Quella era probabilmente la cosa più illegale che aveva fatto nelle ultime settimane. Quelle settimane così intense che non vedeva l'ora che finissero. Gli mancava tanto la vita tranquilla, anche se era tremendamente monotona. Più che altro gli mancava non avere il fiato della polizia sul collo. Lui e Hinata dovevano muoversi cautamente, non potevano partire e andare da Mikey. Se per caso li avessero seguiti ? Avrebbe messo in pericolo Mikey e non era quello che voleva.
La cosa illegale era, invece, che la donna davanti a lui aveva scattato una foto di tutte le registrazioni dei passeggeri che erano saliti sulla nave insieme a lui, cercava un nome diverso dagli altri, che non fosse proprio Mikey ma che era lui. Non si era registrato a suo nome, infatti Takemichi gli aveva preso dei documenti falsi da quel tizio così tanto scorbutico, ma non sapeva a che nome fosse intestato in quanto non aveva controllato i documenti.
<Mh, hai qualche vaga idea di quale nome abbia usato ?>
Gli chiese Hinata, scorrendo con le dita sullo schermo.
Entrambi erano in auto, fermi e la notte, fuori, stava iniziando a calare.
<No, lui mi aveva solo chiesto di ritirare dei documenti da parte sua da un tizio che aveva l'aria di un assassino. Non ho controllato a chi fossero intestati, ero impegnato più a scappare via da lì.a> le rispose, Hinata ridacchiò.
<Sei il solito fifone, Takemichi.> Disse in risposta, scuotendo la testa.
Lui gonfiò le guance sentendosi offeso:<Hey, te la saresti data a gambe anche tu se solo avessi visto quel tizio ! Faceva davvero molta paura.> Brontolò, roteando gli occhi. Il suo monologo venne interrotto da Hinata che, con gli occhi luminosi, si girò verso di lei con lo schermo del cellulare rivolto verso la sua direzione e un sorriso raggiante disegnato sul viso.
<Trovato, è lui. Me lo sento.> Takemichi assottigliò gli occhi e guardò lo schermo del cellulare, leggendo il nome impresso bianco su nero.
<Shinichiro Hanagaki. Ha utilizzato il mio stesso cognome.> Sussurrò lui, lei invece annuì.
<Sì, e, almeno che tu non abbia un parente com questo nome, penso proprio che sia lui.>
Disse, stringendo le spalle e lui sorrise.
<Ti ringrazio, Hina.>
<E di che. Mi piace fare queste cose. Ora... Dovresti proprio andare lì, da lui.> Sussurrò poi, guardando fuori in direzione del molo e guardando le navi che salpavano e la gente che usciva ed entrava da esse.
<Non penso che mi voglia con sé.> Ammise lui, stringendo il volante tra le dita ossute e perdendosi nel paesaggio che aveva di fronte.
<Io penso che stia aspettando te, invece.>Takemichi alla fine di convinse. Si era deciso più che mai a salpare su quella nave, scese dall'auto, chiuse la portiera e guardò la ragazza che gli alzò il pollice, mentre slittò sul lato del guidatore per mettere in moto la macchina.
Si morse l'interno guancia; sentiva il cuore battergli a mille nel petto e le mani sudate dall'ansia.
Camminò verso il molo. Sapeva che l'ultima nave per quella destinazione fosse a botte fonda e mancava ancora tanto tempo, quindi si sedette su una panchina ad aspettare. Prese il cellulare e lo aprì. Hinata gli aveva detto che era meglio gettarlo via per non farsi intercettare. Aveva ragione, la sicurezza prima di tutto. Poi l'aveva abbracciata e l'aveva ringraziata dell'aiuto. Non pensava che avesse mai fatto una cosa del genere, nonostante ciò che le aveva fatto. Il tradimento di Mikey e la cotta per lui.
Era stata tranquilla. Se lo aspettava, lei già lo sapeva ancora prima che loro due lo sapessero. Era proprio una detective. Era portata per quel lavoro.
Takemichi era ancora seduto sulla panchina, il cellulare abbandonato nel cestino dell'immondizia; in quel momento, provò una sensazione del tutto nuova. Che non aveva mai provato in vita sua e che sembrava impossibile provarla. Lui era felice. Tanto felice. Quindi c'era possibilità per tutti, di stare con l'amore della propria vita. C'era possibilità anche per lui, di stare insieme a Mikey. Mancava poco, davvero poco, e lo avrebbe incontrato. Non vedeva l'ora.
Si sentiva più leggero, libero da ogni tipo di preoccupazione e di responsabilità.
Il suono della nave in arrivo lo distrasse dai suoi pensieri, lui si tirò su dalla panchina e si diresse verso il molo. La nave era la stessa sulla quale era salito Mikey, o almeno sembrava la stessa: interamente grigia e senza nessun nome. Solo che non c'erano i container colorati che aveva visto. Era completamente vuota. Alcune persone si diresse inverso la nave e salirono sulla passerella. Lui fece stesso; doveva fare il suo check in e salire sulla nave.
Ma, mentre si diresse verso quella direzione, sentì qualcuno chiamarlo alle sue spalle. Aveva una voce familiare e avrebbe voluto tanto sbagliarsi, siccome la sua ansia prese possesso nuovamente del suo corpo e le paure invece si impossessarono della sua mente.
<Signor Hanagaki?>
Lui si girò lentamente, pallido in viso.
Vide il poliziotto, quello alto e scavato in viso, che gli aveva fatto visita a casa e che era dietro di lui con le braccia allungate lungo i fianchi. Aveva il solito abito nero. Non rispose.
<Ha pensato di farsi una vacanza, mh?>
Gli chiese, facendo un passo in avanti.
Un brivido di terrore gli percosse la schiena.
<Sì...per staccare la spina, sa. Il lavoro stressa->
<E lo ha pensato a notte fonda, senza nessuna valigia da portarsi dietro.>
Takemichi ridacchiò nervosamente:<sì...a volte mi vengono delle voglie improvvise.>
<Venga con me.>il poliziotto era serio in viso, spostò un po' la divisa per fargli vedere la pistola incastrata nella cinghia. <E nessuno si farà male.> Sussurrò.
Il respiro del giovane uomo, alla vista dell'arma, si fermò nel petto. Aveva paura di soffocare da un momento all'altro. Non disse nulla, annuì e lo seguì.Si diressero in un vicolo più lontano dal porto, al buio e isolato.
L'uomo gli incuteva più terrore di quel Pah chin che aveva incontrato. L'uomo si girò.
<Lei ci ha mentito, signor Hanagaki. Sa benissimo dove si trova Mikey.> Disse l'uomo, si fermò e Takemichi fece lo stesso. Poi si voltò.
< Io...>
<Questo è alto tradimento al nostro paese. Ha mentito a un poliziotto. E si sta alleando con un criminale. Sa già la pena da scontare.>
Takemichi deglutì.
Lo sapeva benissimo.
Nel suo paese, questo tipo di reati, erano punibili con una reclusione o, nei casi peggiori, con la pena di morte.
<Sì...> Sussurrò con un filo di voce. Ormai non aveva più via di scampo, ma erano i rischi da passare.
<Non sarà semplice per me.> Disse, prese la sua arma e gli sparò dritto nel petto. All'inizio fece male, ma poi non sentì più nulla.
Capí tutto: quella nave sarebbe salpata senza di lui, non avrebbe mai visto Mikey e non sarebbe mai stato felice insieme a lui.
Il suo corpo cadde a terra, producendo un tonfo sordo, gli occhi spalancati e vuoti.
Nell'aria si udì solo un 'click' e poi nulla più.
Addio, Mikey. Ti ho amato, da sempre.
Tuo, Takemichi.Fine
Spazio autrice
Beh che dire amici, questo è l'ultimo capitolo . Ha fatto male a me scriverlo quanto farà male altrettanto a voi leggerlo. Avevo bisogno di un po' di angst e, bene o male, mi è uscito fuori come un fiume in piena.
Spero che mi capiate e spero anche che il libro vi sia piaciuto con questi capitoli super lunghi.
Volevo dirvi una cosa per farmi un po' di pubblicità.
Ho pubblicato altre due storie: una su jujutsu kaisen della ship Toge x Yuta e un'altra invece è una Bakudeku. Mi farebbe molto piacere se le andaste a leggere perché, almeno nella Bakudeku, ci sto mettendo davvero il cuore per leggerla.
Poi, volevo anche dirvi che probabilmente entro Natale uscirà un nuovo libro. Su personaggi e situazioni inventati da me, ovviamente è sempre un libro che tratta di tematiche omosessuali. Grazie mille per aver letto fino a qui e vi auguro un buon proseguimento ❤️
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Finish line
FanfictionSull'orlo della pazzia, Mikey, chiederà aiuto alla persona più cara a lui. ✓long su Tokyo revengers, dato il successo riscontrato dalla scorsa storia. ✓ la coppia mi piace quindi non accetto critiche su di essa ✓saranno presenti scene di violenza...