CAPITOLO VI: Nancy e il suo "amico"

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Arco di tempo capitolo: lunedì sera - martedì mattina.

"Non ci credo che non è successo niente" feci stizzita. Nancy mi stava mentendo e io dovevo scoprire la verità su quello che era accaduto tra lei e Bill.

"Niente di particolare almeno..." mi rispose in modo timido. Si stava guardando i piedi con aria imbarazzata, stava per sputare il rospo, la conoscevo troppo bene per non saperlo.
"Menomale che doveva essere una serata lunghissima! Tra poco dirai che è solo un amico, vero?" mimai con due dita il simbolo delle virgolette quando pronunciai la parola amico.
Era quello che serviva in quella situazione: la frase perfetta al momento giusto.

"E va bene! Ti racconto tutto! Ogni minimo dettaglio! Come hai chiesto! Ma non lamentarti se poi è troppo!" gesticolò con le mani, ma questo mi fece soltanto ridere e non arrabbiare. "Abbiamo fatto una passeggiata e lui mi ha parlato del suo ruolo di stratega. Pensavo che fosse facile, o almeno più facile rispetto a come me lo ha raccontato lui.
Ci sono un sacco di dati, interviste ed elementi da considerare prima di mandare i cacciatori a combattere."

Ero felice. Bastava farle pensare che si sarebbe pentita se non mi avesse detto niente e il gioco era fatto!

"Ah sì, volevo essere una stratega prima, ma gli occhi mi si incrociavano mentre guardavo tutti quei fogli." risposi.

A scuola, al compimento dei quattordici anni, potevi decidere se diventare uno stratega o un cacciatore. Io e Nancy avevamo optato per la seconda alternativa. La mia amica non sapeva nemmeno cosa fosse un piano d'attacco. Io, invece, amavo di più l'azione, la battaglia, la vittoria. Qualcosa di concreto, ciò che potevo percepire con i miei sensi. Ma non ero male nella strategia, però ero poco paziente. Mi sarei stancata in fretta.

"Non provare a cambiare argomento, continua." dissi facendo la finta arrabbiata.
"La passeggiata è stata bella, qualche complimento lì, qualche complimento là... Qualche ricordo di quasi-sgozzamenti sugli alberi..." fece finta di tossire e io risi. Bill le aveva raccontato quando gli avevo puntato un bastoncino affilato alla gola pensando fosse il mostro.

Bei tempi.

"Dopo siamo andati a cenare e ti abbiamo visto. Eri in coda al bancone e avevi un'aria un po'...turbata... per non dire altro."
Ci rimurginai un attimo, ma no, non ero arrabbiata in quel momento. Probabilmente stavo solo pensando, ero sempre così quando lo facevo. Abbastanza imbarazzante.

Continuammo a parlare fino a mezzanotte. Le sue risatine erano aumentate e aveva ammesso più volte che il suo "niente" non lo era affatto.

Spensi le luci e le lanciai una mia ciabatta perchè continuavo a sentire dei risolini provenire dal suo letto. Poi ci addormentammo sul serio.

Mi alzai alle sei per colpa dell'orribile sveglia di Nancy. Avevamo lezione alle otto! Mica tra dieci minuti!
Imprecai sottovoce ricevendo solamente la mia ciabatta indietro (almeno l'avevo riavuta).
Mi alzai controvoglia con un'aria da cadavere. Mi preparai e sconfissi la voglia di buttarmi di nuovo sul letto solo grazie al pensiero di voler fare tiro con l'arco e delle ciabatte di Nancy (no, non sue, mie).

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Ciao,
oggi niente di particolare. Ho seguito una richiesta, volevate sapere cosa era successo con Bill?
Non sono entrata nei particolari, non mi piace raccontare con i discorsi diretti... Però ho sfruttato questo capitolo per fare una digressione sui ruoli di cacciatore e stratega e in generale per descrivere meglio le due ragazze.
Ho scritto poco solo per colpa della scuola (solo 50 pagine di storia da studiare :/ ).
Niente, fatemi sapere se vi è piaciuto!
Greta.

La ragazza mortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora