Dal grande salone giungevano voci e risate: il banchetto del padrone era iniziato. Una schiava attendeva un cenno da parte della moglie del signore per iniziare a servire le numerose portate.
Ecco il segnale.
La ragazza entrò con lo sguardo basso nell'ampio locale. Intorno ad un grosso e basso tavolo, comodamente adagiati su appositi letti, erano radunati una decina di uomini insieme alle proprie consorti. Il loro abbigliamento raffinato e tinto di colori costosi, come la porpora e l'oro, faceva intendere la loro elevata posizione nel ceto sociale. A capotavola sedeva il padrone, che rideva vicino alla moglie, splendida nella sua toga candida e leggera e con i capelli corvini intrecciati in una raffinata acconciatura. Dopo aver posato le vivande dove le era stato indicato appena un'ora prima, la giovane aspettò impaziente un gesto di congedo e, non appena questo fu arrivato, si defilò.Una volta uscita dallo sguardo severo della matrona, esalò un sospiro di sollievo, e si permise di correre verso la stanzetta dove alloggiava la sua famiglia.
Dopo essere entrata nel minuscolo locale, sciolse la crocchia che era obbligata a farsi ogni mattina e lunghi riccioli dorati ricaddero morbidi sulla schiena. Come tutti i giorni Clelia venne accolta dai tre fratellini, che chiedevano la loro unica e modesta razione di cibo, e come tutti i giorni lei rinunciò a parte del suo pane per sfamare i piccoli. Si spogliò dello stretto e lungo chitone, che la padrona pretendeva le schiave indossassero, e ne infilò uno appositamente tagliato alle ginocchia per consentire maggior facilità di movimenti. Si buttò un vecchio e logoro mantello sul capo e legò alla cintola un sacchetto vuoto. Prima di uscire, però, baciò i fratelli sulla fronte e salutò i genitori, riservando loro una triste occhiata e un sospiro. Questi erano costretti a letto da quasi un mese, a causa della peste rossa, ed erano ormai al secondo stadio; da quasi una settimana infatti il loro corpo si era ricoperto da enormi chiazze rossastre, e le volte in cui si svegliavano erano ormai poche, vista la febbre alta. Proprio la malattia dei due era la causa del piccolo appartamento separato da quello del resto della servitù, dato il rischio di contagio, ma i padroni non avevano avuto il cuore di salvare da questa sciagura i quattro figli della coppia, costretti a convivere con i malati.Mentre abbandonava furtivamente il palazzo, Clelia si fermò un istante davanti a uno dei grossi vasi d'argento che ornavano l'abitazione, dono all'arconte, il suo padrone, da parte di un qualche mercante. Il suo riflesso le rimandò uno sguardo stanco, e la ragazza si concesse di osservarsi per qualche secondo.
Un volto leggermente ovale, ancora infantile, dalla pelle candida e con gli zigomi leggermente arrossati, circondato da una cascata di ricci biondi e gonfi, si specchiava nell'argento lucido. Labbra piene e rosse, naso piccolo e leggermente all'insù; il tutto illuminato da splendenti e grandi occhi color verde smeraldo, leggermente segnati dalle occhiaie a causa del duro lavoro e pieni di tristezza e rassegnazione. Il corpo minuto si mimetizzava perfettamente nelle ombre del crepuscolo, mentre scivolava silenziosa per le strade dell'Ellade. Arrivata nell'agorà*, si nascose dietro una delle grandi colonne che circondavano la piazza. I mercanti stavano già ritirando le merci, e la ragazza approfittò della distrazione di alcuni di loro per afferrare un paio di mele e qualche dracma. Si sentiva così dannatamente in colpa per i furti, ma se non lo avesse fatto ciò a cui teneva di più, i suoi fratelli, sarebbero probabilmente morti di stenti.
Rischiò di essere vista mentre infilava una piccola anfora di miele nel sacchetto che portava in vita; le sarebbe servito per curare la febbre dei genitori. Usò i soldi che si era procurata per comprare due pezzi di pita* e si diresse velocemente a casa; se l'avessero scoperta l'avrebbero probabilmente uccisa: era vietato per gli schiavi uscire senza permesso, inoltre il furto era considerato un reato molto grave, punito con la morte.
Dopo essere rientrata, si diresse immediatamente dai genitori per accertarsi delle loro condizioni: la febbre non era scesa. Clelia prese allora il miele e lo mischiò ad altre erbe curative, cercando come sempre di non piangere alla vista dei corpi esanimi dei due. Facendo molta attenzione a non toccarli direttamente, appoggiò la boccetta alle loro labbra, lasciando che bevessero il farmaco.
Poi, dopo un'estenuante giornata, la ragazza si concesse finalmente qualche ora di sonno: abbracciò i fratellini già addormentati e si coricò insieme a loro su un vecchio lenzuolo ormai ingiallito e consumato, l'unica cosa che li separava dalla terra fredda.
Erano anni che la gens Albia, composta da loro sei, non dormiva su veri giacigli. Erano passati anni da quando i debiti li avevano costretti a diventare schiavi, da quando erano stati portati dall'Impero a Ellade, da quando l'arconte li aveva comprati. Erano molti i momenti in cui Clelia aveva già rischiato la sua vita per garantire del cibo ai fratelli più piccoli, e da quando i suoi genitori si erano ammalati i suoi doveri erano aumentati ulteriormente. La ragazza era entrata troppo presto nell'età adulta, e non voleva che i fratellini subissero la stessa crescita forzata, per questo si sovraccaricava di lavoro: per far sì che non perdessero la loro infanzia.
Clelia, quella notte, non avrebbe mai pensato che la sua vita, già troppo misera e triste, avrebbe potuto prendere, da lì a poco, una piega ancora più negativa.
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*Agorà= Piazza principale presente in tutte le città dell'antica Grecia, a Olimpo occupa da sola lo spazio di un quartiere ed è circondata da grosse colonne in marmo. Viene usata per i mercati e occasionalmente per assemblee popolari.
*Pita= Focaccia tipica dell'Ellade, economica e nutriente poiché spesso farcita con formaggio e miele.
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Labyrinthum (SOSPESA)
FantasyLa copertina è opera di koaluch. Olimpo. La più grande città-continente sulla Terra, divisa in due settori: Ellade e Impero. Lo scambio fra queste due culture diverse consisteva prevalentemente in merci e schiavi. La sedicenne Clelia, insieme alla s...