𝒅𝒊 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒕𝒖?

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Sento aprire la porta di casa e mi sveglio improvvisamente di soprassalto, vedo Giacomo entrare e guardarmi in mal modo, ma contemporaneamente rideva, era quasi stranito.

"Che ore sono?" chiedo.

"Sono le 10 e mezza," risponde. Spengo la TV e subito dopo mi accorgo che Massimiliano è ancora qui, cazzo.

"Che ci fa questo qua?" mi chiede Giacomo, ridendo, evidentemente per le condizioni dell'amico. Aveva i ricci spettinati, la canottiera metà alzata, una mano fuori dal divano e un'altra sulle gambe. Molto probabilmente ero appoggiata sulle sue gambe fino a dieci secondi fa. Dopo aver realizzato il tutto, prendo Giacomo e lo tiro in cucina.

"Ma che cazzo fai?" gli chiedo, arrabbiata, incrociando le braccia al petto.

"We, we, stai calma," ride.

"Ma ti sembra normale che questo mi accompagna a casa e poi dorme sul mio divano?"

"Tesoro, bello, lo hai fatto accomodare tu," ride.

"Giacomo, non è il momento di scherzare," dico mettendomi le mani in faccia, poiché sto ricordando tutte le figure di merda. Giacomo ride vedendomi.

"Cosa c'è, Giacomo?" chiedo.

"Perché non provate a stabilire un legame pacifico? Che ti ha fatto che lo odi?"

"Fino a prova contraria, anche lui mi odia," rispondo.

"Vabbè, sì, tu sei una capostazione tosta," ride.

"Io vado sopra che mi sta squillando il cellulare," dico, "va, va."

Sono le due e mezza del pomeriggio, mi sono appena svegliata, decido di andare subito a fare una doccia.

Dopodiché mi preparo un po', metto un pantaloncino e una top e sistemo i capelli, poi scendo giù.

"Alla buon'ora," mi dice Giacomo.

"Jack, io ho sonno, non so tu come fai," dico.

"Principe, sono le tre del pomeriggio," ride.

"Vabbè, comunque chi era la ragazza di ieri?" chiedo.

"Eccola che parte con l'interrogatorio," ride Giacomo.

"Curiosità, solo scem," dico.

"Sì, sì, sei gelosa," mi fa una smorfia.

Si, sono sempre stata gelosa di Giacomo, l'ho sempre visto come il mio "primo amore".

"Fra, io vado," dice Massimiliano, cazzo è ancora qui.

"Va bene," risponde Giacomo.

"Ci vediamo sul set," saluta lui.

"Ciao, fra," ricambia mio fratello.

Lui mi fa un cenno con il capo, appena si accorge della mia presenza, mentre io mi limito a guardarlo.

"Ignorerai per sempre, guarda che è stato gentile. Poteva andarsene a casa," dice Giacomo.

"L'ha fatto solo perché tu sei il suo migliore amico, e poi già l'ho ringraziato," dico, mettendomi a ricordare tutte le figure di merda. Giacomo ride ancora di più.

"Lo sai che gli hai vomitato sulle scarpe nuove," ride Giacomo.

"Se vuole, gli pago la tintoria," dico.

"La smetti di fare l'antipatica," sbuffa Giacomo.

"Cosa c'è, Giacomo?" chiedo.

"Perché non provate a stabilire un legame pacifico? Che ti ha fatto che lo odi?" chiede.

"Fino a prova contraria, anche lui mi odia," rispondo.

"Vabbè, ja, tu si na cap tosta," ride.

"Io vado sopra che mi sta squillando il cellulare," dico, "va, va."

Ho appena finito di parlare con Maria, ci siamo messe d'accordo che oggi, dopo il set, andiamo a fare un po' di shopping. Quindi mi vado a preparare.

Ho messo un vestito a bretelline lungo, molto comodo. Prendo la mia borsa, le chiavi, l'IQOS e il cellulare e poi scendo giù. Trovo un bigliettino di Giacomo dove dice che si trova sul set.

Cazzo, come ci arrivo ora? A piedi è un bel po' lontano, ma mi tocca farlo.

Inizio a camminare un po', nel frattempo mi fermo anche a un bar per prendere un tè al limone, il mio preferito.

Sto camminando da dieci minuti e già sono stanca morta, ho visto dal navigatore che tra circa 15 minuti dovrei essere arrivata.

Mentre cammino mi fermo per buttare nella spazzatura il mio tè, ormai finito, e mi accorgo che sta iniziando anche a piovere, cazzo.

"Gaiaaaa," sento chiamarmi e subito dopo un clacson di una macchina. Mi giro per vedere chi fosse e vedo la sua macchina, cazzo, ma mi perseguita questo.

Accosta vicino a me.

"Sali?" mi chiede.

"Perché dovrei salire?" chiedo.

"Perché entrambi siamo diretti sul set, quindi ti posso dare un passaggio?"

"Che ne sai tu?"

"Me l'ha detto Maria," dico.

"Ti muovi o no? Che ti stai anche bagnando."

"No, io vado," continuo a camminare.

Lui accosta di nuovo.

"Gaia, è solo un passaggio, anch'io ti odio ancora, tranquilla," ride. Lo guardo e poi salgo, lui ride ancora di più scuotendo la testa.

"Togliti quel sorrisetto dalla faccia e parti," gli dico.

Siamo arrivati sul set e direi finalmente, solo le quattro e venti.

"Ho fatto tardi, cazzo," dice lui.

"Mi credo, guidi come una lumaca," rido. Lui mi fulmina con lo sguardo.

"Uuu, che permaloso," rido ancora di più.

"Ho fatto tardi per colpa tua," si giustifica.

"Non ti ho detto io di darmi un passaggio?"

"Dovresti ringraziarmi invece di fare la bamb ina," insiste.

"Ah! Io sarei una bambina?" replico.

"Massimiliano, ma perché vuoi rompermi il cazzo? Pensaci a correre che ti strillano va," interviene Giacomo.

"Cresci, Gaia," aggiunge Massimiliano.

"Ma vaffanculo," rispondo.

"Giacomo, che stanno combinando?" chiede Maria, avvicinandosi.

"Niente, solo la solita sceneggiata tra Gaia e Massimiliano," risponde Giacomo.

"Che diamine è successo ora?" domanda Maria, guardandomi.

"Te lo dico io, la bambina qui ha deciso di farmi un'avventura a piedi fino al set sotto la pioggia," dice Massimiliano, con un sorriso sarcastico.

"Sei stato gentile a offrire un passaggio?" chiede Maria, guardando Massimiliano.

"Chiamala gentilezza forzata," risponde lui.

"Va bene, ragazzi, smettetela. Abbiamo un set da preparare," dice Ivan, avvicinandosi.

"Sì, sì, andiamo a lavorare," conferma Maria, prendendomi per un braccio.

Io, Massimiliano, Maria e Giacomo ci incamminiamo verso il set, pronti per una nuova giornata di lavoro.

𝓾𝓷 𝓪𝓶𝓸𝓻𝓮 𝓲𝓷𝓪𝓼𝓹𝓮𝓽𝓽𝓪𝓽𝓸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora