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"Lo so che mi vuoi."

Izuku lo voleva.

"Mi vuoi come io voglio te."

No, lo voleva molto di più.

Lo bramava a tal punto che ne era rimasto ossessionato.

Lo vedeva muoversi realmente in quello sprazzo tra il sogno e la realtà. Lo percepiva ai piedi del suo letto che si muoveva con la stessa fierezza che lo aveva così attirato in quel dipinto così tanto tempo addietro, sentiva le sue dita affusolate sfiorargli le caviglie nude che il pigiama di una taglia in meno non riusciva a coprire.

Percepiva come il materasso si affossasse sotto il suo peso e il calore che il suo corpo emanava.

Lo aveva sognato tutte le notti, ma solo da quando era entrato nella pubertà quei sogni si erano fatti più insistenti.

Da principio lo sognava come un principe che lo portava a cavallo, alla ricerca di avventure e creature malvagie da sconfiggere, poi i sogni si erano fatti strani.

Quando una sera, dopo aver salvato una principessa in difficoltà lo aveva visto lasciarla in groppa al suo cavallo per correre da lui e prenderlo tra le braccia, lì aveva capito che qualcosa stava cambiando.

E quando alla fine in un altro sogno si baciarono, la mente di Izuku comprese che ormai non vi era più niente da fare.

Si era innamorato del ragazzo del dipinto.

Ora, a distanza di molti anni, quei semplici baci si erano evoluti in qualcosa di molto più spinto che non riusciva più a controllare.

Anche in quel momento sentiva le sue mani scorrere sempre più su sulle sue gambe per stringere le sue cosce mentre gattonava verso di lui.

Izuku era inerme con il cuore che batteva a mille e il respiro affannoso.

Voleva veramente che quell'incredibile sensazione che quelle mani bollenti gli stessero trasmettendo fosse reale, ma alla mattina non lo avrebbe trovato al suo fianco.

"Mi vuoi quanto io voglio te." ripeté lui e Izuku non poté resistergli, protese le mani avanti per afferragli il volto.

«No, io ti voglio molto di più.» ansimò prima di far congiungere le loro bocche in un bacio pieno di passione e desiderio.

Lo trascinò con sé sdraiandosi sul letto, le mani di entrambi che esploravano il corpo dell'altro.

Non voleva svegliarsi.

Voleva continuare a sentirlo su di sé, voleva che quel sogno durasse per sempre, ma sentiva di starsi svegliando.

«Non lasciarmi. Ti prego.» fece in tempo a sussurrare e a vedere un accenno di sorriso sul volto del biondo, prima di aprire gli occhi e ritrovarsi nella sua camera al dormitorio.

Per un attimo la disperazione lo pervase. Per essere subito sostituita da quel familiare senso di solitudine e dolore.

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