13

12 0 0
                                    

N.a : leggete lo spazio autrice alla fine che è importante!!!

Primo giorno da quando Mikey era partito, si sentiva più vuoto del solito. A lavoro era monotono, non si erano nemmeno accorti della sua assenza di molte ore tanto che lui non era nemmeno tanto considerato nell'azienda nella quale lavorava. Chifuyu, il suo collega nonché suo amico, lo aveva invitato a fare una partita di bowling quella sera ma lui aveva rifiutato, non era in vena per uscire e divertirsi insieme a lui e Baji, il fidanzato di Chifuyu. Sarebbe potuto andare, per distrarsi da tutto quello che gli era successo in quei giorni, per allontanare anche i pensieri da Mikey e da cosa stesse facendo in quel momento. Ma era più forte di lui, non poteva ignorare quel malessere che gli stava strappando le viscere in mille pezzi e lo faceva soffrire in modo silenzioso. Già se lo immaginava, quella specie di maledetta forza opprimente, che sorrideva sadica in un angolino mentre lui era lì, a soffrire da solo e senza nessuno al suo fianco. Avrebbe potuto dire tutto a Hinata, dopotutto era sua moglie ed era ciò che qualsiasi  buon marito a avrebbe fatto. Ma con che coraggio poteva guardare in faccia sua moglie e dirle:< ho baciato il ragazzo che mi piace dalle medie e lo sto anche coprendo perché a quanto pare è un ricercato, criminale ed assassino> ?
Non era la cosa giusta da fare, ma quella più giusta era stare in silenzio, soffrire e aspettare che tutto quel dolore se ne fosse andato da solo. Avrebbe superato anche quello. E, dopotutto, con Hina non avrebbe potuto parlarle. Temeva per qualche sua strana reazione al fatto che lo aveva visto fuori l'hotel nell'ora in cui avrebbe dovuto lavorare. E che sarebbe successo non appena fosse tornato a casa ? Avevano chiuso quella chiamata pacificamente, ma immaginava che anche lei si fosse tenuta tutto dentro, al costo di non esplodere, e avesse lasciato scorrere tutto, mentre moriva dentro di sé. Takemichi guardò il grande orgoglio appeso sul muro, era grande, quadrato e bianco, che tra l'altro portava cinque minuti dietro, come a ricordargli che, se avesse dovuto staccare non avrebbe mai potuto farlo e doveva soffrire altri cinque minuti prima di fuggire a casa sua, sotto le coperte e a sbattere tutti quei pensieri giornalieri fuori la porta di casa.
Sospirava, a ogni minuto che passava. Era una lenta agonia. Osservava quel quadrante di orologio come se fosse l'unica salvezza, aspettando lo schioccare dell'ultimo secondo per potersene andare da lì, mentre stampava dei fogli alla fotocopiatrice.
La lancetta dei minuti si mosse e schioccò la mezza, lui era già lì ad abbandonare ciò che stava facendo mentre a grosse falcate di passi raggiunse la scrivania e prese le sue cose.
<Sei sicuro di non voler venire questa sera ? Guarda che ci divertiremo, porta anche Hinata se vuoi.>
Chifuyu gli venne dietro di soppiatto e lui per poco non svení a terra. Si mise la borsa a tracolla sulla spalla e lo guardò, fece un sorriso timido e scosse la testa.
<Non penso. Abbiamo un gran da fare io e lei. Ora devo andare.> Disse frettolosamente, alzando le dita di una mano in segno di saluto e corse via dall'ufficio.

Raggiunse casa poco dopo, parcheggiò al solito posto, sul ciglio della strada di fronte alla porta di casa, e scese, con la borsa sempre a tracolla. Weee Ra tutto silenzioso, il sole in cielo illuminava le tegole rosse del tetto e parte della vernice bianca che colorava l'abitazione. Era incrostata su molti punti, doveva dare una bella verniciata, Hinata glielo aveva sempre detto ma aveva sempre rimandato tutto e alla fine se lo era dimenticato definitivamente. Prese le chiavi di casa e, una volta giunto alla porta di ingresso, la aprì dopo aver dato due mandate con le chiavi. Entrò dentro: casa era silenziosa, o quasi. Infatti, Takemichi, acuendo l'udito percepì un leggero ticchettio di tasti provenire dal salone. <Sono a casa !>
Urlò per farsi sentire.
Il rumore di tasti cessò, ma al suo posto si udirono dei passi che si fermarono proprio sulla soglia del salone. Hinata era lì, aveva una maglia gialla e lunga che le arrivava lungo le ginocchia, i capelli erano legali in una coda e guardò suo marito.
<Amore, ciao. Sei arrivato prima del previsto. La cena è sul tavolo, ma prima c'è una cosa che devi sapere.>
<Cosa ?> Intanto lui, voltandosi e dandole le spalle, mise la borsa a posto e si tolse le scarpe.
<Sono passati dei poliziotti, questa mattina, e ti cercavano.>

Spazio autrice

In attesa di ispirazione per scrivere il capitolo 17 eccovi qui un capitolo tutto nuovo e colgo anche l'occasione per dirvi ufficialmente che la pubblicazione dei capitoli sarà ogni domenica. Quindi tenetevi pronti e aggiornati !

Finish line Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora