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Corro con le valige in mano verso la nuova vita che mi aspetta.
Poco più di un mese fa ho ottenuto la lettera di accettazione alla "The Multicultural University of England", l'università più prestigiosa dell'intero paese che ospita ragazzi e ragazze di ogni nazionalità, dagli inglesi ai cinesi. È una grande cosa considerando che di questi tempi sono tutti estremamente razzisti.

Varco l'enorme portone e mi fermo ad osservare la maestosa università.
Tutto sui toni del marrone, a sottolineare l'antichità del luogo, al centro una grande scalinata stile Titanic, ma con meno decorazioni e si vedevano una miriade di studenti e studentesse andare in giro.
Sposto lo sguardo verso l'enorme bancone in ebano e pino.
Mi avvicino per chiedere informazioni.
"Buongiorno"
"Buongiorno, cosa desidera?"
"Sono nuovo, vorrei avere informazioni sulla mia stanza"
"Certo, mi dica il suo numero di matricola"
"M3345"
Dopo un breve momento di silenzio la signora mi dice dove si trova la stanza.
"Ok, eccola, la sua stanza è la 204 al secondo piano. Ecco la chiave"
"Grazie, buona giornata"

Inizio a fare le scale con tutte le mie valige, quando un ragazzo mi ferma.
"Ehi ehi, cosa staresti facendo?"
"Sto... Salendo le scale per andare alla mia stanza, non è un po' ovvio?"
"C'ero arrivato, ma perché prendi le scale? C'è un ascensore"
"Ah"
"Vieni"
Il ragazzo mi porta all'ascensore, accanto alle scale.
"Che piano?"
"Secondo"
Preme il pulsante e le porte dell'ascensore si chiudono.
"Io comunque sono Zayn, Zayn Malik"
"Piacere di conoscerti, io sono Louis, Louis Tomlinson"
"Sei francese?"
"No, inglese"
"Il tuo nome è francese e siamo in un'università multiculturale, potrebbero scambiarti per francese"
Ridacchio.
"Sarebbe il male minore"
Zayn ride.

"Beh, sei arrivato, è stato un piacere"
"Grazie mille, ci rivedremo?"
"Ovvio"
Il ragazzo preme un pulsante e sparisce.
Ci metto un po' a trovare la mia stanza, ma alla fine, dopo aver percorso un intero corridoio, la trovo.
Inserisco la chiave all'interno della serratura, apro la porta e...
Davanti a me c'è un ragazzo seduto sulla poltrona mentre scrive su un quaderno rilegato in cuoio.
Ha dei lunghi capelli ricci, è molto più corpulento e grande di me, si vede anche se è seduto; si rende conto della mia presenza e alza lo sguardo. Ora degli occhi verdi mi osservano inquisitori.
"Ciao...?"
"Emh... Ciao"
"Deduco che tu sia il mio compagno di stanza"
"Beh, sì"
A quel punto si alza e lo vedo in tutta la sua figura. È alto, molto alto, muscoloso. Allunga la mano.
"Harry Styles"
Gliela stringo.
"Louis Tomlinson"
Abbasso lo sguardo sulle nostre mani, è pieno di anelli.
"Ora scusami, ma prima del tuo arrivo ero occupato quindi, mentre tu ti sistemi, continuo a fare quello che stavo facendo"
"Ok..."
Inizio a sistemare la mia roba nei posti rimasti liberi.
Questo Harry è davvero bello, ma pare scontroso: forse è perché non mi conosce.
Ogni tanto mi giro e lo vedo sempre e costantemente scrivere su quel quaderno rilegato in cuoio.
"Emh... Tu di che anno sei?"
Alza lo sguardo, già spazientito dalla mia presenza.
"Primo"
Rimango scioccato. Sembra molto più grande di me, di almeno due o tre anni e invece è più piccolo.
"Quindi... Quanti anni hai?"
Lo sento sbuffare.
"Ne ho 20, ora hai finito di farmi l'interrogatorio?"
Borbotto un "che cortese" pensando che non mi possa sentire, ma invece...
"Non sono scortese, solo che sono impegnato e se permetti non ti conosco, magari quando e se diventeremo migliori amici sarò una persona più gentile, ma fino ad allora ti tocca arrangiarti"
C'era veleno in quelle parole, veleno rivolto a se stesso, veleno rivolto alla sua incapacità di essere gentile con me.
"Scusa, non volevo disturbarti... Volevo solo conoscerti un po', a quanto pare dovremo stare qui per 5 anni"
Alza lo sguardo.
"Anche tu al primo anno?"
"Sì, ma ho 22 anni"
Annuisce e torna a scrivere sul quaderno.

Mi siedo sulla sedia della mia scrivania e armeggio con il telefono fisso della stanza.
"Cazzo questo coso è impossibile da usare"
"Non hai un telefono fisso in casa?"
"Certo che l'ho, ma non ha la rotella"
"Oh capisco, hai quello con i tasti normali"
"Sì"
"Dai, dimmi il numero che te lo compongo"
Gli dico il numero del telefono di casa mia e aspetto che qualcuno risponda.
Dopo qualche secondo sento una voce femminile lievemente metallica dall'altro lato.

Parlo con mia madre per un po', ma poi chiudo la telefonata per non esagerare con i minuti.
Mi guardo attorno e vedo un giradischi.
"Giradischi!"
Per l'ennesima volta Harry alza lo sguardo dal suo quaderno.
"Sembri un bambino"
"Grazie eh"
Ride e torna a scrivere sul quaderno.
Dopo un po', mentre ero immerso nei miei pensieri, sento Harry parlare.
"Tomlinson, scusa per prima. Sei simpatico, ma sono io un po' acido"
"Tu sei più simpatico di molte altre persone, oggi ho incontrato solo te e un altro ragazzo"
"Chi?"
"Un certo Zayn Malik"
"Wow, hai incontrato il pakistano più popolare dell'intera Multicultural"
"Cosa? Perché?"
"Perché è l'unico che risponde ad ogni tipo di insulto razzista"
"Quindi anche alla Multicultural ci sono razzisti, è divertente detta così"
"Beh Tomlinson ricordati che siamo pur sempre nel 1989"
"Touché"
"Come fai a sapere così tante cose se sei anche tu del primo anno?"
"Perché sono qui da molto prima di te e ho scoperto tutto di questo posto"
Si china e batte una mano sul pavimento.
Rido e poco dopo vengo seguito da lui.
Parliamo un altro po' e alla fine finiamo per parlare di alcuni ragazzi della Multicultural.
"C'è un mezzo irlandese, se non sbaglio si chiama Edward che è amico di un irlandese,  Niall, un ragazzo biondo tinto che è troppo sensibile e non supporta le battute che fanno sul suo essere irlandese. Ci sono anche voci su un tizio gay, un certo Thomas, ma nulla è certo, anche se credo che sia andato via a causa delle voci e degli insulti. Teoricamente è al quinto anno"
"Insulti?"
"Li sai meglio di me"
Ridacchio amaramente.
"Sì, li so decisamente"
Dopo un momento di silenzio Harry torna a parlare.
"Louis, questo posto è chiamato Multicultural, ma di multiculturale c'è ben poco. Sì, vedi le ragazze con il velo, le ragazze asiatiche, i ragazzi indiani e tutta quella roba, ma proprio per questo questa università è una delle più razziste, ma è ancora piena perché è l'unica che per ora accetta tutte queste etnie ed è l'unica che permette un minimo di futuro. Questo è un sogno, ma è anche un cazzo di inferno"
Vedo i suoi occhi incupirsi lievemente.
Guarda l'orologio.
"È ora di cena, andiamo"
Ci cambiamo e poi andiamo alla mensa.
Di essere un sogno è sicuramente un sogno, di essere un inferno... Beh, lo scoprirò.

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