Leif

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Momento: Capitolo 19, post sentiero lunare, quando seguire i consigli di una principessa incazzosa ti porta
solo ad avere un esercito sterminato per metà

«L’armata… l’armata imperiale ha contrattaccato… c’è stato un massacro…»

E in un attimo, il mondo di Leif si frantuma in mille pezzi, il terreno sotto i suoi piedi trema e sembra volersi aprire, volerlo trascinare negli inferi bui.

«Che… cosa?! D-d-dov’è Dryas?!» urla subito in risposta, perché non è così che doveva andare, non così,
non così!

Ma in fondo, quelle parole non provano nulla, no? Certo, adesso non lo vede vicino a questo soldato, egli gli sta dicendo che le forze imperiali hanno fatto strage delle sue forze, ma ciò non significa che non sia a
qualche metro di distanza, magari vicino a un albero per applicare un unguento! Non significa che…

«Il duca Dryas si è… - riprende a parlare il nunzio, ma le parole vengono a scoppi, soffocate dalle lacrime – per permettere ad alcuni di noi di scappare si è… si è scagliato al galoppo contro l’ala nemica. Mi dispiace, lui non è più…»

In un altro, straziante istante, quel filo a cui Leif aveva appeso tutte le sue speranze si spezza, lasciandolo
precipitare per miglia e miglia nella voragine infernale dei suoi errori.

Indietreggia, tutto un tremolio come una foglia che il vento minaccia di staccare dall’albero: «Dryas è… è…»

Il sopravvissuto piega in busto in segno di vergogna e, mentre i rivoli di lacrime gli scavano le guance come i fiumi fanno nei canyon, si avvicina col capo piegato, come a richiedere una decapitazione per il proprio fallimento: «Non siamo stati capaci di far nulla… perdonateci!»

E tutto a un tratto, Leif è di nuovo nella Leonster in preda alle fiamme, è di nuovo un poppante nelle braccia di Finn, è di nuovo inerme e impotente e INUTILE!

«È… è assurdo, non è possibile…»

E stupido, soprattutto stupido.

Dietro di lui, gli alleati che lo hanno accompagnato per tutto questo viaggio incassano a loro volta il colpo del fallimento. Nelle pupille di Finn vede una scintilla di rabbia seppellita tra le ceneri, mentre attorciglia le dita sul manico della lancia donatagli dal suo signore, il padre defunto di Leif, con una forza tale da poterla spezzare. Nanna è terrorizzata, si sta coprendo la bocca dall’orrore e si appoggia a Mareeta, che cerca di dissimulare la propria paura, ma è palese che sta tremando, visto che il fodero della sua spada ondeggia irrequieto. Miranda…

No, non può guardare negli occhi Miranda, non dovrebbe nemmeno azzardarsi. L’aveva promesso, aveva giurato che avrebbe liberato la di lei patria dalle grinfie di Grannvale; glielo doveva dopo tutte le sofferenze che ha causato a lei e al padre per avergli offerto asilo tanti anni fa. E invece lui ha fallito.

«Principe Leif, non possiamo sprecare neanche un istante. Dobbiamo ritirare immediatamente le nostre truppe, se non vogliamo che anche il resto dell’esercito sia sterminato.»

Ma ancora meno può guardare in faccia August. Lui e Dryas gli avevano detto, gli avevano ripetuto e ripetuto che era una follia attaccare adesso a pieno viso i nemici. E lui non aveva dato loro ascolto.

«No, no… non è possibile…» squittisce Leif, testa tra le mani e scossa di continuo come se ipnotizzata, mentre le sue ginocchia cedono e lui cade a terra.

Perché? Perché non ha dato loro retta? Era tracotanza? Eccessiva fiducia nelle sue inesistenti capacità? I sensi di colpa? No, non importa il perché, tanto l’esito rimane sempre uno: il fallimento. Ma come si può aspettare da sé stesso? È uno stupido, un imbecille, miope, cieco, interessato solo a liberarsi di tutti i sensi di colpa, a chi importava degli altri? Ovvio che non è pronto a liberare niente se non riesce nemmeno a tenere in vita le persone a cui tiene solo per star bene con sé stesso!

E vorresti solo affogare | Fire Emblem AnthologyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora