"Su di noi pendono sempre grosse aspettative, che spesso portano a schiacciarti completamente e ti riducono ad un ammasso di ansia e delusione. Al termine della scuola superiore è una corsa a soddisfare gli altri, mai noi stessi.
Quando ti laurei? Quando inizi a lavorare? Quando ti sposi? Quando metti su famiglia?
Appena riesci a rispondere a una di queste domande, ne spunta subito un'altra e si finisce in questo loop in cui rincorri il momento in cui riuscirai a rispondere a tutte, ma non finiscono mai.
Nessuno si è mai chiesto se fossi felice o se quelle cose le volessi davvero."
Manuel ciondola da una parte all'altra del laboratorio con la testa bassa e senza proferire parola. Si sente solamente la radio che passa in rassegna le notizie del giorno: adesso c'è un ragazzo che parla del disagio che provano i giovani al giorno d'oggi e di quanto non vengano ascoltati. Vorrebbe sapere cosa ne pensa Simone riguardo a questo perché sa che questo è uno degli argomenti che lo fanno infervorire di più.
«Manuel!» urla Flavio mentre un frastuono si propaga nella stanza «Che stai a fa?»
Tre teglie di pizza ancora da infornare sono a terra, l'impasto e i condimenti sparsi sul pavimento e Manuel che le fissa con uno sguardo scioccato.
«Ao!» Flavio prova nuovamente a richiamare la sua attenzione ma il ragazzo sembra in trance. Si avvicina e lo prende per le spalle scuotendolo leggermente, finalmente alza gli occhi ed incrocia il suo sguardo.
«Me senti? Mo' vai a prende na boccata d'aria e te bevi un po' d'acqua fresca, te voglio qui tra un'ora» lo spinge fuori dalla porta, l'aria fresca della notte fa arrossire leggermente gli zigomi del riccio. Sembra ritornare in sé, si avvia verso il frigorifero, prende una bottiglia d'acqua e, dopo aver preso il tabacco, esce nel cortiletto interno della panetteria.
Passa la successiva ora a fumare e a piangere, si odia per aver rovinato il lavoro e per aver deluso Flavio, non è stato per niente professionale.
Quando rientra, Flavio gli mette tra le mani una sac-a-poche con la crema e i croissant da riempire.
«Mà, mo' me devi dì che c'hai. Lo sai che me faccio sempre li cazzi mia ma me fai preoccupà»
«Che te devo dì?»
«Prima de tutto perché c'hai na faccia che pare abbia visto un fantasma»
Manuel si sente messo con le spalle al muro, il fatto che Flavio non l'abbia licenziato in tronco per la cagata che ha fatto poc'anzi, ma sia interessato a sapere cosa gli accada nella sua testa, un po' lo fa commuovere e gli riempie il cuore, perciò gli dice la verità, gliela deve.
«Ho litigato con Simone» breve, conciso
«Che è successo?»
«Come te lo spiego?» Manuel è in difficoltà, sente il fiato mancare e la fronte imperlarsi di sudore
«Non so Mà, dimme qualcosa»
«Non ci parliamo più» ci gira intorno, forse dirlo ad alta voce rende tutto troppo reale
«Perché?»
Manuel si schiarisce la voce, prende un respiro e sputa tutto d'un fiato «Ci siamo baciati e poi me ne sono andato»
«Manuel» prova a richiamarlo Flavio mentre il ragazzo gli volta le spalle e prosegue a riempire i croissant
«Ascoltami un attimo. Perché hai reagito così? T'o dico io il motivo, hai avuto paura e la paura fa fare cose de cui te puoi pentì. Se fosse successo co 'na ragazza non staresti così, o sbaglio?» c'è un attimo di silenzio e poi Flavio riprende «Non te ne sto facendo una colpa Manuel, sto solo dicendo che forse dovresti prende in considerazione che la persona che in 'sto periodo potrebbe sta accanto a te non è una ragazza. La sua compagnia te piace? Quando te prendi cura de lui stai bene? E invece, dimme, com'è sta' lontano da lui? 'na merda vè? Pensace Mà»
Il riccio tace, si sente come se un muro di cemento armato si fosse schiantato sulla sua faccia, per fortuna poco dopo arriva Roberta e lui, dopo aver ringraziato e salutato, torna a casa con la testa piena di punti interrogativi e un'incredibile voglia di sbattere la testa fino a farsi male.
Simone, da quando gli amici sono usciti da casa sua, non ha più voluto sentire e vedere nessuno. È chiuso in casa e l'unica cosa che vuole fare è stare sdraiato sul letto a guardare una serie tv e leggere libri – che ovviamente lo fanno piangere disperato – neanche si alza per accendere la luce, preferisce il buio.
Che poi alla fine lui ha imparato a conviverci con il buio, quei pochi interruttori che gli hanno acceso una piccola luce si sono spenti dopo poco, facendolo ripiombare nel buio pesto. Quella luce super luminosa che ultimamente illuminava le sue giornate si è rivelata l'ennesimo abbaglio, che l'ha acciecato facendogli credere che fosse una luce duratura, ed invece no.
Si odia, Simone. Ha dato modo a qualcuno per l'ennesima volta di fargli del male, ma se lo merita. Non può pretendere nulla, se le altre persone non rispettano le aspettative che lui si fa, non è colpa degli altri, ma solamente colpa sua.
Credeva di aver trovato una persona che potesse stargli accanto nonostante tutto, credeva anche che stessero instaurando un rapporto più profondo. Sì, ecco, Manuel gli stava iniziando a piacere e pensava che dall'altra parte fosse la stessa cosa, ma si sbagliava. Si era illuso, aveva travisato il suo prendersi cura di lui in amicizia, in qualcosa di più. Stupido Simone, stupido.
Stare chiuso in casa è più difficile questa volta, perché negli ultimi mesi ha costruito ricordi insieme a Manuel tra queste mura, che fino a poco tempo fa erano semplicemente stanze messe una accanto all'altra, prive di emozioni o ricordi. Il ragazzo riccio aveva dipinto metaforicamente le pareti con tutti i colori dell'arcobaleno e ci aveva appeso i più bei quadri esistenti, quindi ogni angolo gli ricorda un episodio delle giornate trascorse con lui.
Deve riprendersi, ma questa volta è ancora più difficile, l'unica cosa che non è cambiata è che non c'è nessuno accanto a lui.
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sun to the darkest days | simuel
FanfictionÈ una sorta di meccanismo automatico: ti allontano così non puoi farmi del male. Con Simone, non sa il motivo, questa cosa non è accaduta.