XVI.

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I knew it when I met him, I loved him when I left himGot me feelin' like ooh, And then I had to tell him, I had to go

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I knew it when I met him, I loved him when I left him
Got me feelin' like ooh,
And then I had to tell him, I had to go

Half of my heart is in Havana,
He took me back to East Atlanta,
Oh, but my heart is in Havana,
My heart is in Havana

L'ideologia del successo. Ciò che irrompe nelle nostre coscienze; ciò che annichilisce il nostro essere. Qualora nasciamo eroi, l'ipocrisia che copre gli sbagli, i nostri errori, inevitabile ci rende dei falsi moralisti; qualora nasciamo vittime, al contrario, suscitiamo solo menzogneri sentimenti. Una compassione inutile, fine a sé stessa, che, così come il brillante eroe, ci realizza protagonisti di una narrazione mediocre, superficiale, ordinaria. Anche l'opposto del bene, tale l'antieroe, è destinato ad esser danneggiato da un mondo orribilmente performante; specie, se non gli viene dato il ruolo di protagonista in quella suddetta narrazione ipocrita. Per lui non v'è spazio, se non nella negazione del morale; nemmeno quell'antro, riservato all'eroe ed alla vittima, può esser concesso, poiché un tale stigma gli viene per forza conferito dalla società.

Il malvagio, colui che rompe i canoni del sociale, tanto da apparire l'opposto della normalità. È malvagio tutto ciò che è diverso, tutto ciò che spaventa. Sia malvagia ogni cosa che si oppone a quel bene relativo, bene solo in quanto normalizzato, e non realmente morale.

In una società tale, tutti veniamo feriti da schemi, canoni, entro cui l'essere viene forzato a stare, da cui, una volta entrati, non possiamo più uscire. Il malvagio è relativo, così come il bene. E se per forza dovessimo dividere in modo netto, nient'altro otterremo che un complesso groviglio, perché tale è la realtà tangibile.

Regole, morale. Complesso e relativo. Eroe, vittima, malvagio.

Cerchiamo un posto nel mondo, un modo per distinguerci, inconsapevoli che saremo l'uno uguale all'altro; inconsapevoli che in quella stessa distinzione, in realtà, vi è solo un mero appiattimento, una gabbia, da cui per forza usciremo, o vinti, o eroi, o malvagi.

E tutto ciò balenava nella contorta e folle mente di Taehyung.

La promessa per i giorni a venire era quella di non fare i suoi soliti pensieri cinici contro il mondo. La promessa per i giorni a venire era quella di vivere, senza estraniarsi, in quanto antieroe, - come a lui piaceva definirsi - dal reale.

Passeggiava per le strade dell'Havana, per la mano a Jeongguk.

"Papi..." il biondo lo chiamò malizioso.

"Uhm?"

"Non vedi che stai ostentando?" Jeongguk lo colse giusto al suo puntiglio.

"Viziato infame." gli sorrideva. "Nessuno mi conosce in questo posto. Le persone sono in vacanza, e va in villeggiatura anche il pregiudizio."

"Mmhh... se lo dici tu."

Jeongguk per niente era convinto delle parole di Taehyung, ma se la sua volontà fosse stata quella di cambiare, allora avrebbe fatto pure il migliore sforzo per accoglierlo. "Dove mi porti, papi?"

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