Capitolo 5

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Justin sgranò gli occhi. «Devo dormire con te?» mi chiese, imbarazzato.
«Che problema c'è?» chiesi di rimando, facendo spallucce.
Justin scosse la testa. «Niente, niente. Solo... niente, lascia stare.»
«Va bene, lascio stare.»
Arrivammo in camera; Justin si guardò intorno prima di sedersi sul letto.
«Ehm... io vado in bagno, tu... fa come se fossi a casa tua.»
Justin annuì. Presi il pigiama e mi chiusi in bagno, spogliandomi e lavandomi prima di infilarlo. Legai i capelli in uno chignon disordinato, uscendo dal bagno. Appena mi voltai verso il letto, vidi Justin sfilarsi la maglietta restando a petto nudo. Spalancai la bocca davanti ai suoi addominali, sentendomi una ragazzina in preda agli ormoni. Ci mancava poco che sbavassi... Però, dannazione, sono pur sempre una ragazza sensibile a queste cose!
«Vuoi guardare il resto dello show?» mi chiese, con un ghigno divertito.
La sua voce mi riportò alla realtà. «Stavolta credo che passerò - dissi, sedendomi sul letto. Lo bloccai prima che si fosse abbassato i pantaloni - Hai intenzione di dormire in boxer?» gli chiesi, arrossendo.
Justin ridacchiò, passandosi la lingua sul labbro inferiore. «Hai detto di fare come se fossi a casa mia - spiegò - A casa mia dormo in boxer. A volte anche completamente nudo.» aggiunse, facendomi un occhiolino.
Cercai di non dar peso alle sue parole; tuttavia, appena il mio cervello ebbe modo di elaborarle, l'immagine del suo corpo nudo e perfetto si insinuò prepotentemente nella mia testa, facendomi arrossire. «N-non dire cazzate.» balbettai, cercando di scacciare quelle porcate dalla mia testa.
Justin rise. «Ci stai pensando.»
Gli tirai un cuscino addosso. «Non ci sto pensando!» sbraitai, ormai rossa come un peperone.
Justin afferrò il cuscino, posandolo sul letto mentre si distendeva. Spensi la luce; sentii le braccia di Justin circondare il mio stomaco e la sua testa poggiarsi sul mio petto. In un certo senso, mi faceva tenerezza che si fosse accoccolato a me. poggiai una mano sulla sua fronte, salendo ai capelli ed accarezzandoli. Justin sospirò in apprezzamento, mentre massaggiavo il suo cuoio capelluto. Restammo in silenzio per una buona manciata di minuti, ascoltando l'uno il respiro dell'altro. Non c'era niente di imbarazzante in quel silenzio.
«Ti manca Troy?» mi chiese Justin, all'improvviso.
Sospirai, sentendo un nodo allo stomaco. «Ogni giorno di più - risposi, volgendo il mio sguardo a lui - E a te manca... lei?» azzardai a chiedere, stringendo le sue spalle per dargli conforto. La sua pelle era calda e morbida, sotto il mio tocco.
«Molto. Sto imparando a conviverci, ma... non ho ancora digerito del tutto l'idea di non averla accanto.»
«Mi avevi detto di averla superata.»
«Non puoi mai superare due anni in pochi mesi. Se poi aggiungi che ero cotto di lei da molto più tempo...»
«Non deve essere una bella situazione.» rimuginai, facendolo ridere.
«Infatti è una situazione di merda.»
Gli accarezzai la guancia. «Beh, se ti serve una spalla su cui piangere, ricorda che io disto solo qualche centimetro.» dissi, sorridendogli. In fondo, io potevo capire la sua situazione meglio di chiunque altro, al momento.
«Grazie. Ma non voglio piangere: devo andare avanti. Non posso stare tutta la vita a deprimermi per una ragazza.»
«Belle parole.»
«Dovresti provare a metterle in pratica anche tu.»
Mi irrigidii, lasciando la presa sulle sue spalle. «Non ci riuscirei.» ammisi, abbassando lo sguardo.
Justin mi fece alzare il viso verso di lui, piantando il suo sguardo nel mio. I suoi occhi erano carichi di determinazione. «Invece ci riuscirai. Sì, ora mi dirai che è difficile, che non puoi dimenticare e cazzate varie, ma io lo so quasi quanto te che è difficile, Amelia. Devi solo provare a farlo per qualcuno... tipo Ariana. Non sai quanto la distrugge vederti piangere ogni santo giorno e non poter fare niente. Oppure... fallo per me. Ho detto che sei carina quando piangi, ma credimi, non lo sei. Non ce la farei per niente a venire a lavoro con te che sembri un panda spelacchiato.»
Mi accigliai. «Mi hai detto che sono carina solo per potermi baciare?!»
Justin scoppiò a ridere, mentre lo spingevo via. Cadde giù dal letto; il suo corpo fece un rumoroso tonfo sul pavimento. «Amelia! Sei impazzita?» mi chiese, fintamente scioccato, mentre saliva minaccioso sul letto. Mi ritrovai schiacciata tra il suo corpo e la spalliera del letto. Il suo respiro era a pochi centimetri dalle mie labbra; ebbi paura che volesse baciarmi finchè le sue labbra non toccarono la zona sotto al mio orecchio.
«Io ti avrei baciata comunque, stasera - mugolò contro la mia pelle, riscaldandola con il suo fiato caldo - Le tue labbra sono troppo invitanti per resistere.»
«E allora perché me l'hai detto?»
«Volevo cercare di rassicurarti. Sai, non tutti fanno le cose con un secondo fine.»
«Io non ti credo.»
«Va bene, non credermi - disse, baciandomi una guancia - Io so di avertelo detto per consolarti e questo è l'importante.»
Ritornammo a stenderci; questa volta, però, fui io ad accoccolarmi a Justin. Poggiai la testa sul suo petto, sentendo il battito irregolare del suo cuore. Fu strano pensare che la causa fossi io. Non avevo mai fatto battere il cuore così forte a qualcuno, non c'ero riuscita neanche con Troy. Certo, mi amava e lo sapevo benissimo, ma io non sono una di quelle persone di cui ci si innamora così tanto... almeno, così credo.
«Beh, se l'hai detto davvero per consolarmi... grazie.»
«Di niente.» rispose lui, prima di baciare i miei capelli.
Sorrisi dolcemente a quel gesto; presi a disegnare cerchi immaginari sulla sua pelle, godendomi il silenzio finchè non mi addormentai.

Aprii gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce del sole. Mi accorsi di star stringendo il cuscino, lo rimisi a posto mentre mi guardavo in giro. I vestiti di Justin non c'erano e di lui manco l'ombra. Se n'era andato?
Scesi dal letto, stiracchiandomi e infilando le pantofole prima di scendere le scale. Un profumo di caffè inebriò le mie narici; ciò mi fece pensare che Justin fosse in cucina. Quindi, quando lo trovai seduto a tavola che beveva del caffè, non mi sorpresi più di tanto.
«Buongiorno - dissi, sorridendogli - Hai fatto il caffè?»
Justin rise, mi indicò la tazza fumante sul bancone. «Ce n'è un po' anche per te.»
Mi sedetti sul bancone, afferrando la tazza. Sorseggiai un po' di caffè, osservando Justin. I suoi capelli erano spettinati; i suoi occhi, che scrutavano il vuoto, mi sembravano stanchi. Forse non aveva dormito.
«Hai dormito bene?» chiesi, sentendomi un po' in imbarazzo.
Justin volse lo sguardo verso di me. «Una meraviglia - rispose, sorridendomi stancamente - E tu? Dormito bene?»
Feci spallucce, annuendo. Un lieve rossore colorò le mie guance, appena mi ricordai di aver usato il petto di Justin come cuscino. Beh... era il cuscino più comodo che avessi mai provato in vita mia.
«Non posso credere che sei imbarazzata perché abbiamo dormito insieme.» disse Justin, trattenendo a stento una risata.
Abbassai la testa. «Oh, andiamo, non ridere così di me.» mi lamentai debolmente, sentendomi a disagio.
«Sei così tenera.»
Sentii la sua voce fin troppo vicina a me; quando alzai la testa scoprii che si era avvicinato a me. Prese il mio viso fra le sue mani; prima che potessi protestare, le sue labbra premettero sulle mie per un breve, casto e sbagliatissimo bacio. Non dovrei illuderlo, invece... diamine. Deve smetterla di baciarmi a tradimento!
«E questo cosa sta a significare ora?» gli chiesi, seccata.
Justin sorrise. «Piccolo bacio d'addio - spiegò - E... mi è piaciuto stare con te.»
Lo guardai accigliata; Justin rise, allontanandosi verso la porta. Mi portai una mano sul petto, sentendo il mio cuore battere forte.

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