Tokyo era grande e cercare una persona, in quella immensa città, era come cercare un ago in un pagliaio: impossibile.
E poi, Takemichi doveva raccogliere il coraggio di cercare una scusa per uscire prima da lavoro, ma non era troppo bravo con le bugie. Lui era una persona onesta.
Riuscì a cavarsela, sgattaiolando via durante la pausa pranzo. Nessuno si sarebbe accorto che sarebbe mancato per poco tempo, no ? E, dopotutto, Chifuyu lo avrebbe coperto. Glielo aveva promesso. La scena che gli si era presentata davanti agli occhi era stata più o meno così:<Devi aiutarmi.> Takemichi stava addentando il suo panino al prosciutto cotto. Era una merenda facile e veloce che si era fatto preparare in un supermercato quella mattina, prima di giungere sul posto di lavoro.
<Dimmi tutto.> Aveva risposto Chifuyu; oscillava tra le dita le bacchette in legno e l'altra mano reggeva una ciotola di riso di colore azzurro con delle stelline gialle. Lo sguardo di Takemichi si allontanò, guardando un po' più in là. C'era il suo capo, intento a rimproverare un impiegato per aver sgualcito dei fogli che gli servivano.
<Devi distrarlo. Devo fare una cosa e devo uscire da qui.> Per poco il suo amico non si strozzò con il groppo di riso che aveva in bocca.
<Ma sei pazzo ?> Sibilò a bassa voce per non farsi sentire; era riuscito, a fatica, a mandare giù il cibo e intanto li stava guardando con gli occhi sgranati, increduli. Non riusciva a crederci che gli aveva chiesto una cosa del genere. Ovviamente, era fuori discussione e, quella mattina, il loro capo, si era svegliato con un diavolo per capello. Era proprio intrattabile e facilmente irritabile. Come avrebbe dovuto distrarlo.
<Ti prego. Mi toglierà via pochi minuti. In un batter d'occhio sarò qui e nessuno si accorgerà di nulla.>
Chifuyu sospirò. Dopotutto, erano amici, non poteva dire di no a quel faccino implorante che gli stava facendo Takemichi in quel momento.
<Me lo prometti ?>
<Promesso.>Poi annuì.<va bene, ti copro ma vedi di tornare subito.>
Era fin troppo buono, ma avrebbe fatto di tutto per il suo amico.
Il minuto dopo, invece, Takemichi si trovava già fuori dall'edificio e qvvea un passo spedito. Dove avrebbe potuto trovare Mikey se non nei quartieri più malfamati della città?
Era l'ora di punta, lui si sentiva che non ci fosse nessuno e quindi si addentrò verso un vincolo stretto tra due palazzi alti e grigi.
La via sbucava verso quei quartieri che venivano frequentati pressoché da dei delinquenti. C'erano donne, vestite in abiti succinti appoggiate a dei muri di mattone che fumavano. Gli ammiccarono e gli chiesero se volesse qualche servizietto, cosa che lui rifiutò. Erano delle prostitute.
Uomini, invece, che erano seduti su delle scale con in mano degli spinelli. Avevano gli occhi rossi rivolti verso l'asfalto.
C'erano molte persone, che non stavano facendo delle cose legali, ma tra queste non riuscì a vedere Mikey. Non conosceva nessuno, non vedeva nessun viso familiare.
Quindi, ei addentrò maggiormente verso quei vicoli. Tutti iniziarono a guardarlo.
Era vestito fin troppo bene per i loro gusti, aveva giacca e cravatta. Dei vestiti che nessuno, lì in mezzo, si sognava di comprare e indossare.
Con la coda dell'occhio, riuscì a vedere un uomo, il quale gettò qualcosa a terra e staccò la schiena da muro. Questi indossava un soprabito nero, aveva i capelli tirati all'indietro ed era molto alto. A lui si avvicinarono altri due; uno più basso e grasso, senza capelli, l'altro invece era molto magro con le guance scavate e delle borse viola sotto gli occhi.<Cosa ci fa qui uno come te ?>
Annunciò quello al centro, l'uomo che si era avvicinato per primo. Probabilmente, il capo.<Sei uno sbirro ?>
Sibilò il più basso e grasso.<Non vogliamo sbirri qui.>
Lo smilzo tirò fuori un coltello dalla tasca. Un groppo di saliva gli si bloccò in gola e il cuore iniziò a battere all'impazzata nel petto, alla vista della lama lucente sotto quel piccolo fascio di sole che illuminava quelle strade..<Non sono uno sbirro. Sto cercando una persona.>
Fece un passo all'indietro e alzò le mani in segno di resa. Non voleva combattere, non lo sapeva fare.Il capo sputò a terra:<non ci piacciono i bugiardi.>
<Già.> Disse il basso.
<I bugiardi fanno una brutta fine.>
Esordì lo smilzo, simulando una recisione della carotide con il coltellino che aveva in mano.I tre, nonostante lui indietreggiasse, non lo raggiunsero mai; un colpo, raggiunse invece il capo tra i tre. Un colpo che lo stese a terra, facendolo svenire subito. Fu tutto così veloce che Takemichi ci capí poco e nulla. Poi un pugno colpì il più basso alla mandibola, facendogli sanguinare il naso e facendolo cadere sulle ginocchia.
Mentre un calcio colpì lo stomaco dello smilzo, sbalzandolo contro il muro.Takemichi riconobbe la figura di Mikey, in piedi davanti ai tre.
Teneva i pugni stretti, grondandi di sangue.< Toccatelo e siete morti.>
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Finish line
FanfictionSull'orlo della pazzia, Mikey, chiederà aiuto alla persona più cara a lui. ✓long su Tokyo revengers, dato il successo riscontrato dalla scorsa storia. ✓ la coppia mi piace quindi non accetto critiche su di essa ✓saranno presenti scene di violenza...