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Era stato un risveglio orribile, con i boxer sporchi del suo seme e la sensazione di essere solo al mondo a tormentargli l'animo.

Quanto avrebbe voluto non svegliarsi mai più e vivere con quel ragazzo giorno dopo giorno, immerso tra le lenzuola, avvolto l'uno tra le braccia dell'altro, beandosi di quell'amore così totalizzante che non lo faceva più vivere tranquillo.

Non ne poteva più di tutto quello.

Ma come poteva fare?

Con movimenti meccanici si alzò dal letto e si andò a lavare via i residui del piacere che aveva solo sognato di ricevere.

Per un attimo si figurò le mani di quel ragazzo che di nuovo sfioravano il suo ventre con dolci carezze, ma dovette accantonare subito il pensiero per via della sveglia che aveva di nuovo preso a suonare con insistenza.

Da quando aveva cominciato a fare quella specie di sogni erotici, aveva imparato a suo spese che era meglio svegliarsi qualche minuto prima la mattina, in modo da coprire le tracce della sua vergognosa nottata.

Non sapeva cosa avrebbe dato pur di tornare a provare qualcosa di normale, magari per un vero ragazzo.

Con passi svogliati e una gran voglia di tornare a sdraiarsi a letto per tornare nel suo inferno personale, Izuku si vestì per poi dirigersi verso l'aula in cui si teneva il primo corse della mattinata.

I suoi compagni di scuola già ingombravano i corridoi che portavano al di fuori del dormitorio, vociavano e si muovevano in fretta, urtandolo occasionalmente lungo tutto il percorso.

Avrebbe tanto voluto avvicinare qualcuno di loro, magari parlare del più e del meno, ma di cosa poi?

I suoi unici interessi erano la pittura e tutto ciò che riguardava quel quadro maledetto che non lo voleva lasciare in pace. Lo avrebbero considerato strano, al limite dell'ossessivo, non poteva avere amici.

Il suo unico amico era quel ragazzo che neppure esisteva.

Arrivato all'aula di disegno prese posto nel solito angolo vicino alla finestra, lontano da tutti, ma comunque con un'ottima visuale per il soggetto odierno da ritrarre.

Anche quel giorno c'era una natura morta su un piccolo piedistallo.

La noia lo pervase mentre estraeva il materiale necessario per cominciare.

Voleva di più dalla sua vita, voleva di più da quello che lo circondava, voleva vivere veramente e non solo a metà, ma nulla lo soddisfaceva, nulla lo faceva stare bene.

La classe si riempì con pigrizia, rimanendo comunque per metà vuota quando il sensei di quella lezione entrò con la faccia assonnata e un bicchiere gigante pieno di caffè.

«Non serve che vi ripeta quello che dovete fare.» sentenziò l'uomo sedendosi alla cattedra e dando un grosso sorso alla sua tazza, «Cominciate.»

La mano di Izuku si mosse veloce sul foglio attaccato al cavalletto, cominciando a tracciare veloci le forme della mela al centro della composizione, seguita dall'uova e da quei fiori che trovava così fastidiosi da fare che molte volte aveva perso interesse nel disegno.

E anche quella volta come a tutte le lezioni in cui era libero di fare un po' quel che voleva, il disegno cambiò, prendendo le forme di un volto e di un paio di occhi che lo fissavano annoiati, di cui il ragazzo ne era certo, se fossero stati colorati dalla sua mano, li avrebbe fatti rossi, dello stesso colore di quei rubini che aveva comprato dando fondo a tutti i suoi risparmi.

Angolo Ice:

Un ringraziamento speciale a _t_touya_ per la traduzione della canzone ad inizio capitolo.

Alla prossima.

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