Aprii gli occhi, tremando e respirando affannosamente. Justin, accanto a me, si scosse appena, poi aprì gli occhi e mi guardò, incuriosito.
«Tutto a posto?» mi chiese, scostandomi una ciocca di capelli dalla faccia.
Deglutii. «S-sì, solo un incubo.»
Justin continuò ad accarezzarmi i capelli, calmandomi con il suo tocco. «Torna a dormire, Amelia.»
«Non ci riesco - sbottai, sedendomi sul letto - Appena chiudo gli occhi...» mi interruppi a metà frase, portandomi le mani sulla testa.
Justin mi accarezzò le spalle, le sue dita premevano insistenti sulla mia pelle. «E allora... vuoi fare qualcosa?» mi chiese, quasi timoroso, sussurrando nel mio orecchio.
Scoppiai quasi a ridere. «Ti va di fare un giro?»
«Un giro dove?» mi chiese, afferrando il lobo del mio orecchio con i denti. Ok, aveva capito male...
«Fuori, scemo. Cosa vai a pensare?» gli chiesi scettica, voltandomi verso di lui. Aveva di nuovo l'espressione di qualche ora fa, quando lo avevo lasciato in bianco.
«Ehm... credo sia meglio non dirtelo.» rispose, squadrandomi attentamente. Si morse un labbro.
Roteai gli occhi, scendendo dal letto. «Allora, ci stai?»
«Dove potremmo andare a quest'ora?» mi chiese, sospirando come un padre esasperato davanti alle richieste assurde della propria bambina.
«Che ne so, camminiamo un po'... sono solo le tre del mattino, Honolulu è ancora sveglia a quest'ora.»
«Amelia...»
Mi voltai verso di lui, facendo il broncio. «Andiamo, portami a fare un giro.»
Justin si passò la mano fra i capelli. «Mi ero dimenticato quanto sei insopportabile quando vuoi qualcosa.» disse, sospirando prima di alzarsi.
Feci un sorriso vittorioso, camminando verso di lui e allungandomi sulle punte dei piedi per baciarlo. «Grazie.»
Justin mi guardò, arrossì e sorrise. «Uhm... di niente, credo.»L'aria era calda, nonostante fosse notte. Camminavamo per le strade illuminate della città, Justin cercava di tenere il mio passo mentre saltellavo come una bambina.
«Vorresti rallentare?» mi chiese, con il fiatone.
Mi voltai verso di lui, afferrando le sue mani e trascinandolo con me. «Andiamo, cosa ti costa fare un po' di esercizio? Sfaticato.»
Justin alzò gli occhi al cielo, lasciandosi trascinare da me fino a quando non arrivammo davanti al negozio di un tatuatore. Conoscevo quel negozio, il proprietario era un amico di Noah e c'ero stata appena la scorsa settimana.
«Perché ti sei fermata, adesso?» mi chiese, prendendo un respiro.
«Perché voglio farmi un tatuaggio.» dissi soltanto, entrando dentro.
Ignorai le imprecazioni di Justin, mentre abbracciavo Tyler, uno dei ragazzi che lavorava lì. Mi chiesi per quale cavolo di motivo erano ancora aperti alle tre di notte, ma alla fine non mi importava davvero. Volevo solo farmi quel tatuaggio. Ce l'avevo nella testa da anni, e quale momento migliore per farlo se non ora?
Quando uscii da quel negozio ero felice. Avevo qualcosa di mia nonna che mi sarebbe rimasto per sempre addosso.
«Che ti sei tatuata?» mi chiese Justin pigramente, si vedeva che stava morendo di sonno.
Non risposi, limitandomi a mostrargli il fiore tatuato sul mio polso sinistro.
«Un... frangipani.» disse lui, accarezzando la mia pelle.
Feci spallucce. «Volevo che mia nonna rimanesse con me in modo tangibile.»
Justin mi sorrise. «È un bel gesto, piccola - commentò, portando il mio polso alle labbra e lasciando un piccolo bacio su di esso - Tua nonna ne sarebbe stata felice.»
«Credo di no... i tatuaggi non le piacevano.»
Chiudemmo il discorso, riprendendo a camminare. Questa volta, Justin mi teneva la mano.
«Stavo pensando... perché quel tipo mi ha guardato strano, prima, quando parlavate dei tatuaggi di tuo fratello?» mi chiese Justin all'improvviso, distraendomi dall'ammirare la vetrina di un negozio chiuso.
Mi voltai verso di lui. Era il caso di dirglielo...? «Oh, uhm... perché la settimana scorsa Noah è andato a farsi un tatuaggio. E io sono andata con lui.»
Justin sembrava ancora più confuso di prima. «E io cosa c'entro?»
«Se mi fai finire, magari lo saprai - mi lamentai, lanciandogli un'occhiataccia - Stavo dicendo, ho accompagnato mio fratello a farsi un tatuaggio e mi è venuta voglia di farne uno anch'io... in un posto molto segreto.» gli feci l'occhiolino, sperando che avesse capito.
La bocca di Justin assunse la forma di una 'o', facendomi ridere. «Stai cercando di dirmi che ti sei fatta un tatuaggio in quel posto lì?» chiese poi, rivolgendomi uno sguardo malizioso.
Alzai gli occhi al cielo. «Non proprio lì... ma abbastanza in basso da poter essere visto solo da me. O... da chiunque riesca ad abbassarmi le mutandine.» dissi maliziosa, ammiccando di nuovo.
Justin si leccò le labbra. «Ma che ragazza trasgressiva. E dimmi, cosa ti sei tatuata?»
«Non te lo dico.» feci la linguaccia, mentre lo superavo.
Justin mi raggiunse quasi subito, le sue braccia circondarono la mia vita attirandomi a sé. Baciò il mio collo, raggiungendo l'orecchio. «Va bene... tanto lo saprò. Presto.» sussurrò sensualmente, facendomi fremere da capo a piedi.
Beh, se continua così non dovrà aspettare poi molto...«Amelia... svegliati, piccola.»
Aprii gli occhi, trovando Justin chino su di me. Aveva un vassoio pieno di cose da mangiare in mano.
«Ehi - lo salutai, stropicciandomi gli occhi - Che ore sono?»
Justin si sedette accanto a me, poggiandomi il vassoio sulle gambe. «Le tre. Ti avrei svegliato per l'ora di pranzo, ma... dormivi come un angelo, non me la sono sentita. E poi c'erano i tuoi zii... non volevo turbarti.» disse timido, accarezzandosi la nuca.
Annuii comprensiva, prima di abbassare lo sguardo sul vassoio. «Grazie, è stato carino da parte tua.»
Justin mi baciò la guancia. «Di niente, piccola. Allora, hai fame?»
Gli sorrisi. «Non credo che mangerò tutta questa roba da sola. Ti dispiacerebbe dividerla con me...?»
«Aspettavo solo che me lo chiedessi, sto morendo di fame!»
Ridemmo, mentre Justin si metteva sotto le coperte con me. Afferrai una fragola, intingendola nella cioccolata e porgendogliela. Justin aprì la bocca, addentandola direttamente dalle mie dita. Le mie guance si colorarono di rosso, quando pulì le mie dita macchiate di cioccolata. Lui mi fece uno sguardo d'intesa, ammiccando.
«Non essere imbarazzata, un giorno potrei leccare via la cioccolata da te anche da altri posti.» disse, leccandosi le labbra.
Sgranai gli occhi, lasciando cadere la forchetta sul vassoio. No, non avrebbe dovuto dirlo. Non guarderò mai più la cioccolata allo stesso modo!
«Ok, non avrei dovuto dirlo - constatò, afferrando il mio mento - Stai bene, Amelia?»
Scossi la testa. «Uhm... sì, credo. Mangiamo?»
Justin ridacchiò. «È così divertente metterti in imbarazzo.»
Roteai gli occhi. «Sei un infame.»
Continuammo a mangiare, rimasi stupita dallo scoprire che Justin aveva preparato tutto da solo. Chi l'avrebbe mai detto che sa anche cucinare? Dio, quel ragazzo sa fare tutto. È così fastidioso!
«C'è qualcosa che non sai fare, Bieber?» mi lamentai, mentre masticavo le mie uova.
Justin parve rabbuiarsi. «Non so innamorarmi delle persone giuste.» disse, con una nota di risentimento.
Un'altra cosa che sa fare benissimo? Rovinarmi l'umore. Aveva ragione, ma... io sapevo di amare Justin. Non gliel'avevo dimostrato ma in cuor mio lo amavo più di quanto avessi mai potuto credere.
«Che sfortuna.» commentai, posando lo sguardo sul vassoio.
«La vera sfortuna è sapere che quella è la persona giusta.»
«E tu lo sai?» chiesi, circospetta, alzando lo sguardo e fronteggiandolo.
Justin mi rivolse uno sguardo di fuoco. «Certo che lo so. Quella che non lo sa è lei. Sai, Amelia, io e lei... siamo fatti per stare insieme. Se solo lei lo ammettesse... io potrei renderla felice.»
Presa da un moto di rabbia, rovesciai il vassoio facendolo cadere per terra e mi sedetti a cavalcioni su Justin. Lui mi guardò sorpreso. Probabilmente avevo combinato un casino sul pavimento, ma non mi importava affatto. Avrei pulito, dopo.
«Come faccio ad ammetterlo se sembra che tu cambi idea ogni due minuti?» chiesi scontrosa, poggiando le mani sul suo petto. Potevo sentire il suo cuore martellare furioso contro la sua cassa toracica.
Justin poggiò le mani sui miei fianchi timidamente, accarezzando la pelle che il mio top lasciava scoperta e facendomi rabbrividire. «Io non ho mai cambiato idea. Volevo solo adeguarmi alle tue decisioni. Avevi detto che non ti saresti mai innamorata di me, mi stavo solo adattando.»
Roteai gli occhi. «Lo sai che io sono una tipa difficile.»
Le sue mani strinsero i miei fianchi. «E tu lo sai che io non sono un tipo paziente.»
«Evidentemente non ci conosciamo abbastanza.» mugugnai, chinando la testa verso il suo collo. Prima che potessi baciare la sua pelle, Justin alzò la mia testa con uno strattone, baciandomi con foga. Ricambiai il bacio, quando mi staccai da lui mi ritrovai senza fiato.
«Non verrò a letto con te così facilmente.» sussurrò, sulle mie labbra arrossate.
Premetti il mio bacino sul suo, sentendo la sua erezione premere contro di me. «Oh, andiamo, stai morendo dalla voglia.»
Justin ansimò leggermente, fermandomi. «Non mi farò trattare di nuovo come un giocattolino, lo sai.»
«Perché ti stai comportando come una ragazzina al primo appuntamento?» gli chiesi seccata, incrociando le braccia al petto.
«Perché tu mi tratti come il ragazzo popolare dell'ultimo anno che usa quelle del primo per fare sesso.»
Inclinai la testa. Wow, che considerazione carina che aveva di me.
«Guarda che sei stato tu il primo ad usarmi per fare sesso.»
Justin rise. «Io non ti ho mai usata, Amelia. Ho fatto quello che ho fatto perché volevo farti capire quanto ti amo. E comunque non era abbastanza perché i miei sentimenti per te sono troppo grandi ed importanti. Potrei avere l'eternità e non basterebbe...»
Lo fissai a bocca aperta, mentre abbassava lo sguardo mordendosi il labbro inferiore. Alzai il suo viso, poggiando le mie labbra sulle sue delicatamente. Le sue lacrime vennero a contatto con la mia pelle, mentre la sua lingua esplorava la mia bocca. Asciugai le sue guance, lo sentii sorridere sulle mie labbra mentre mi faceva distendere sul letto, mettendosi sopra di me.
«"Non mi farò trattare di nuovo come un giocattolino, lo sai".» lo presi in giro, ridendo mentre le sue labbra si posavano sulla mia guancia.
Justin sbuffò contro la mia pelle, facendomi rabbrividire. «Chi ha detto che voglio fare sesso.»
«Da come ti stai comportando...»
«Sei tu che pensi solo a quello, piccola ninfomane.»
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Something that we're not
FanfictionAvrei dovuto saperlo quando mi ha baciata quella sera che lui avrebbe travisato tutto. Ma ovviamente, non avevo la minima idea che fosse innamorato di me! Chi l'avrebbe mai detto, comunque? È bravo a nascondere le cose... E nonostante cerchi di urla...