Ragione

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Alex
2024

Dovevo immaginare che non mi sarei potuto dimenticare di lei e del suo buffo modo di fare.

Da quella volta in ascensore era stata l'unica cosa a cui avessi pensato; era stata una valle di colore in mezzo ad una monotona e grigia routine.

Lily era ciò di cui il mio cuore viziato avesse bisogno in quel momento e non gliel'avrei di certo negato.

Iniziai a guardarla dal mio ufficio e a sperare di vederla sempre di più, così dopo tre settimane di sguardi, la invitai a bere qualcosa.

Scoprii che amava i gatti, le lunghe passeggiate in spiaggia e il sole al tramonto; io invece le dissi  che amavo i cani, ma che non fossi in grado di prendermene cura, il calcio e il cinema.

Amava sentirsi libera e cantava a squarciagola quando era felice, ma la sera in cui le chiesi di diventare la mia fidanzata, rise tanto da dimenticarsi il testo della sua canzone preferita.

Risi anche io e poi la baciai, sempre un po' più a lungo, fino a farci l'amore per tutta la notte.

Era una novità per me, fare l'amore.

Le altre ragazze con cui fossi stato si prendevano tutto quello che volevano, senza dare niente in cambio e se ne andavano prima che potessi svegliarmi.

Con Lily era diverso.

La prima volta, dopo aver finito, l'abbracciai e le accarezzai i capelli fin quando riuscì ad addormentarsi. Poi la guardai dormire e quella notte non chiusi occhio per paura che se ne andasse.

Quando la scoprii ancora vicino a me, la baciai sulla fronte e la ringraziai di non essere andata via.

"Devi spiegarmi come mai." Si lamentava come le bambine e metteva il broncio come loro. La guardai con un mezzo sorriso sulle labbra.

"Zhi Nu e Niu Lang erano troppo innamorati e il re del Paradiso volle separarli."
"Ma è una storia triste, Alex!" Si lamentò mentre si apprestava a scegliere il rossetto, così la guardai dallo specchio e scossi la testa.

"Il loro amore era così forte che riuscì a convincere la regina del paradiso a trovare un compromesso." Le si illuminarono gli occhi e si fermò con la punta del rossetto sul labbro inferiore, in attesa che continuassi. "Avrebbero potuto stare insieme ogni anno, la notte del settimo giorno del settimo mese."

"Solo una notte?" Sembrava delusa.
"Soltanto una" Annuii mentre lei finiva di passarsi il rossetto nocciola sulle labbra.

Non era la prima volta che le raccontavo leggende del genere da quando aveva scoperto che fossi nato in Cina. Anche se una volta finito di raccontargliele tutte, ne avrei inventate di nuove, solo per vedere quella curiosità accendere i suoi grandi occhi nocciola.

Non importava quante volte le avessi detto di non saperne molto, moriva dalla voglia di scoprirne di più.

Era un'altra cosa che amavo di Lily: non si fermava mai davanti alle apparenze e mi faceva impazzire con la sua genuina ingenuità.

"Sarebbe tremendo, non credi? Amarsi solo una volta ogni tanto." Mi guardò dallo specchio prima di voltarsi verso di me. "Nessuno sguardo, nessuna parola," afferrò la cravatta che avevo al collo e la tirò per avvicinarmi a sé. "nessun bacio." Era ad un palmo dalle mie labbra quando sorrise e mi allontanò per voltarsi di nuovo.

"Una notte può bastare, sai?" Le misi le mani sui fianchi e odiai il contatto con il tessuto del suo vestito. "A volte basta un attimo." Le mani continuarono a salire, portando con esse anche il tessuto dell'abito che le scoprì le cosce.

Portai le labbra vicine al suo orecchio e la sentii respirare più velocemente, le mani erano strette alla ceramica del lavandino. "Meglio andare o faremo tardi."

Portai una mano sulla curva inferiore della sua schiena quando si voltò e agilmente si sedette sul lavandino, portandomi le mani dietro il collo.

Non disse niente, ma mi guardò un attimo prima di avventarsi sulle mie labbra. Le sue si aprirono immediatamente permettendo alla mia lingua di esplorare la sua bocca fino a sfiorare la sua.

Sapeva di buono e di pessimo tempismo.

Le portai una mano tra collo e guancia e l'accarezzai con il pollice.

"Piccola." Lei si fermò con il rossetto leggermente sbavato e gli occhi imploranti. "Siamo in ritardo."

"Credevo fosse una nostra specialità non arrivare in orario." Si morse il labbro inferiore impercettibilmente, quando le lasciai un bacio sulla fronte. "Odio darti ragione."

Scese dal lavandino e si sistemò il vestito e il rossetto, poi mi guardò allo specchio. Aspettava che dicessi qualcosa, ma mi limitai a serrare la mascella e farle un sorrisetto.

L'afferrai per i fianchi e l'accomodai sul lavandino; sapevo che avremmo fatto tardi.

"Alex che stai-"
"Odio avere ragione."

Lilies & OTICH• Ben BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora