Sono ormai diverse notti che Manuel quando si reca al lavoro non incontra più Simone, le prime sere neanche ci faceva molto caso, però lungo andare, ha iniziato a sviluppare una sorta di mancanza verso quel ragazzo che gli faceva trascorrere qualche momento spensierato prima di entrare al lavoro.
Il tragitto tra casa sua e il forno è noioso, non esce più prima del previsto da casa, e Pietro è sempre custodito nella tasca della sua giacca. È come se senza quegli incontri casuali non ne valesse la pena.
Manuel è confuso. Questa situazione lo rende tremendamente nervoso, non capisce perché sia diventato quasi dipendente da quel ragazzo. Ormai era diventato un loro momento incontrarsi nel cuore della notte, chiacchierare mentre fumavano una sigaretta.
Simone gli trasmetteva tranquillità ed è proprio quello che mancava a Manuel. Quel modo pacato di porsi, di spiegare e raccontare con semplici parole anche le cose più complicate e quell'inconfondibile sorriso che riusciva ad illuminare la notte.
Si sente ridicolo Manuel. Ma soprattutto non comprende perché senta queste cose verso quel mezzo sconosciuto. È una situazione strana, senza senso – così dice lui.
Ha deciso di non porsi troppe domande per ora, ma ciò che più lo preoccupa è il motivo per cui non si sia più visto in giro. È successo qualcosa? Sta male?
Una volta arrivato al forno, trova Flavio seduto al tavolo del retro bottega intento a mescolare qualcosa in un bicchiere
«Flà, tutto bene?» domande seriamente preoccupato Manuel
«Eh Mà, so' vecchio. Credo d'avè un po' d'influenza»
«Flà ma che stai a fa qui allora? Va' a casa, qui ce sto io»
«Manco morto te lascio solo, chissà che me combini»
«Flaviè te ce manno, io t'o dico!»
Il Signor Flavio scoppia a ridere e beve la medicina che stava mescolando poco prima. Entrambi si avviano nel laboratorio e Manuel si assicura di far fare a Flavio il meno possibile.
«Mà, mentre sto qui a fissà le cose nel forno, me dici che c'hai?»
«E che c'ho?» risponde interrogativo Manuel mentre versa l'impasto sul piano
«Dimmi te, sei te che c'hai na faccia negli ultimi giorni»
«Niente Flaviè, niente»
Il Signor Flavio non insiste, sa che Manuel di lì a poco inizierà a dire qualcosa per poi confidarsi totalmente. Per quanto Manuel abbia un carattere complicato è molto semplice capirlo, per Flavio soprattutto, meno gli si chiede e più dice. All'esterno sembra un duro, sempre incazzato con la vita, ma chi riesce ad andare oltre può scoprire un giovane uomo pieno di insicurezze che chiede continuamente conferme a chi gli sta accanto.
Manuel ama stare da solo, forse perché non ha mai imparato ad approcciarsi con gli altri in modo più serio, ha sempre detto di essere il migliore amico di se stesso e questo gli basta. Non ha bisogno di nessuno, dice, ma la verità è che non si è mai trovato nella condizione di ricevere e donare il bene, al di fuori di sua mamma e di Flavio e la sua famiglia.
«Hai presente quel ragazzo che incontravo qua fuori?» tentenna Manuel e Flavio annuisce
«Sono un po' di sere che non lo vedo più, eravamo abituarci a fumarci una sigaretta insieme prima che io entrassi qui»
«E non sai il motivo?»
Manuel scuote la testa
«Manuel, dimme 'na cosa, perché sei così preoccupato? Te dispiace?»
Il silenzio cala nel laboratorio, gli unici rumori sono le impastatrici in funzione e il mattarello che appiattisce la sfoglia.
Passano forse minuti prima che Manuel risponda, tanto che Flavio credeva che il discorso fosse chiuso
«Non è che me dispiace, però sì so' preoccupato»
«Un po' te dispiace Mà, altrimenti non saresti così da tutte 'ste sere»
«è la preoccupazione che me fa sta' così»
«Te dico una cosa. Non ce sta niente de male a dì che te dispiace e te dirò de più, magari te manca pure»
«Non dì cazzate Flà»
«Sto a dì che magari te sei affezionato, stavi iniziando a voler bene a qualcuno Mà»
**
Simone è chiuso in casa da giorni, non vuole vedere e sentire nessuno, in università non ci va e di studiare neanche ci pensa.
Le serrande sono abbassate, in casa regna il buio pesto come il suo umore. L'aria è viziata dato che le finestre non vengono aperte da un bel po' e lui si accontenta di mangiare avanzi che trova in giro per il frigorifero mezzo vuoto.
Ogni anno è così, quando si avvicina la data del suo compleanno lui vorrebbe solo scomparire, non esistere. Non ha mai amato il suo compleanno soprattutto perché lo condivide con la sua metà che è lassù in cielo. La sua metà avrà per sempre tre anni. Non se lo perdona Simone, continua a chiedersi perché abbiano preso suo fratello e non lui, da piccolo gli dicevano sempre che in cielo c'erano gli angeli e che il paradiso è un posto bellissimo, forse per questo hanno scelto Jacopo, lui era la versione migliore di Simone, era il sole, era i fiori colorati del giardino, era l'arcobaleno. Simone è sempre stato il buio, l'erbaccia fastidiosa e il cielo grigio. Per forza lassù non volevano lui.
Qualche giorno fa, dopo essere rientrato a casa dalla solita passeggiata con il piccolo Alvin, ha trovato i suoi genitori comodamente seduti in salotto
«Simone ciao! Come stai?» aveva provato a domandargli Dante non ottenendo risposta
«Vieni qui dobbiamo parlarti» annunciò Floriana
Ma niente.
«Io e tua mamma dobbiamo ripartire stasera, staremo via un mese. Sai che stiamo lavorando per assicurarti un futuro e per renderti la vita migliore possibile»
Al chè Simone non ce la fece più e sbottò, per l'ennesima volta contro le due persone che dovrebbe chiamare mamma e papà
«La vita migliore? Ma se me l'avete resa un inferno! Voi ancora non avete capito cosa significa essere genitori, non sapete cosa significa donare amore, non sapete un cazzo! E buon viaggio, grazie per esservi dimenticati del mio compleanno, anche quest'anno»
Da quel giorno Simone non ha più visto né sentito nessuno. Nella sua breve vita è sempre stato non solo la seconda scelta, ma addirittura la decima, la centesima. Fino a non venire mai scelto. Neanche dai suoi genitori. È stufo. Non merita più niente, lui merita la sofferenza.
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sun to the darkest days | simuel
FanficÈ una sorta di meccanismo automatico: ti allontano così non puoi farmi del male. Con Simone, non sa il motivo, questa cosa non è accaduta.