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Non aveva proprio voglia di fare il corso avanzato, sapeva che durava il doppio delle ore di quello base e che era richiesto ad ogni trimestre un’opera che rispecchiasse l’autore.

Non voleva mettere a nudo se stesso, non voleva che gli altri vedessero la sua ossessione per il soggetto di quel dipinto.

Aveva provato a rifiutare l’offerta andando a parlare con il rettore dell’accademia, ma il preside Nezu dopo aver lodato le sue spettacolari doti, non lo aveva neanche fatto parlare, consegnandogli il plico con i nuovi orari e il necessario per le lezioni.

E fu così che si ritrovò il lunedì successivo, con la sua ventiquattrore in spalla e un blocco di disegni in mano, ad entrare in quella stanza dove vi erano solo cinque ragazzi che lo fissarono con sguardi supponenti.

In effetti Izuku pensava di essere fuori posto e quel branco di snob glielo avevano confermato.

Solitamente solo i figli di altri artisti rinomati frequentavano quel corso, nessun altro era mai stato ammesso, eccetto lui.

Con lo sguardo annoiato e un sospiro di rassegnazione si diresse nell’unico posto vuoto in un angolo, lontano dagli altri per poi posare il suo materiale affianco a sé.

«Come mai adesso abbiamo una nullità tra di noi?» chiese un ragazzo dai capelli biondi con un tono non propriamente basso, così che il verdino lo potesse sentire.

«Come sei maleducate Neito, dopotutto questo è un corso che tutti con un po’ di talento possono frequentare. Anche tu ne fai parte o sbaglio?» lo rimbeccò una ragazza dai lunghi capelli neri raccolti in una coda alta.

Izuku ignorò il battibecco che ne seguì aprendo il suo blocco di disegno e appoggiandolo al cavalletto che aveva davanti.

Aveva bisogno di liberare la mente, ma da quanto Aizawa sensei lo aveva avvertito di quel trasferimento, la sua mente si era fatta ancora più caotica con il soggetto delle sue ossessioni più presente che mai, pronto a torturarlo.

Si era ritrovato ad ansimare durante una delle sue ultime lezioni mentre tracciava la linea dura delle labbra di quel dannato ragazzo, per poi dover scappare via dalla classe prima che qualcuno si accorgesse dell’enorme erezione che svettava nei suoi pantaloni.

Era senza controllo e sospettava che quelle lezioni lo avrebbero portato direttamente alla pazzia.


«Lo voglio come mio pittore di corte personale.» disse una sera il principe Katsuki a suo padre il re, aveva ormai compiuto diciassette anni e il prossimo anno sarebbe stato riconosciuto ufficialmente come futuro re di quel regno.

Per quell’occasione voleva un ritratto da mostrare a tutti esponendolo nella galleria dei ritratti della sua famiglia e voleva che a farlo fosse lui.

Voleva che fosse il pittore Izuku Midorya.

Dopo che si furono incontrati come ringraziamento per il dono fatto al suo decimo compleanno, il principe e il giovane apprendista, presero a vedersi almeno una volta al mese, ovviamente sotto ordine del biondo che voleva a tutti i costi che il giovane pittore lo ritraesse, anche se durante le interminabili ore dove posava per lui, la sua espressione era sempre annoiata e distante, come persa in un qualche pensiero.

«Sei sicuro di volere lui? È molto giovane e non è molto conosciuto, potremmo trovarti un altro pittore, anche più bravo...» provò a dire suo padre, ma una mano del principe di schiantò con forza sulla vecchia scrivania dietro cui il re si era seduto.

«Io voglio lui. Nessuno è in grado di ritrarmi come sono come fa lui. Non accetto repliche.» e lasciò il padre per tornarsene nelle sue stanze.

Come per il pittore lui fosse l’unico che avesse mai ritratto, per Katsuki, il verdino era l’unica persona che aveva un posto fisso nei suoi pensieri.

Quando non c’era sentiva la sua mancanza, ma quando era con lui non riusciva a comportarsi con la dignità che il suo rango richiedevano.

Katsuki era diventato a sua volta ossessionato da quel ragazzo.

Artist's obsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora