XIX.

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Moderno è sinonimo di progresso; e progresso equivalente di scienza

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Moderno è sinonimo di progresso; e progresso equivalente di scienza. Là dove vi sia progresso, indubbiamente avviene il cambiamento delle scienze. Ed in una società in cui la medicina diventa razionale, anche la scienza entra nell'ordinario delle giornate. C'è una spiegazione scientifica per qualsiasi cosa, anche per la più sciocca; talvolta, pretende di spiegare lo stato emozionale dell'individuo - quell'esperienza, impossibile da provare a parole, ma solo tramite l'incontro.

Abituati alla spiegazione scientifica e logica, il razionale tende a patologizzare, per volontà di spiegazione, e là dove ci sia qualcosa di inusuale, strano, immediatamente diviene patologico. Che siano sindromi, semplici mal d'amori, vi è una spiegazione logica per tutto.

Ed allora la domanda da farsi non è più il perché delle cose, ma quale sia - ammesso esista - il confine fra normale ed anormale. Per questo incomprensibile motivo, Taehyung vi si poneva al centro.

Stava sul marciapiede ad attendere Jeongguk; a crogiolarsi nervoso, pestandosi i piedi, puntandoli a terra e rigirandosi fra loro le mani. Sudavano per l'afa della spiaggia, ed indubbiamente appiccicose per il salmastro marino. Taehyung era in attesa della sua prova, di Jeongguk.

Aveva perso. Una partita giocata in partenza con la speranza di arrivare ad un traguardo impossibile, ma immaginabile. Man mano che si avvicinava alla fine, l'obiettivo della vittoria sfuocava sempre di più, e vedeva allontanarsi la luce della speranza, sempre più flebile, sempre più sbiadita. Quel traguardo, in principio immaginabile, man mano diveniva impossibile.

Nessun cambiamento, piuttosto la sola e diretta presa di coscienza del reale. Si diceva di non esser pessimista, anche se i suoi pensieri cinici lo contraddicevano; Taehyung mirava ad esser realista e con Jeongguk aveva solo sognato più del necessario.

Un rombo potente lo fece voltare. "Papi!" Jeongguk lasciò cadere il casco a terra, non si curò del tonfo. A lui importava solamente raggiungere Taehyung. "Papi!"

Ma era stato bene, nella migliore delle forme. E se avesse deciso di cessare d'intossicarsi con tutti quei veleni del suo strizzacervelli, il merito era solo di Jeongguk. Quanta forza d'animo in un solo esile corpo, per Taehyung.

"Sono venuto appena ho ricevuto il messaggio-"

Jeongguk gli si gettò al collo, con le braccia a cingerlo stretto. Ma lui rimase immobile.

Si lasciò abbracciare, toccare, perché quella sarebbe stata l'ultima volta in cui poteva aver contatto con lui. Poco dopo, reagì. Solo a sfiorargli i fianchi.

"Papi, che succede?" Jeongguk se ne accorse. Impaurito, con ancora le braccia al suo collo, cercò di fissare il suo sguardo in quello di Taehyung. Ma egli non ebbe il coraggio di ricambiare; guardava in basso, per la paura d'affrontarlo. "C-che succede?"

"Gguk..." balbettò.

"Tete, cosa c'è?" Jeongguk prese a baciarlo. Frequenti e veloci, ma dolci, baci sulle guance del più grande. "Parlami, ti prego."

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