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È passata una settimana.
Una settimana in cui ci siamo evitati e in cui io ho solo sofferto.
Devo ringraziare Zayn per essere diventato il mio psicologo personale e per avermi ospitato quelle sere in cui Matthew dormiva con la sua ragazza.
Gli ho parlato più volte di come volessi tornare a casa per allontanarmi da quell'ambiente, ma che non sapessi come fare.
"Potresti dire che non stai bene, dopotutto hai avuto la febbre alta e sei praticamente andato in ipotermia"
Aveva ragione.
Ecco perché quel pomeriggio vado in segreteria per farmi dare un permesso di una settimana per tornare a casa e, nonostante il pochissimo preavviso, la mattina dopo mia madre è davanti alla Multicultural pronta a portarmi a casa.

"Louis tesoro, cosa è successo?"
"Non stavo bene"
"Sei tornato a casa per questo?"
"Sì"
"Solo per questo?"
Non posso dirglielo.
"Sì"
Il viaggio di ritorno è silenzioso. Non ho voglia di parlare con nessuno.
Alla Multicultural non ho detto a nessuno che non fosse Zayn che me ne stessi andando, infondo anche Harry sparisce per giorni senza darmi alcuna spiegazione.
Arriviamo a Doncaster, ma mia madre non si ferma a casa nostra, ma ad una Bakery, la mia preferita.
"Cosa...?"
"Sei triste, lo vedo, sono tua madre. Quindi ora ci prendiamo tutti i tuoi dolci preferiti"
Non protesto, entriamo nel negozio e subito mi sovrasta un profumo di pane e dolciumi.
Sorrido leggermente; quel posto è la riserva di moltissimi ricordi.
Ci sediamo e ordino una torta al cioccolato, un donut e un caffè latte.
"Grazie mamma"
"Prego amore"
Mangiamo e provo in ogni modo a ridere e scherzare, ma non riesco e mia madre lo nota sconsolata.
"Dai torniamo, ti aspettano le tue sorelle"
Sforzo un sorriso e torniamo in macchina.

"Fratello!"
"Ehi"
Tutte quante mi corrono incontro facendomi cadere e finalmente rido.
"Lou ci sei mancato"
Saluto tutti poi vado nella mia stanza a sistemare le cose che mi sono portato.
Mi stendo a stella sul letto e fisso il soffitto rimuginando su una serie di cose quando qualcuno entra.
"Lou"
"Dimmi"
"Che succede?"
"Perché me lo chiedi?"
"Sono tua sorella, lo capisco"
"Fizzy non è... successo niente"
"Non ti credo"
Sbuffo.
"Ok, ti ricordi il mio compagno di stanza?"
"Sì"
"Al mio compleanno mi ha baciato"
Vedo un sorriso nascere sulle labbra di mia sorella, ma la blocco subito.
"È scappato, la mattina dopo non c'era e la sera l'ho visto con la sua presunta ragazza, sono andato in giardino e mi sono addormentato lì, Harry mi ha trovato e mi ha portato in infermeria piangente e quando poi sono ritornato nella nostra stanza dopo essermi ripreso lui ha detto che era meglio dimenticare tutto, che mi ha baciato perché era ubriaco, abbiamo litigato, ci siamo ignorati per una settimana e sono tornato perché avevo bisogno di andare via da quel posto"
"Oh Lou..."
Mi abbraccia e le lacrime iniziano a scorrere lungo le mie guance.
"Tranquillo"
Rimaniamo in silenzio, poi lei va via e rimango solo.

"Louis muoviti!"
"Sì scendo!"
É l'ultimo dell'anno e la mia famiglia si sta preparando a festeggiare.
Abbiamo imbandito il grande tavolo di ogni sorta di leccornia e siamo tutti emozionati e felici per la fine di un decennio e l'inizio dell'ultimo decennio del secolo, il 1990.
Accendiamo la TV in uno dei soliti programmi che fanno a capodanno e ci sediamo a tavola iniziando a mangiare.
"Lou, com'è l'università?"
"Oh, la Multicultural? È fantastica"
"Non ti penti?"
"No"
"Sono contenta"
Sorrido e continuo a mangiare.
Finiamo dopo circa un'ora e c'è chi si siede sul divano e chi invece balla con la musica proveniente dalla radio.
"Charlotte Tomlinson, vuole concedermi questo ballo?"
"Certo Louis Tomlinson, glielo concedo"
Sorrido e la porto al centro della stanza dove la faccio roteare, voltare e ballare a suon di Michael Jackson.
Quando finiamo ha il fiatone e ci abbandoniamo sul divano ridendo.
Guardo l'orologio: le 23:50.
"Mancano dieci minuti"
Ci posizionano tutti davanti alla TV e facciamo il conto alla rovescia.
Sento i fuochi d'artificio fuori, la musica alla radio, la mia famiglia che festeggia e poi sento il telefono squillare.
"Lou squilla il telefono, vai tu?"
Mia sorella urla nel mio orecchio e vado al telefono.
"Pronto?"
Mi tappo un orecchio e aspetto che qualcuno parli dall'altro capo del telefono.
"Pronto?"
Sento i fuochi d'artificio da me e da dovunque chiami l'altra persona.
"Pronto?"
Qualche secondo di silenzio, poi...
"Louis..."
Mi gelo sul posto.
"Ha... Harry?"
"Sì, sono io"
Sussurra, ma riesco a sentirlo molto bene.
"Harry cosa... dimmi"
"Non mi hai detto che tornavi a casa..."
"Quando tu sparisci non mi avvisi mai"
Sento un grugnito provenire da Harry.
"Lou... ho fatto una cazzata... non dovevo dirti quelle cose..."
"Sei ubriaco"
"Sì, ma queste cose le penso Lou"
"Come hai il numero di casa mia?"
"Zayn"
"Zayn?"
"Zayn"
Cantilena il nome.
"Dove sei?"
"Ah non lo so, credo in un pub..."
"Credi in un pub? Ti stanno dando qualcosa? Harry?"
Silenzio.
"Harry!"
"Ho paura dei fuochi d'artificio Lou, dove sei?"
"Harry hai bisogno di me? Ti stanno dando qualcosa?"
Niente.
"Harry rispondi, ti stanno dando qualcosa?"
Sento un tonfo e voci indistinte.
Il telefono del pub è caduto dalle sue mani.
Vado in panico.
"Mamma!"
"Dimmi"
"Devo tornare a Londra, ora"
"Cosa? Tesoro è tardi e sono tre ore e mezza di auto"
"Devo tornare immediatamente a Londra"
"Perché?"
"Lui ha bisogno di me"
Corro nella mia stanza e preparo le valigie mettendo tutto dentro e quando scendo vedo mia sorella con le chiavi in mano.
"Andiamo fratellino"

Il viaggio in macchina non è veloce come desidero perché è notte, ma finalmente arriviamo a Londra.
"Ciao"
Corro verso la prima cabina telefonica e chiamo il numero della stanza di Zayn.
"Pronto...?"
"Zayn sai dov'è Harry?"
"Cosa? No"
"Sono a Londra, Harry mi ha chiamato, era in un pub ubriaco e ho paura che gli stia succedendo qualcosa"
"Incontriamoci fuori dalla Multicultural"
Dopo due minuti ecco Zayn davanti a me.
"Allora, stasera Harry mi ha detto che aveva intenzione di andare in un pub non molto lontano, il nome era ispirato a Klimt"
"Cazzo non sei utile, non conosco le vie!"
"Le conosco io, muoviti"
Camminiamo per mezz'ora e finalmente troviamo il locale.
"Io entro, tu resta fuori"
Il ragazzo annuisce ed entro.
Vado direttamente da un ragazzo al banco alcolici e gli chiedo se avesse visto Harry.
"Sì, ho visto un ragazzo come lo hai descritto andare sul retro"
"Grazie"
Vado sul retro e trovo Harry con un lungo cappotto steso in un angolo.
"Harry oddio ti ho trovato"
Mi avvicino immediatamente a lui, gli prendo il volto e le mie mani vagano ovunque: sul suo volto e sui suoi capelli.
"Stai bene?"
"Sei arrivato..."
Senza dire altro mi abbraccia.
"Torno Harry, torno sempre"
"Pensavo che mi odiassi"
"Per quanto ci possa provare io non potrò mai odiarti"
"Andiamo a casa Lou, ti prego"
Lo aiuto a sollevarsi e torniamo a casa.

Accendo la luce della stanza e, non appena chiudo la porta, il riccio si avventa sulle mie labbra.
"Aspetta Harry"
Lo allontano.
"Sei ubriaco, non lo vuoi davvero"
"Lo voglio"
"No"
"Louis lo voglio, l'ho sempre voluto"
"Perché mi hai detto quelle cose allora?"
Le sue mani vanno dal mio collo ai miei fianchi e tiene lo sguardo basso.
"Mio padre mi ha obbligato"
"Cosa?"
"La mattina dopo tu non mi hai trovato perché avevo realizzato che mi piaci davvero e mi sono ricordato che mio padre mi dice sempre di andare da Cécilè quando capisco che mi piace un ragazzo, poi ti ho trovato e mio padre mi ha chiamato dicendo che dovevo rifiutarti, odiarti, ma non posso Lou, non posso fare ciò"
Gli asciugo una lacrima con il pollice e lo bacio.
Indietreggia fino al mio letto e cadiamo entrambi, io mi sistemo mettendomi a cavalcioni sul suo bacino e intanto il semplice bacio lascia il suo posto alla lingua.
Mi separo per un momento.
"Mi piaci da morire Harry, ti prego non abbandonarmi"
"Sono sempre tornato e rimarrò Lou, te lo prometto"
Sorrido e torno a baciarlo.
Le sue mani sui miei fianchi, le mie sulle sue guance, le nostre labbra tutt'uno.
Per tantissimo tempo ho pensato che questo momento potessi solo sognarlo, invece...

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