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Rimetto il telefono sulla cornetta e gioco con il cavo arricciato.
La stanza è silenziosa, nonostante la presenza di due persone.
Sento Harry dietro di me muoversi, un fruscio di vestiti tolti e poi un piccolo e lieve tonfo di vestiti buttati sul letto, reso più forte dal silenzio che irradia la stanza.
Il riccio va in bagno e chiude la rumorosa porta e io crollo sulla sedia.
"Dio..."
Il modo silenzioso in cui è entrato e in cui ha fatto tutto mi fa pensare che abbia sentito una parte della conversazione, se non tutta.
Ho timore a chiederglielo, in caso dovrei dargli spiegazioni e in fondo lo conosco solo da due giorni, questo tipo di cose le rivelo soltanto a chi conosco da anni e anni perché dirlo a qualcuno con cui non hai molta confidenza e con cui non hai uno stretto rapporto di fiducia potrebbe essere, anzi è la tua condanna a morte, il tuo suicidio.

Mi alzo e mi butto sul letto chiudendo gli occhi e cadendo dopo poco in un profondo sonno.
In dormi-veglia sento la porta aprirsi e dei passi venire verso il mio letto, ma poi cado definitivamente nelle braccia del gran vecchio dio sonno.

Non so quanto tempo sia effettivamente passato, ma quando mi sveglio il sole è all'apice della sua altezza e la stanza è vuota.
Giro lo sguardo verso la sveglia accanto al letto, non trovandola e allora mi metto eretto costringendo la mia schiena ad una posizione scomoda, dato che ho dormito steso di pancia, e mi guardo attorno.
La sveglia è nell'altro comodino, quello dell'altro letto e segnava l'una e venti. Ci metto un po' a realizzare che quello dove avevo dormito in realtà non era il mio letto, bensì quello di Harry.
Il mio letto è vicino alla finestra e anche alla scrivania, con il comodino appoggiato al muro dov'era anche la finestra e quello di Harry era vicino alla porta e al bagno, con il comodino sul muro tra il bagno e il resto.
Mi siedo e vedo che i vestiti di Harry sono ancora sul letto e realizzo perché avevo sentito quei passi.
Mi alzo e vado in bagno a darmi una sciacquata per poi uscire dalla camera.

Arrivo alla mensa, che però era vuota: l'orologio segna le due meno un quarto. A quel punto, non sapendo dove trovare il mio unico amico o il mio compagno di stanza inizio a girovagare come un vagabondo fino a trovarmi nel giardino esterno, con un  campo da corsa, di volley e un piccolo campo da calcio.
Trovo una panchina sotto un albero, davanti al campo di volley dove dei ragazzi si stavano allenando e mi siedo; il campo è circondato da un'alta rete ed è grande e spoglio. Osservo il pallone che va da una parte all'altra e sorrido non appena una squadra fa un punto, che viene segnato da un cartellone luminoso e un fischio da parte dell'arbitro.

Dopo lungo tempo sento una mano sulla spalla.
"Tomlinson! Allora sei vivo"
"Oh, emh, ehi Zayn, sì, sono vivo. Mi ero addormentato"
"Ti sei perso il pranzo, c'era Niall"
"Oh, peccato, allora credo che lo incontrerò a cena"
"Sì, decisamente"
Si siede accanto a me e anche lui punta lo sguardo sui ragazzi che si allenavano e sul pallone che scorrazza di qua e di là.
"Perché sei qui?"
"Perché prima ero arrivato in mensa, ma era troppo tardi e quindi, non sapendo dove trovarti, ho iniziato a girare fino a finire qui; ho visto la panchina, mi sono seduto e ho passato un bel po' di tempo a osservare questo allenamento, anche se non capisco davvero nulla di volley"
Zayn ridacchia.
"Comunque se mi vuoi cercare vieni alla mia stanza, è la 200. Anche se non sono lì il mio compagno di stanza sarà capace di dirti dove sono"
"E se non c'è il tuo compagno di stanza?"
"Ti passo il mio orario così sai più o meno dove trovarmi"
"Ok"
"Lo scrivo e poi te lo porto a cena"
"Va bene"
Mentre continuiamo a parlare sento proveniente dall'allenamento l'urlo dell'allenatore.
"Styles non si fa' così la schiacciata!"
Il mio sguardo guizza sul campo e lo vedo: pantaloncini fino a circa metà coscia, una maglietta a maniche corte con il logo della scuola e i lunghi capelli legati in uno chignon.
"Harry fa volley-?"
"Sembri così scioccato, è alto e decisamente portato"
"Ma come fa a stare nella squadra se siamo arrivati da tre giorni?"
"È uno di quei segreti, se così possiamo definirli, che non posso dirti"
"Che palle"
"Mi rifiuto di aprire di nuovo questo argomento"
"Va bene, ho capito"
Non presto più attenzione a cosa succede in campo, tolto qualche urlo da parte dell'allenatore e passo lungo tempo con Zayn.

Ad un certo punto inizia a piovere, una lieve pioggerella che pian piano si trasforma in un'acquazzone.
Io e Zayn corriamo all'interno del campus e ci dividiamo nelle rispettive stanze.
Vado in bagno e mi faccio una doccia mettendo nella grande sacca i vestiti bagnati da lavare.
Esco dal bagno e guardo i vari libri nella libreria sopra ai letti, cercando qualcosa di relativamente interessante. Finisco nella zona dove stanno i libri di Harry e trovo il famigerato quaderno rilegato in cuoio del nostro primo giorno e la tentazione di prenderlo, toccarlo e sfogliare le sue pagine lievemente ingiallite è tanta, ma invece mi allontano e recupero dalla mia zona un piccolo quaderno rovinato dove inizio ad abbozzare un disegno dopo l'altro.

La porta cigolante si apre ed un Harry in divisa da volley totalmente bagnato fa capolinea.
"Ehi"
"Ehi Harry, sta diluviando, cosa hai fatto sotto la pioggia tutto questo tempo?"
"Pensavo lo sapessi"
Il sangue mi si raggela nelle vene.
"In che senso?"
"Cretino, ti ho visto"
"Oh, emh..."
"Mi sentivo a dir poco osservato, era impossibile non notarti. Sei amico del pakistano eh? Complimenti hai due bodyguard ora"
"Due... bodyguard?"
"Oh, emh... Una, una, Zayn"
Lo guardo in silenzio.
"L'altra saresti tu?"
"Lascia stare"
"No, davvero, l'altra saresti tu?"
"Sì, ok? Mi sono confuso, non volevo"
"Tranquillo eh"
I suoi occhi incontrano i miei e per un momento il verde si mischia all'azzurro, davvero per un breve momento.
"Vado a farmi la doccia"
"Ok"
Harry va in bagno e io torno a disegnare.

Torna dopo un po', vestito e pronto per l'ora di cena, che sarebbe scoccata a momenti.
"Allora..."
"Vuoi farmi un altro interrogatorio?"
"Come parti prevenuto. Volevo solo chiederti da quanto fossi nella squadra di volley"
"Non sono affari tuoi"
"Dai, è solo curiosità! Da quanto tempo saresti qui per essere già nella squadra di volley?"
"Non ti interessa"
"Dai!"
"Ho detto che non ti interessa, ora scusami Tomlinson, ma vado a mangiare"
Detto ciò esce dalla stanza.
Rimango sul mio letto, con il quaderno aperto sulle mie gambe e dubbi che accavallano la mia testa: mi domando perché abbia reagito così, ma poi ricordo di ciò che mi ha detto Zayn e arrivo alla conclusione ovvia che quel riccio nasconda qualcosa, ma cosa? Nel college lo conoscono tutti e sembra alla pari di Zayn, nonostante sia un anno più piccolo.

L'assordante campana mi fa tornare alla realtà, quindi mi alzo e raggiungo la grande mensa, trovando dopo un po' il tavolo con Zayn, Liam e altri due ragazzi.
"Ehi Zayn, ehi Liam"
"Ehi, loro due sono Niall ed Edward"
"Piacere di conoscervi"
"Piacere, sono Niall"
"Edward"
"Louis e prima che me lo chiediate, sono inglese"
I ragazzi ridono e ceniamo tutti insieme.

Nel ritorno al mio dormitorio non vedo Harry e non riesco a spiegarmi dove sia finito, forse è con la sua ragazza.
Entro nella mia stanza e, incespicando nel buio, trovo il pulsante per accendere la luce. Guardo in direzione del mio letto e il quaderno che avevo lasciato lì per la fretta non è nella posizione in cui lo ricordavo.
Lo prendo e vedo che c'è la pagina del mio penultimo disegno, un occhio, il suo occhio.

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