Dovrei essere a casa a svuotare i pacchi nel mio appartamento, ma sono qua, di nuovo.
Sto dietro al negozio, guardo l'orario riflesso sulla schermata del telefono.
Le due e mezza.
Sarà dentro a prendere ordini? Ci saranno altri studenti a chiedere di essere serviti da lui?
Vorrei vederlo.
Son tornato qui altre tre volte, solo per farmi servire da lui. Ho usato una scusa plausibile per cercare di rivederlo, provato a capire quali sono gli orari dei suoi turni di lavoro, però non è stato affatto facile, anche perché io non sono nessuno.
Mi appoggio con la schiena al muretto dietro la strada.
Sospiro.
Che cosa dovrei fare?
Non ho il suo numero di telefono, non ho un contatto sui social con lui.
Non lo conosco a fondo.
Ma vorrei così tanto sentirlo.
Lancio un'occhiata verso il fondo della strada, sulla destra, appena il rumore della porta mi riporta indietro, qui.
Sorrido un po', cercando di nascondermi dietro ai bidoni della spazzatura.
Gun si accovaccia sulle scale, appoggiando sul marciapiede una vaschetta di cibo.
Intravedo un piccolo gatto uscire fuori da un bidone, con la coda alta.
Completamente nero color pece, che con la zampetta tocca il bordo, prima di incominciare a miagolare a bassa voce.
È carino.
Mi piacciono i gatti.
I gatti li trovo degli esseri estremamente stronzi, ma eleganti. Semplici, un po' troppo rinchiusi nel loro mondo.
Ne ho sempre desiderato uno.
Se non fosse... che sono allergico, purtroppo. Mio padre ha sempre preferito evitare di comprarne uno, dopo essersi messo con il suo ragazzo, mi è stato proibito anche solo di pensare a convincerlo a comprarne uno – il marito di papà è un veterinario – per il mio diciottesimo compleanno.
Sono stato zitto.
Ma...
Mi piacciono i gatti.
Mi inumidisco le labbra.
Avanzo verso a Gun che sta ancora seduto sulle gambe, con le ginocchia scoperte al petto. Sorride rivolto verso al basso, a testa bassa cerca di coprirsi le cosce con i miseri pantaloncini scuri.
Grazie al cazzo, Gun. Se ti siedi come una fottuta ragazzina che fa pole dance – senza offesa, eh – dubito che riuscirai a non rimanere scoperto seduto su un marciapiede.
Poso la borsa vicino a lui.
Mi siedo.
Alza lo sguardo.
«Mi segui?»
Mi lecco le labbra.
«Dovrei farlo?»
«Se ti piaccio, forse si.»
Schiudo le labbra.
«Potrei chiuderti quella bocca.»
«Davvero?»
Alza un sopracciglio.
Sorride.
Si rivolge ancora verso al gatto, che afferra tra le braccia per appoggiarselo al petto, come se fosse un piccolo cucciolo appena nato.
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☽ 𝘀𝘄𝗲𝗮𝘁𝗲𝗿 𝘄𝗲𝗮𝘁𝗵𝗲𝗿 ᵗᶦⁿⁿᵍᵘⁿ
Fanfic➯ ᴛɪɴɴɢᴜɴ ➯ sɪᴅᴇ sᴛᴏʀʏ: ᴛɪᴡᴘᴏʀ / ᴊɪᴍᴡᴇɴ / ʀᴇɴɢᴏʀʏᴀ ➯ ᴍʏ sᴄʜᴏᴏʟ ᴘʀᴇsɪᴅᴇɴᴛ / ᴍᴏᴏɴʟɪɢʜᴛ ᴄʜɪᴄᴋᴇɴ !ᴀᴜ ➯ ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ↳ 𝘿𝙤𝙫𝙚𝙫𝙤 𝙥𝙧𝙚𝙣𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙢𝙚𝙙𝙞𝙘𝙞𝙣𝙚 𝙤𝙜𝙜𝙞, 𝙣𝙤𝙣 𝙫𝙚𝙣𝙞𝙧𝙚 𝙦𝙪𝙞 𝙚 𝙛𝙖𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙘𝙖𝙯𝙯𝙤𝙣𝙚 𝙞𝙣 𝙥𝙞𝙚𝙣𝙤 𝙥...