Hector

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Momento: Capitolo 31 della storia di Hector, quando hai un litigio focoso col tuo attendente/moroso (onestamente, non lo so manco io) perché tuo fratello ha deciso di farti un rickroll mentre stava sputando sangue

Non è stupido. Impulsivo? Sì. Incolto? D'accordo. Cocciuto? È vero. Uno spirito bellico ma per nulla capace di formulare strategie? Lo ammette.

Ma non è uno stupido e lo fa imbestialire che tutti quanti al castello pensano anche soltanto di poterlo fregare mentendo così spudoratamente.

E lui è qui per correggere questa situazione.

Entra nella sala del trono e Oswin è lì, proprio come sospettava.

«Oswin.»lo richiama, la rabbia già filtra attraverso i denti e rischia di esplodere, ma vuole ancora aspettare prima di lasciarla libera di sfogarsi.

«Sono qui, Lord Hector.» risponde, impassibile come sempre, inchinando il busto.

Forse non ha percepito la sua ira, o forse se n'è accorto e non lo vuole dare a vedere.

Fatto sta che le sue successive parole sono il più possibile lontane da quello che interessa ad Hector: «Non saremo in grado di contattare Fargus per salpare verso Valor fino a dopodomani. Le guardie si stanno dando il cambio per proteggere il castello. Lord Hector, per favore, per questa notte andate a riposarvi.»

Con un certo gusto, il nobile di Ositia lascia finalmente eruttare tutta la rabbia che ribolliva: «Io dovrei andare a riposarmi?! Non azzardarti a dire che devo dormire quando Ositia ha bisogno di ME! Tu devi dirmi qualcosa... o sbaglio, forse?»

Sperava di ottenere un qualche genere di reazione, ma Oswin indossa ancora quell'odiosa e insopportabile maschera di calma e decoro: «Non mi viene in mente nulla, milord.»

«Piantala con questa messinscena! È palese che voi tutti mi state evitando! E io so... io so BENISSIMO cosa mi state nascondendo!» gli urla in faccia, a un passo da mollargli una centra in faccia e cavargli la verità a forza.

«Mio signore, dovete calmarvi.» cerca di rabbonirlo l'attendente, ma Hector ne ha abbastanza di essere preso per un idiota: «Dillo! Te lo ordino! DIMMI CHE COSA È SUCCESSO!»

Nessuna risposta, questa volta: Oswin rimane in silenzio, evitando a tutti i costi i suoi occhi inquisitori.

Cretino. Vuole così tanto la guerra? Benissimo!

Con una forza finora inutilizzata, lo afferra per le braccia e gli sbatte la schiena sul muro: «Se non mi rispondi seduta stante, giuro che ti sgozzo, canaglia!»

Ciò riesce a riportare l'attenzione del suo attendente su di lui e i loro occhi reggono il confronto per quella che pare un'eternità.

Finalmente, Oswin risponde, col fiato corto ma in maniera adamantina: «Fate quel che dovete.»

Le grinfie di Hector si stringono ancora un po' sulle braccia, ma poi lentamente, si allentano.

Gli è chiaro, adesso: sta mantenendo un voto di silenzio in onore di suo fratello. Sa perfettamente quanto Oswin tenga a mantenere le promesse, però lui era sempre stato il suo punto debole: a furia di insistere, insistere e insistere, gli cavava sempre la verità di bocca.

Ma se oggi non vuole parlare... allora è grave. Allora suo fratello...

Le braccia di Hector gli riscivolano lungo i fianchi: «Dunque, mio fratello... non c'è più. Giusto?»

Non lo fa sentire per nulla meglio. Chiunque abbia mai detto che dire ad alta voce le proprie paure è liberatorio è un bugiardo infame e imbecille.

Lo fa soltanto star peggio, perché quelle parole l'hanno resa reale, definitiva, irreversibile.

E vorresti solo affogare | Fire Emblem AnthologyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora