«Mio Dio, Amelia, non ce la faccio a vederti così.» si lamentò Ariana, mentre mi passava un fazzoletto.
Mi soffiai il naso. «Tu non capisci - la accusai - Troy era importante per me.»
Ariana alzò gli occhi al cielo. «Sai quanti fidanzati ho avuto io che erano importanti per me? Devi superarlo.»
«Non voglio.»
«Dio, come sei pesante.» disse, volgendo lo sguardo al suo cellulare. Ad un tratto quest'ultimo squillò, la sua suoneria era piuttosto familiare per me.
«Quella canzone.» dissi, tremolante.
«Quale? Questa? - mi chiese Ariana, indicando il suo cellulare - È Army Of Two, di Olly Murs.»
«QUELLA È LA NOSTRA CANZONE!» strillai, scoppiando nuovamente a piangere.
«Basta, io non ce la faccio a vederti così. Domani ti organizzo un appuntamento al buio e niente storie.»
Smisi di singhiozzare per un attimo. «Non mi piacciono gli appuntamenti al buio.»
«Non stiamo parlando di ciò che ti piace e cosa no, Amelia. Stiamo parlando del fatto che ti stai deprimendo per un ragazzo che non ti merita neanche e del fatto che non ce la faccio a vederti così. Devi andare avanti e un appuntamento è tutto ciò che ti serve. In più... credo di aver trovato la persona giusta.»
«Non puoi sapere se è la persona giusta!»
Ariana mi fece un occhiolino. «Invece sì, è la persona giusta.»
«Almeno dimmi che non è un tipo famoso. Sai che non mi piacciono le persone famose.»
«Allora non ti dico niente.»
«Lo è! Uffa. Me la pagherai, stanne certa.»E così mi ritrovai davanti ad un locale all'incrocio tra la quinta e la sesta, stretta in un tubino nero che finora non sapevo neanche di avere nell'armadio e senza la più pallida idea di come fosse questo ragazzo così giusto per me con cui Ariana mi aveva combinato l'appuntamento.
Tutto ciò che avevo come indizio era un messaggio, che Ariana mi aveva mandato qualche ora fa, in cui diceva che il ragazzo misterioso sarebbe arrivato alle otto al Boulevard's Paradise, che indossava una maglietta e dei pantaloni neri e aveva un berretto dei Los Angeles Kings in testa. Una descrizione molto esaustiva, direi...
Mi sporsi in avanti, scontrandomi con un ragazzo che stava per entrare nel locale.
«Piccola, la prossima volta evita di sporgerti per far vedere le tette.» ridacchiò.
Conoscevo quella voce... oh, no. Non lui. Non Bieber!
Conoscevo Justin? Ovvio che sì. Eravamo vicini di casa, e avevamo anche lavorato insieme parecchie volte, in quanto io lavoro come autrice di canzoni alla Def Jam. Non è poi così insopportabile, quando lavoriamo... quando lavoriamo. Per il resto è uno scassaballe di prima categoria.
«Che ci fai qui?» gli chiesi.
«Ho un appuntamento...»
«Che coincidenza, anch'io!»
«Tu esci di casa?» mi chiese, fintamente sorpreso.
Gli lanciai un'occhiataccia. «Molto divertente, Bieber.»
«Ho un nome, lo sai?»
«Certo che lo so. Solo non mi va di usarlo.»
Lo squadrai meglio, accorgendomi che era vestito esattamente come Ariana aveva descritto il ragazzo misterioso del mio appuntamento. A quel punto cominciai a sudare freddo: insomma, ha un appuntamento al Boulevard's Paradise, ha dei pantaloni e una maglia nera e un cappello dei Los Angeles Kings ed è arrivato qui alle otto.
«Amelia... sei vestita come la ragazza del mio appuntamento.» notò Justin, mordendosi il labbro inferiore.
«E tu sei vestito come il ragazzo del mio appuntamento.» replicai, indietreggiando di poco.
«Chi... chi ha organizzato il tuo appuntamento?» mi chiese, seguendo i miei passi.
«La mia amica Ariana - risposi - Perché lo vuoi sapere?»
«Quella stronza.» sbottò lui, quasi ridendo.
«Perché? Cos'ha fatto?»
«Ci ha organizzato un appuntamento al buio.»
COSA COSA COSA?
Ariana, me la pagherai. Eccome se me la pagherai!
«Quindi... devo passare la serata con te?» chiesi, spaventata.
«Ehi, se non vuoi puoi anche andartene!» si lamentò, offeso.
«Ormai siamo qui, il tavolo è prenotato... facciamo finta che sia un incontro di lavoro, va bene?»
Justin sbuffò. «Va bene.»
Entrammo nel locale e ci dirigemmo al nostro tavolo; ci sedemmo. Cominciai a sfogliare il menù, in attesa che il cameriere arrivasse per prendere le nostre ordinazioni.
«Perché ti serviva un appuntamento al buio?» mi chiese all'improvviso Justin, facendomi sobbalzare.
«In realtà, non ne avevo bisogno - ammisi, continuando a sfogliare il menù - È stata Ariana ad insistere per organizzarmene uno. E a te?»
«Volevo uscire... distrarmi un po'.»
«Distrarti un po'... da Selena?» mi azzardai a chiedere, temendo la sua reazione.
Avevo visto i Jelena crollare proprio davanti ai miei occhi, in quanto vicina di casa di Justin. Non dimenticherò mai le urla di Justin, il giorno in cui si mollarono...
Ricordo che il giorno dopo avevamo un appuntamento allo studio di registrazione; quando lo vidi mi sembrò... distrutto. Occhiaie profonde, occhi gonfi di lacrime e il labbro inferiore che tremava. Controllai anche se si fosse tagliato... certo, era una cosa un po' esagerata, ma da come sapevo che teneva a lei mi sembrò più lecito controllare.
Justin, contrariamente a ciò che mi aspettavo, sospirò e basta. «Beh, anche da altro a dire il vero. E poi mi sono accorto che non uscivo con le ragazze da un bel po'... quindi quando Ariana mi ha chiamato ho colto la palla al balzo. Certo, ora che so che l'appuntamento era con te sto cominciando a pensare che sarebbe stato meglio restare a casa.» disse, con un sorriso sghembo sul viso.
«Idem.» replicai secca, facendolo ridere.
«Stavo scherzando, piccola.»
«Non chiamarmi piccola!» mi lamentai, fulminandolo con lo sguardo.
«Va bene, piccola.» disse, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Alzai gli occhi al cielo, dichiarando bandiera bianca. «È come ragionare con un bambino di due anni. Anzi, peggio.» borbottai, senza farmi sentire.Justin mi riaccompagnò a casa; avevo insistito dicendo che avrei preso un taxi ma lui non si fidava. E poi, eravamo vicini di casa.
«Non dovevi, davvero.» gli dissi, prima di scendere dall'auto.
«Era il minimo che potessi fare, dato che tu hai insistito per pagare la cena... mi sembrava più che lecito offrirti almeno un passaggio a casa.»
«Beh... grazie. È stato molto gentile, da parte tua.»
Justin mi sorrise. Mi allungai per baciargli una guancia, quando si voltò di nuovo facendo scontrare le mie labbra con le sue. Mi staccai subito, imbarazzata.
«Ops.» disse, sorridendo malizioso.
«S-scusa - balbettai - O-ora credo che sia meglio che vada...»
Stavo per uscire dall'auto, quando Justin mi attirò a sé. «Non avresti dovuto scusarti, piccola - mormorò sul mio labbro inferiore - Anche perché mi aspettavo una cosa così dall'inizio della serata...» concluse, baciandomi.
Restai basita a quel contatto, cercai di allontanarlo ottenendo l'esatto contrario. Decisi di ricambiare solo perché non avevo nulla di meglio da fare, e in fondo non baciavo qualcuno da un bel po' di tempo, quindi...
Justin sorrise maliziosamente, prima di far scivolare la sua lingua nella mia bocca. Mi afferrò per le cosce, facendomi sedere a cavalcioni su di lui. La faccenda cominciò via via a scaldarsi, così sentii l'impulso di far scivolare la mia mano sul suo petto, raggiungendo il bottone dei suoi pantaloni.
«Aspetta, non qui.» ansimò Justin, staccandosi e aprendo la portiera. Mi afferrò per i glutei, mentre scendeva dall'auto.
«Non ti facevo così pesante.» ridacchiò, mentre camminava nel gigantesco giardino antistante la sua villa. Cercò le chiavi di casa, sorridendo appena le trovò. Non appena aprì la porta, mi spinse abbastanza forte contro il muro, facendomi gemere. Ridacchiò, prima di incollare le sue labbra alle mie. Gli tolsi il cappello, affondando le dita nei suoi capelli. Strinsi due ciocche fra le dita; questa volta fu Justin a gemere. Premette il suo bacino contro il mio, facendomi capire quanto fosse eccitato. Strinsi la sua maglia in un pugno, tirandola.
«Tranquilla, piccola - mugolò malizioso, mentre camminava cautamente nel buio - Tra poco questi vestiti finiranno tutti sul pavimento.»
La mano di Justin lasciò il mio sedere per cercare qualcosa, forse l'interruttore della luce. Appena lo trovò continuò a camminare, salendo le scale. Presi a baciargli il collo, sfiorandolo ogni tanto con le mie unghie.
Non appena sentii i miei piedi toccare il pavimento mi accorsi che eravamo arrivati in camera di Justin. Lo spinsi verso il letto, facendolo cadere e mettendomi a cavalcioni su di lui. Justin mi guardò stupito, mordendosi il labbro inferiore. Ci spogliammo talmente in fretta che non me ne accorsi neanche; prima che potessi dire qualcosa, i nostri corpi cominciarono a muoversi insieme.
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Something that we're not
FanfictionAvrei dovuto saperlo quando mi ha baciata quella sera che lui avrebbe travisato tutto. Ma ovviamente, non avevo la minima idea che fosse innamorato di me! Chi l'avrebbe mai detto, comunque? È bravo a nascondere le cose... E nonostante cerchi di urla...