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Perdere il senso del tempo, dello spazio; illudersi di non aver più alcun contatto con il reale per soventi insuccessi

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Perdere il senso del tempo, dello spazio; illudersi di non aver più alcun contatto con il reale per soventi insuccessi.

La realtà è, in vero, la più abile delle nemiche. Essa lancia i suoi attacchi là dove, nel nostro cuore, siamo meno preparati ad accettare una sconfitta.

Jeongguk ricapitolava i diversi fotogrammi da lui vissuti - tutti appuntamenti, poi in fondo, superficiali.

Si era persino dimenticato il perché fosse così necessario rincorrere un rimpiazzo dell'amore. Per quel bisogno fisico, adesso a lui necessario, senza cui non si sarebbe sentito completo.

Jeongguk cercava qualcosa, impazziva alla sola idea di non riuscire a dare nemmeno la minima forma al suo pensiero.

"Pff-" sbuffava scocciato. Il suo Rolex segnava le otto in punto. Il platino quasi metallico dei suoi capelli rifulgeva le luci fredde nella notte agitata di Miami.

L'ennesimo idiota a farsi aspettare - pensò. Si trovava in fronte all'entrata del Palat con l'aria del tutto spaesata. Stavolta toccò a lui attendere per ciò che desiderasse.

L'ultimo sugar daddy di una lunga serie d'inconvenienti. Attendeva quel tipo, Malcom. Ormai non si fidava più delle ciarle che i suoi cugini gli adducevano per spingerlo ad uscire con chi pensassero fosse più giusto per lui.

Sbuffò a quel pensiero. Che ne sapevano quei due di cosa lui avesse per davvero bisogno. In verità nemmeno Jeongguk era conscio di ciò che stesse cercando. Di norma gli avrebbe dato un nome fittizio ad indicarlo, nella sostanza gli rimaneva un che semplice d'irreale. Una figura da lui stesso costruita, per giunta non veritiera.

Quella vita nell'agio, nel lusso sfrenato incline agli eccessi. Jeongguk fu travolto, oltre le sue decisioni, da ciò che era più grande di lui. All'apparenza, niente poteva mancargli, ma quel vuoto che lo tormentava dentro lo spingeva ad una ricerca scellerata di un qualcosa disposto a colmarlo.

"Suppongo mi stessi aspettando."

Le otto e un quarto sul suo Rolex. Scandiva il tempo inesorabile, ogni attimo uguale all'altro.

"Mm...?" un gemito si levò dalle sue labbra piene e lucide.

"Vieni sempre vestito in pelle agli appuntamenti al buio?"

"Tu saresti...?" partì prevenuto. L'esperienza con Liam, quella con Colin. Gli insegnarono che il sospetto, il non fidarsi dell'altro era la migliore delle difese.

"Malcom Grant." era lui. Gli pose il palmo in segno di riconoscenza. "Piacere di conoscerti, Jeongguk." lo scrutava dalla linea delle sue sopracciglia.

"Piacere mio, Malcom." rimarcò il suo nome. Incredibilmente a suo agio. Quel ragazzo, circa sulla quarantina, lo tolse dall'impaccio di un altro appuntamento imbarazzante. "Io sono Jeon-"

Miami Heat | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora