Capitolo 10

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Justin dormì finchè non arrivammo a casa. Lo aiutai ad uscire dall'auto e, dopo essermi accertata di aver messo le sicure, entrai in casa portandolo con me.
«Sapevo che volevi scoparmi, piccola.» ridacchiò lui, mentre lo trascinavo sul divano.
Alzai gli occhi al cielo. Perfetto, la sua personalità da maniaco sessuale si intensifica da ubriaco!
«Io non voglio fare niente con te - sbuffai, facendolo sedere - Devo solo controllare se è tutto a posto.»
Beh, ovviamente non lo era. Justin aveva un occhio nero, il labbro inferiore spaccato e aveva perso sangue dal naso, che ora s'era seccato facendolo sembrare un personaggio di un film d'azione appena uscito da una rissa epica.
«Qual è il suo verdetto, dottoressa?» mi chiese, sarcastico.
«Beh, sei messo maluccio, ma non è niente di irreparabile.»
Andai in cucina, bagnai un fazzoletto con l'acqua e presi del ghiaccio. Quando tornai in salotto, Justin mi guardò intensamente, quasi come se mi stesse spogliando con gli occhi. Scossi la testa, tamponando il fazzoletto sul suo viso per pulirlo. Lui, intanto, teneva il ghiaccio sull'occhio nero. Lo sentii sospirare, seguii la direzione del suo sguardo.
«Smettila di guardarmi le tette.» mi lamentai, facendogli alzare il viso.
«Scusa, piccola - si morse un labbro - È che devo non pensare al dolore in qualche modo. Mh, ti vedrei bene vestita da infermiera sexy, in questo momento.»
Alzai gli occhi al cielo. «Smettila, altrimenti le prendi anche da me - borbottai, facendolo ridere - Posso sapere perché hai fatto a botte con quello lì?» chiesi, accarezzandogli una guancia.
Justin sospirò. «Io non volevo, davvero. Ma lui s'è avvicinato a me e a cominciato a provocarmi, dicendo cose che non ti dico ora, dovevo pur difendere la mia virilità in qualche modo.»
Scossi la testa. «Uomini.»
«Non puoi capire.» mugugnò lui, baciando il palmo della mia mano. Le sue labbra sfiorarono il mio polso, prima che lui lo afferrasse e studiasse la parola incisa sulla mia pelle.
«Freedom - lesse, accarezzando l'incisione con i polpastrelli - Perché ti sei fatta tatuare 'libertà' sul polso?»
«È il nome di mia madre.» ammisi imbarazzata, sedendomi accanto a lui.
«Tua madre si chiama Freedom?» mi chiese, divertito.
«Nella famiglia di mia madre le femmine hanno tutte nomi strani - spiegai, facendo spallucce - Pensa che mia nonna si chiama Plumeria!»
Justin rise. «Tu non hai un nome strano, però.»
«Il mio l'ha scelto papà, altrimenti mi sarei chiamata Sprinkle.» ridacchiai.
Justin avvicinò il suo viso al mio. «Sprinkle Dale - mugugnò, sempre più vicino alle mie labbra - Suona bene.»
Poggiai una mano sul suo petto, allontanandolo da me. «Io non credo...»
Justin rise, scuotendo la testa. La sua mano destra si poggiò sulla mia schiena, attirandomi a sé finchè le nostre labbra non si toccarono. Delle sensazioni strane scossero il mio corpo, mentre le sue labbra accarezzavano insicure le mie. Quelle sensazioni mi fecero capire che, per quanto sbagliato fosse ciò che voleva da me, era il caso di accontentarlo.
In effetti, volevamo entrambi questo.
Justin mi fece salire a cavalcioni su di lui, continuando a baciarmi con foga. Gli sbottonai la camicia, sfilandogliela e poggiandola sul bracciolo del divano. Tracciai i suoi addominali con le dita, mentre lui sollevava il mio vestito, sfilandolo. Si morse un labbro, facendomi distendere sul divano. Mi squadrò attentamente, prima di abbassarsi verso di me e baciarmi flebilmente le labbra. Le sue labbra sfiorarono la pelle del mio collo, mentre il resto dei nostri indumenti raggiungeva il pavimento. Come era successo quella prima volta che avevamo fatto sesso, mi resi conto delle cose solo quando sentii i fianchi di Justin scontrarsi contro i miei, connettendo i nostri corpi. Cercai di concentrarmi solo sul presente, e non su cosa sarebbe successo in seguito a questa notte, e mi accorsi di star provando molto di più. Quello che sentivo scorrere nelle mie vene non era soltanto piacere, era qualcos'altro. Qualcosa di indefinito - o che io non volevo definire.
«Sei così bella - sussurrò affannato al mio orecchio - Vorrei tanto averti tutta per me non solo per una notte.»
Sorrisi inconsciamente, circondai il bacino di Justin con le gambe mentre lui mi rendeva sua.

Aprii gli occhi, squadrando l'ambiente intorno a me. Ero nella mia stanza, e non sul divano come ricordavo. Che avessi sognato tutto? No, era impossibile. Ricordavo di essermi addormentata fra le braccia di Justin, non di essere salita di sopra, aver disfatto il letto ed essermi messa sotto le coperte. E poi perché dovrei aver sognato di fare sesso con Justin? Che stupidaggine.
Mi sedetti sul letto, accorgendomi di avere addosso la camicia che Justin indossava ieri sera. Mi alzai dal letto, scendendo lentamente di sotto. Mi diressi in cucina, trovando Justin girato di spalle, che fissava fuori alla finestra. Indossava i pantaloni e, come sempre, l'elastico delle mutande era in bella vista.
Mi avvicinai a lui, circondando i suoi fianchi da dietro. «Mi hai vestita tu?» chiesi, senza neanche salutarlo.
«Come al solito dimentichi le buone maniere, signorina Dale - borbottò sarcastico - Secondo te chi è stato? Un Umpa Lumpa?»
«Beh, preferirei fossi stato tu... un Umpa Lumpa che mi vede nuda non è il massimo.» mugugnai, facendolo ridere.
«Mi sono svegliato con un gran mal di testa e la prima cosa che ho visto è stata te nuda che praticamente dormivi avvinghiata a me. Una visione niente male, direi.» ridacchiò.
Scossi la testa. «Quindi mi avresti portata di sopra e vestita perché...?»
Alzò le spalle. «Pensavo avessi freddo e non volevo farti dormire sul divano.»
Mi strinsi a lui, affondando la faccia nella sua schiena. «Mi sembra una cosa carina.»
«Oh, Amelia Dale che trova una cosa che faccio carina. Questa è da segnare sul calendario!» rise, trionfante.
«Non fare lo scemo - mi lamentai - Dico sul serio.»
Justin si voltò, prendendo il mio viso fra le mani. «So che dici sul serio, piccola, lo dicevo per prenderti in giro.» ammiccò, avvicinando il suo viso al mio per stamparmi un bacio casto sulle labbra. Quel bacio, a differenza degli altri che mi aveva dato finora, era diverso. Sentivo qualcosa di più.
Decisi di approfondire quel bacio, giusto per capire cosa mi stava succedendo. Justin fu più che felice di assecondare il mio esperimento; lasciò che la mia lingua esplorasse la sua bocca per poi intrecciarsi alla sua. Di nuovo quella sensazione strana alla bocca dello stomaco.
Justin mi fece indietreggiare, facendomi sedere sull'isola della cucina. Le sue mani sfiorarono il mio corpo, fermandosi al mio sedere. Il suo tocco non fece che aumentare queste mie sensazioni, mandandomi nella confusione più totale.
«Com'è che all'improvviso pomici con me con così tanta allegria?» mi chiese, staccandosi di poco.
Scossi la testa, alzando le spalle. Non sapevo spiegarlo neanche a me, ora lo dicevo a lui!
«Accontentati di pomiciare con me.» dissi, sfiorando di nuovo le sue labbra calde con le mie.
Justin sorrise, facendo scontrare la mia lingua con i suoi denti. «Hai cambiato idea, mi piace.»
Le parole di Justin mi fecero riflettere. E se fosse davvero così? forse stavo davvero cambiando idea su di lui, considerandolo non solo il mio vicino di casa...
Il mio stomaco cominciò a tremare. No, per favore, non voglio innamorarmi di lui!

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