Mangialibri

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"Hai intenzione di non parlare per tutto il giorno? Non che la cosa mi dispiaccia, ma per cortesia dimmi almeno se possiamo fare una sosta..." Domandò lo stregone sudato e provato dal cammino di quel giorno.

Callisto e Simenon erano giunti a dover scalare una montagna non troppo elevata come altitudine, ma dannatamente difficoltosa per via dei dislivelli e del terreno cedevole e infido.

"A me lo chiedi stregone? Sei tu che stai tenendo il passo..." rispose scocciato il mago.

"Sì, ma sei tu quello che deve raggiungere quel covo di mangialibri entro pochi giorni" gli ricordò caustico Callisto.

"Quel covo di mangialibri è l'Academia dei maghi e credo che al momento sia uno degli posto più sicuri che conosca..." puntualizzò Vargas stizzito.

"Solo perché o tuoi esimi colleghi se ne stanno ben nascosti e non vogliono esporsi. Altrimenti non avrebbero mandato te..."

"Cosa intendi dire? Che forse io non sono all'altezza?" Il giovane Vargas si bloccò tutto impettito appoggiandosi al bastone.

Callisto aveva notato come durante tutto quel giorno di marcia, il ragazzo, vi si fosse appoggiato un po' troppo spesso e con un certo affanno, per giunta, ma non aveva osato chiedere per non dover discutere nuovamente.

Era evidente che Simenon stesse ancora male, dopo l'attacco degli shkiellin, ma se non desiderava aiuto certo Callisto non gliel'avrebbe offerto spontaneamente, non per sentirsi deridere ancora. Era pur sempre uno stregone con una dignità e con parecchie lune in più trascorse sulle spalle.

"No, non intendevo questo... è che forse per loro, per i tuoi colleghi maghi, tu sei fon troppo sacrificabile, una pedina di nessun valore su una scacchiera di pezzi grossi e intoccabili..." disse Callisto piuttosto convinto delle proprie parole.

Che senso avrebbe avuto altrimenti mandate un ragazzino allo sbando, da solo, sapendo la posta in gioco?

"O forse hanno mandato me perché mi credono importante è capace? Non ti sfiora nemmeno l'idea eh? Ti devi sentire sempre superiore... voi stregoni e le vostre manie egocentriche..." gli rispose il mezzelfo che aveva completamente travisato il senso delle parole dell'altro.

"Come vuoi. Non mi va di discutere ancora. Io ora mi fermo. Sono sfinito. Tu fa come credi..." Gli disse Callisto in tono aspro, dopo aver gettato a terra la bisaccia che portava sulla spalla.

Il giovane Vargas che in realtà non lo avrebbe mai ammesso, fosse anche per non dimostrarsi debole, fu grato per quella sosta voluta dallo stregone.

Nell'accostarsi ad uno sperone di roccia, in un punto abbastanza ampio, dove fortunatamente potevano sostare con i piedi paralleli e non uno avanti all'altro, il mezzelfo ebbe una vertigine, sporgendosi suo malgrado verso lo spazio a strapiombo.

"Ehi! È un bel salto da quassù. Non costringermi a venirti a ripescare... Non vorrei spiegare ai tuoi academici che il loro studente modello si trovò in fondo ad un crepaccio per colpa di una disattenzione" Callisto senza troppi convenevoli prese il mezzelfo dalla spalla e lo costrinse ad appoggiarsi alla parete di roccia, non staccando la mano da lui.

"Di certo non piangerebbero la mia scomparsa"

"Esagerato. Davvero non hai nessuno là che ti attende? Nessuna fidanzata innamorata e trepidante?" Domandò Callisto curioso come un gatto in una casa nuova.

"No" fu la risposta secca di Vargas.

"Beh, poco, male anche io non ho più nessuno ad aspettarmi, semmai sono io ad aspettare che il mio tempo si esaurisca per ricongiungermi con loro" Ammise Callisto con una vena marcatamente nostalgica e malinconica.

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora