» chiarisce allora.

Ma a Manuel ancora sembra strano che esista qualcuno disposto a prendersi cura di ogni pezzo di lui, di ogni suo aspetto, anche quello più triste, più buio.

Ci ha sempre creduto all'amore, in realtà, ma non ha mai creduto che sarebbe capitato a lui, poi però si è svegliato quella mattina tra le braccia di Simone Balestra e ha capito che tutto ciò che ha sempre desiderato ora gli è stato concesso.

Quindi non può, non sa fare altro che baciarlo. Gli mancano le parole quindi spera che nel momento in cui le sue labbra catturano quelle di Simone, questi capisca quanto il suo amore l'abbia salvato dal torpore che era diventata la sua vita. Spera che la foga con cui rotola su di lui mettendosi di fatto a cavalcioni sul suo bacino sia un'indicazione chiara del bene che sta sentendo, che il modo in cui le sue mani gli stringono il viso possa fargli sentire tutto l'amore che non credeva avrebbe mai provato ma che sta provando, amplificato.

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