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Dormirono abbracciati, l'uno stretto all'altro, nessuno disse nulla di quel bacio. A Mikey non importava cosa l'altro avesse pensato, aveva bisogno di lui e della sua presenza come nessun'altra cosa al mondo.
I loro respiri si fusero, diventandone uno solo, nel buio di quella notte. Tutti i pensieri e le preoccupazioni erano fuori dalle loro menti, l'avevano chiuse fuori dalla porta di quella stanza.
Mikey pensava solo a una cosa: avere Takemichi al suo fianco, sentire il suo odore intrappolato nelle sue narici mentre, con l'orecchio appoggiato sul suo petto, ascoltava il battito del suo cuore. Così calmo, lento, che lo fece subito addormentare. Una dormita lunga e profonda come non l'aveva mai fatta prima d'ora.
Takemichi aveva dimenticato di aver inviato un messaggio ad Hinata, ormai aveva la testa appoggiata su quella del più basso e ascoltava il suo respiro calmo e tranquillo che gli andava a scaldare il petto; era un suono piacevole per le sue orecchie che fece addormentare anche lui in modo profondo. Takemichi dormì così profondamente che non si accorse nemmeno che il suo cellulare si era illuminato; una notifica apparve sullo schermo di esso, era un messaggio da parte di Hinata. Dopo pochi secondi gli arrivò un altro messaggio.
Il primo era una foto. Nel secondo c'era scritto "fai schifo."

Vennero svegliati dal suono degli uccelli che cinguettavano fuori la loro finestra; il primo ad aprire gli occhi fu Takemichi, non vedendo Mikey al suo fianco non si allarmò più di tanto quando sentì lo scrosciare dell'acqua arrivare dal bagno.
Fece un sorriso. Gli venne in mente la scena della sera prima, percepiva ancora le labbra dell'altro sulle sue. Quella morbidezza e quel profumo di bagnoschiuma che non lo avrebbe facilmente dimenticato. Erano labbra che non erano difficili da dimenticare. Erano dei ricordi indelebili, indistruttibili che avrebbe conservato in segreto e scrupolosamente. Si spostò seduto sul bordo del letto, si scorciò le maniche della camicia e si passò una mano tra i capelli. Si ricordò del messaggio che aveva inviato a Hinata. Aveva appoggiato il cellulare sul comodino per non essere disturbato e lo prese per vedere se lei avesse risposto, ma quando vide quelle notifiche il cuore parve arrivargli in gola. Con il dito tremante, scorse sullo schermo freddo e andò a cliccare sulla foto. Questa ritraeva lui, di spalle, di fronte al distributore automatico. Poi lesse anche quel messaggio. Quel messaggio che recitava "fai schifo." Lo fece sentire così male che dovette alzarsi subito dal letto.
Che avesse scoperto tutto quanto ?
Uscì velocemente dalla porta, chiamò Hinata. Doveva darle delle spiegazioni oppure doveva dirle una bugia ? Solo che lui le bugie non sapeva dirle. Ovvero, sapeva dirle ma solo che lei era così brava a scoprirlo. Solo che non avrebbe potuto svelare a lei ciò che realmente stava facendo. Non poteva dirle che stava aiutando un delinquente, un probabile omicida, a fuggire da lì. Era una cosa segreta, tra lui e Mikey, che nessuno avrebbe dovuto sapere. Il cellulare squillò. Una, due, tre volte. Squillò fino a quando, al settimo, qualcuno non rispose.
<Hina...> Il suo fu un sussurro.
Le sue dita battevano costantemente sul bordo del cellulare, dal nervoso.
<Mi hai mentito.> La voce dell'altra, nonostante ci fosse in mezzo un oggetto elettronico, era così fredda e distaccata. Takemichi già se la immaginava: i suoi occhi erano lucidi, mentre se ne stava ferma in piedi in un angolo della stanza. Un suo braccio era abbandonato lungo il fianco, dita strette a pugno ma i suoi occhi esprimevano ciò che provava davvero. Già pensava che in quel momento fossero lucidi, era quasi sul punto di piangere.
<Non è come pensi.>
Sussurrò il ragazzo.
<Tu ti vedi con un'altra.>
Disse invece lei.
Fu come una doccia fredda per lui. Non era una cosa vera. Ah, se solo avesse potuto dire la verità.
<Hina...non è così. Ti prego, credimi.>
<Perché dovrei ?! Cosa avresti potuto fare davanti a quell'albergo a quell'ora ? Hai detto di essere a lavoro, mi hai mentito !> Urlava lei. Lui, invece, stava in silenzio. Si sentiva colpevole di averle detto una bugia.
<Non è come pensi> riusciva a dire solo quello ormai. Non poteva darle delle spiegazioni concrete.
Non poteva dirle la verità.
<Allora cosa ?>
Parve calmarsi, Takemichi fece un sospiro.
<È molto più complicato di quello che pensi...ma fidati, io ti amo. Non ti tradirei mai con nessun'altra.> Disse lui in un sussurro, che sembrò calmare un po' la ragazza.
Takemichi si voltò verso la porta, quando sentì quest'ultima aprire.
Vide Mikey sulla soglia di essa. Indossava un cappello nero, una maglietta bianca e dei jeans neri, sul viso aveva degli occhiali neri per riparare gli occhi dal sole.
<Ti spiegherò tutto a tempo debito, ora devo andare. Ciao.>
<Va bene. Ciao>
E fu così che staccarono la chiamata, mise il cellulare in tasca e guardò Mikey.
<Andiamo.> Lui aveva i documenti in mano.

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