15

993 111 35
                                    

15 Novembre

Dopo aver trascorso insieme un intero weekend, l'intera settimana successiva Manuel e Simone l'hanno trascorsa vivendo praticamente in simbiosi. Ogni giorno in cui i loro orari di lezione in università coincidevano Manuel si è premurato di passare a prendere Simone con la sua moto, guadagnandosi anche non pochi sorrisini divertiti  da parte di Dante che li vedeva amoreggiare dalla finestra della cucina come due adolescenti alla prima cotta.

Arrivare in università insieme è stato per entrambi bello, liberatorio in un certo senso. Manuel, forse per la prima volta nella sua vita, si è sentito al posto giusto mentre Simone gli teneva la mano e poi finivano per salutarsi in modo decisamente troppo sdolcinato con la promessa di incontrarsi al bar dopo le lezioni, dove uno avrebbe atteso che l'altro finisse.

Addirittura il maggiore potrebbe affermare di aver rivalutato la questione università: se appena un mese e qualche giorno prima gli sembrava una tortura senza fine, ora gli pare un'esperienza quasi idilliaca.

In realtà deve tutto alla nuvola di ricci che ha la fortuna di chiamare fidanzato.

Lo sa, lo sa bene, e forse è proprio con questa consapevolezza che un pomeriggio, proprio a casa sua ha parlato senza pensare, soltanto perché si sentiva libero, non si sentiva giudicato.

«Posso veni' alla partita domenica?» aveva detto, mentre Simone cercava di risolvere un esercizio particolarmente difficile, lasciandolo sorpreso.

«Tu? Vuoi venire alla mia partita?»
«Eh, è importante, no? È quella per cui te stai ad allena' da settimane, giusto?»

La sorpresa di Simone era stata più legata al fatto che Manuel ricordasse dell'importanza di quella partita che alla richiesta vera e propria. Era sicuramente felice che il suo ragazzo volesse vederlo giocare ma ciò che più gli scaldava il cuore era la consapevolezza che Manuel lo ascoltasse, e lo facesse già da prima che qualcosa nascesse tra loro, dato che lui aveva iniziato a parlare di quell'incontro praticamente sin dalle prime loro uscite.

Così gli aveva sorriso con gli occhi lucidi sentendosi stupido, ma davvero tanto stupido, ed aveva annuito piano, cercando di nascondere la sua felicità.

«Però è fuori casa, credo che ci vorrà un'ora per raggiungere il palazzetto...» aveva anche aggiunto, per smorzare l'entusiasmo, per cercare di scorgere negli occhi di Manuel la resa che per tutta la vita aveva scorto negli occhi di coloro che credeva gli volessero bene.

Ma Manuel non gli vuole solo bene, Manuel lo ama come non ha mai amato nessuno. Manuel probabilmente — a giudicare dalla scarsa stima che ha di sé — vuole a Simone più bene di quanto ne voglia a sé stesso, per cui di quella delusione cui è abituato, Simone non ne aveva trovato traccia.

Ed è per questo che quella domenica mattina — la domenica della partita — il primo messaggio che Simone legge, appena controlla il cellulare, prima di uscire di casa e raggiungere il pullman della squadra è proprio del suo ragazzo.

"In bocca al lupo al mio rugbista preferito. Digli che lo amo.
Firmato: un suo fan carino."

Non riesce a non ridere come un ebete quando legge quel "firmato: un suo fan carino" perché ripensa al loro primo bacio e crede di avere anche le guance completamente rosse dopo, in macchina con suo padre, dato che l'uomo gli chiede a cosa stia pensando.

Inventa la prima scusa a cui sa che suo padre non crederà ed è felice quando si accorge che hanno finalmente raggiunto il punto di incontro fissato con l'allenatore.

Mentirebbe se dicesse di non aver trascorso l'intero viaggio con la fronte schiacciata sul finestrino a fantasticare sul fatto che il suo ragazzo, il suo fidanzato, stia effettivamente andando a guardarlo giocare.

déjà rêvé Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora