XII.

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Forte di me stesso, non mi ero mai sentito così leggero

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Forte di me stesso, non mi ero mai sentito così leggero. Forse è stato lui, quel giovane tanto adorabile a ridurmi così. In questo stato pietoso, di devozione verso la sua persona, verso il suo sesso.

Me ne compiaccio, non ho mai sentito il mio corpo così confidente. Mi sprona a dare il meglio di me, per accontentarlo; gode delle mie lusinghe, dei miei nomignoli. Gode del mio stesso sapore, del mio stesso ardore. Io e lui non siamo nient'altro che fuoco, assieme.

L'ho spinto al limite, solo per provare fin quanta forza d'animo, quanta volontà ci fosse dentro a quel corpicino. Mi seduce, non posso affermare il contrario; ho bisogno di lui.

Ho bisogno di te, Jeongguk.

Custodisci il mio cuore perché io non ne sono in grado. Custodiscilo fra le tue mani candide, all'apparenza delicate, ma forti - non fragili quanto le mie.

Abbiamo fatto sesso. Ma non dal sapore amaro.

Ogni volta, prima di te, il rapporto carnale aveva il gusto di una tazzina di caffè, accompagnata dall'odore di sigaretta bruciata; adesso assapora d'adrenalina pura. Ed io mi sento di parlarti nuovo, con una voce diversa.

Ho toccato il tuo corpo perché pura energia; ho baciato le tue labbra perché questo è l'unico modo che ho per sentirmi vivo. Sei l'unico in grado di guarirmi, di rinsavire le mie perdite, di curare il mio animo nevrotico.

Hai sfiorato il mio corpo con l'intento di provocarmi, per rispondere al piano tanto meschino che io - un semplice e superficiale avvocato - non posso far altro che causarti per ricambiare il tuo impegno. Non so amare, perdonami; non sono in grado, non all'altezza della tua passione, per la mia infimità.

Non è mia la colpa, lo ammetto. Ma non riconosco di chi altro possa essere. Ogni scusa è buona per cercare via traverse a cui chiedere salvezza.

E tu, Jeongguk, sei arrivato per caso, al momento giusto.

E quella sera mi hai baciato, provocato, così che ho preso i tuoi fianchi, per guardarti negli occhi e toccarti. Per scrutare ogni minima sfaccettatura del tuo animo, al fine di veder che non mentivi. Non mentivi, certo; sono io quello in errore, ma tu sembri guarirmi da ogni male.

Ho leccato la tua intimità, quella che mi hai offerto. E sentirti gemere - persino fin dentro le mie ossa - è stata vita. Ti ho toccato, dato piacere. Ho sentito la vita rinascere in me. Tu, Jeongguk, mi hai reso ciò che altri hanno strappato, e dunque non voglio allontanarmi da te - voglio stare con te.

Per favore, rimani. Prometto che cercherò di essere all'altezza, prometto che mi prenderò cura di te.

Piccolo mio, non posso dimenticare come gemevi il mio nome quando i nostri corpi si sono uniti. E di come chiedevi di più; ed io ti davo di più. Perché essere amato è ciò che la tua purezza merita.

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