Epilogo

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«Non è possibile.» sussurrò Izuku allontanandosi di un passo da quella statua, «Non è vero.»

Qualcosa in quel lavoro fatto con così tanta fretta, ma così accurato da non sembrare neanche fatto da lui, in quella statua c'era qualcosa che pareva viva.

Il panico cominciò a strisciare sotto la sua pelle, diramandosi nelle sue vene come ghiaccio che gli congelò ogni movimento, mentre gli occhi della sua ossessione si socchiudevano per un sorriso nato su quelle labbra sottili.

Voleva scappare, correre via da lui e magari anche da quell'orribile sensazione che si stava impossessando di lui.

«Basta...» gridò stringendo i pugni lungo i fianchi sentendoli rigidi, «Tu non sei reale...tu non esisti.»»

"Io sono reale come te e come lo è il tuo amore per me."

Una voce risuono come amplificata in quella stanza messa a soqquadro dal verdino, una voce che conosceva, che lo aveva accompagnato nei suoi sogni fin da quando era piccolo.

La voce che associava al ragazzo nel dipinto.

La voce della sua ossessione e proveniva dalla statua che stava perdendo il classico colore rossiccio per mutare in un rosa tenue, quello stesso colore che aveva così tanto faticato a creare da piccolo, il colore della sua pelle.

«Non è possibile.» sussurrò sentendo il respiro inframmezzarsi nella sua gola, il panico sempre più forte e quel freddo che non lo lasciava più.

"Invece è possibile." rispose sorridendo.

Ad ogni respiro mancato da parte di Izuku sembrava che la statua prendesse vita, diventando meno rigida e più morbida alla vista, perdendo quello che la faceva sembrare finta per diventare un vero ragazzo in carne e ossa.

"Ti ho aspettato così a lungo amore mio" disse la statua muovendo finalmente oltre alla bocca, anche il petto in un respiro profondo, "Ti ho aspettato così a lungo che pensavo non saresti più impazzito per me."

«Perché dici questo? Chi sei veramente? Perché mi chiami amore? Io ti odio.» rispose tra le lacrime il verdino che non riusciva più a staccare gli occhi dal cuore che l'altro aveva in mano e che aveva preso a pulsare vivo nella mano del biondo colando scie di sangue lungo le sue maniche finemente rifinite.

Senza accorgersene Izuku aveva ritratto il ragazzo del dipinto con gli stessi abiti che gli aveva visto addosso. All'inizio credeva di averlo scolpito come se lo figurasse nei giorni moderni, ma sono in quel momento vide la giacca nobiliare chiusa fino a sotto il mento, la fascia che lo circondava dalla spalla destra fino al fianco sinistro, le medaglie appuntate al petto e la cintura legata in vita dove il fodero vuoto del pugnale gli ricordava cosa stringesse in quella mano che aveva abbassato, nascondendo il suo contenuto alla vista.

«Non ti puoi essere dimenticato di me mio amore, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, non dopo il nostro amore così folle che ti ha fatto uccidere quello che amavo di più in assoluto.» ansimò facendosi avanti di un paio di passi.

Il verdino provò a farne altrettanti indietro, ma le gambe erano rigide e non volevano saperne di muoversi, come se fossero ancorate al pavimento.

Diede una rapida occhiata per assicurarsi che non fosse così e quello che vide lo fece gridare.

Sia le sue gambe che le braccia, avevano assunto lo stesso colore della creta che prima aveva usato per scolpire quello stesso ragazzo che gli si stava avvicinando con un sorriso malvagio dipinto in volto.

«Ti sei ucciso senza il mio consenso pur di donarmi il tuo cuore.» disse allungando la mano dove quel muscolo batteva furiose come Izuku pensasse che stesse facendo anche il suo nel petto, «E io ho dovuto fare tutto questo per poter stare di nuovo con te. Ti ho maledetto affinché tu mi amassi per sempre, in fondo te lo meriti per quello che mi hai fatto.»

Era arrivato a pochi centimetri dal suo volto alitandogli addosso con il suo fiato caldo che sapeva di colori ad olio e diluente.

«Ma io non ti ho mai fatto nulla, tu sei solo un dipinto che mi è piaciuto troppo.» rispose il verdino che voleva tanto distogliere lo sguardo da quei rubini così magnetici.

«Non ti sei mai chiesto perché ti sia piaciuto? Ti sei mai domandato del perché non potessi fare a meno di pensare a me?» chiese con tono di scherno, «Anche la prima volta che ci siamo visti ti sei ossessivamente legato a me come in questa vita.»

Izuku non riusciva a credere alle sue orecchie, ogni parola che il biondo diceva scatenava nella sua mente visioni di una realtà lontana che non aveva mai visto, ma che ricordava, come un ricordo perduto nei recessi della mente.

«Non è vero...io non ti conos...» stava per finire la frase quando un'immagine di sé stesso nudo che si muoveva frenetico sul bacino nudo di quello stesso ragazzo che lo fissava compiaciuto, non gli fece capire che forse non era tutta una follia quello che l'altro stava dicendo.

«Sì, mio amore. Ricorda come ci siamo amati. Ricorda qualunque cosa.» ansimò stringendo la presa sul cuore che stava rallentando il battito.

«Perché mi hai fatto questo mio re.» sussurrò ormai privo di qualunque forma di resistenza.

«Perché ti amo.» e nel dirlo fece un passo indietro per mostrare il pugnale celato fino a quel momento «E voglio tornare a vivere con te.»

Izuku singhiozzò nonostante le lacrime avessero smesso di scorrere sulle sue guance di creta.

«Katsuki...» sussurrò mentre il pugnale perforava il suo busto morbido e incidendo per aprire una sorta di apertura in quel materiale duttile.

«Ti ho riportato il cuore, così potremmo amarci di nuovo fino alla fine dei nostri giorni.» e vi posò il cuore che ormai calmo batteva regolare colando ancora sangue ad ogni battito.


Aizawa sensei si era svegliato presto quella mattina.

Il suo alunno migliore avrebbe iniziato la sua prima scultura quel giorno ed era emozionato all'idea di assistere.

Sapeva che sarebbe stato magnifico, in tutto ciò che faceva era eccellente.

Nella sua lunga carriera di insegnante non aveva mai avuto nessuno di così talentuoso da richiamare la sua attenzione e ora lo aveva nella sua classe.

Arrivò davanti l'edificio adibito ai corsi di scultura trovando la porta spalancata.

In un primo momento non si stupì, raramente le classi venivano chiuse a chiave, soprattutto dei corsi artistici, così da permettere agli studenti di accedervi quando l'estro li chiamava, ma una volta varcata la porta lo stupore lo travolse.

La statua del suo studente dai capelli verdi svettava al centro della sala, il petto aperto e al suo centro un cuore di creta, accanto a lui un altra statua raffigurante il ragazzo che il suo studente era solito ritrarre che gli baciava una mano mentre impugnava un pugnale nascosto dietro la schiena.

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