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Quando lesse quel messaggio, Takemichi sentì il suo stomaco stringersi in una morsa soffocante. E pensò di avere una faccia alquanto orribile e bianca, siccome il suo collega, nonché amico fin dai tempi delle medie, non gli chiese:<Stai bene ?>
Il moretto piegò la testa di lato e continuava a guardarlo.
Takemichi alzò lo sguardo, incastrandolo in quello dell'altro.
Rimase in silenzio, l'altro era preoccupato. Takemichi allora soffermò lo sguardo di lui, cosa avrebbe potuto mai dirgli ? Che Mikey era vivo ed era stato lui a messaggiarlo ?
Tra i suoi capelli scuri, riusciva a vedere alcuni riflessi di colore biondo che portava alle medie. Aveva proprio un taglio e un colore terribile, lo aveva sempre pensato. E lui non era da meno; anche lui portava i capelli colorati interamente di biondo, e laccati. All'epoca andavano di moda, ma lui era soltanto uno stupido, siccome ci stava proprio da schifo con quei capelli.
<Devo andare in bagno. Non mi sento molto bene.> Si tirò su dalla sedia, tenendo stretto il cellulare tra le  bianche e ossute dita, e corse velocemente verso il bagno. Chifuyu rimase lì impalato, con un cipiglio confuso disegnato sul volto e scosse la testa, non appena vide il suo amico svoltare l'angolo del corridoio. Intanto stava componendo il numero sulla tastiera, così velocemente che pensò di aver sbagliato anche il numero. Sperava intanto che nessun superiore lo avesse visto in quel corridoio, con il cellulare in mano al posto di fare il suo lavoro, fino a quando non entrò nel bagno e si chiuse in uno di essi.
Si portò il cellulare all'orecchio, dopo aver avviato la chiamata, con il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto.
Sperava che a Mikey non gli fosse successo nulla di male. Il cellulare sembrava squillare a vuoto e lui contava gli squilli. Uno...due...tre...
Forse era arrivato al settimo quando sentì una voce femminile. Forse quegli squilli non erano mai esistiti, erano solo nella sua testa.
'il numero da lei chiamato è inesistente.'
Ed ecco che avanzava la sua teoria; aveva sbagliato numero. Aveva anche pensato al peggio: Mikey era stato scoperto.
<Merda.> Disse a denti stretti, componendo nuovamente il numero sullo schermo. Sentiva delle gocce di sudore dovute all'ansia colare sul suo viso e impregnare la sua pelle.
Portò nuovamente il cellulare all'orecchio e contò nuovamente i squilli, fino a quanto non sentì dall'altro capo una voce roca. Non era una voce robotica e femminile, ma una maschile. La sua voce. L'avrebbe riconosciuta tra mille. Era bassa e sembrava respirasse a malapena. Sentiva la gola secca, non per la corsa che aveva appena fatto. Era solo uno dei tanti effetti che Mikey gli faceva.
<Takemichi. Aiutami. Sono nel centro di Tokyo.>
E li si concluse la chiamata.
Tolse il cellulare dall'orecchio.
Sembrava essersi estraniato dalla realtà. Non sentiva più i piedi a terra, la sua mente invece vagava alla ricerca di una risposta alla varie teorie su Mikey. Che cosa gli era successo ?
Takemichi, scuotendo la testa, ritornò subito alla realtà. Bussavano al porta del bagno; andava di fretta.
<Insomma. Ti muovi ???>
Cerco un paio di secondi per riprendersi dallo shock iniziale e uscì fuori.
<Mi dispiace.> Borbottò delle scuse, guardando l'uomo in giacca e cravatta che aveva di fronte. Aveva un'espressione molto arrabbiata.
L'altro brontolò un:<era ora.> E di andò a chiudere in bagno.
Fece un profondo respiro.
Si diresse verso il lavandino e si sciacquò il viso con acqua fredda. Alzò gli occhi verso lo specchio e si guardò.
<In che guaio ti sei cacciato.> Sussurrò, non sapendo a chi riferirsi se a sé stesso  o a Mikey.

Finish line Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora