Tutta la rabbia in una piuma

6 0 0
                                    

Questa storia partecipa alla challenge "Una parola al giorno toglie il blocco di scrittura di torno!" del gruppo Facebook @~Prompts are the way

PROMPT 15/06/23

Emozioni. Tante, troppe. Innominabili.

(C'è stato un piccolo spostamento di capitoli in questa storia, questo anziché essere ultimo, viene prima di  "il destino del mondo". Lo spiego nelle note in fondo)

Tutta la rabbia in una piuma

Gli orchi superstiti erano in fuga, il drago d'argento inseguiva i nemici con una scia di liquido fuoco e artigli infernali.
Callisto aveva quasi terminato le frecce per il suo arco, ma stava cercando ossessivamente i due Alti Elfi che, a quanto pare avevano trucidato i loro stessi compagni maghi, per prendere possesso dell'Academia, ma non si erano limitati a questa aberrazione, avevano anche organizzato una trappola per il giovane Vargas. Lo avevano imprigionato, torturato, forse vuole rato, e tutto solo nella speranza di sottomettere la sua mante per poi usare il suo potere Nephilim contro lo stesso Callisto, colpevole solo di essere uno stregone e anche l'ultimo figlio dei draghi.
Si era sempre pensato che i draghi fossero estinti da molte ere, e i rari discendenti della razza con sangue misto si pensava non fossero influenti a livello di magia e potere. Tutto questo lo si era creduto finché non erano stati scoperti dei testi nell'Academia dei maghi e una pietra, che indicavano che i draghi e il loro potere potevano essere risvegliati e controllati a beneficio dei maghi.
Vargas nell'assurda follia di quei maghi ribelli doveva fungere sia da esca che da catalizzatore per controllare il potere del drago se mai si fosse risvegliato.
Callisto, al pensiero di essere la causa di tutto, provo ancora più angoscia e rabbia, il drago d'argento sembrava immune a qualsiasi magia o tentativo di esser ferito, la sua furia, nonché la sua grazia e precisione nell' abbattersi sui nemici come avrebbe fatto una folata di vento con un fiore di tarassaco, era invidiabile.
Lo stregone era meno calmo, meno preciso, solo ribollente di rabbia e bisogno di vendetta.
Superò un gruppo di cadaveri di nemici, ancora fumanti per la fiammata del drago d'argento e vide più lontano una delle sue frecce conficcata in uno dei nemici, ormai morto, la estrasse e non si curò nemmeno di ripulirla dal sangue, quando la incoccò nel Tamujiin pronto a colpire.
Ansimava per la fatica del combattimento e per le energie spese per gli incantesimi offensivi e difensivi, ma in lontananza aveva visto ciò che cercava.
Lindir e Helevorn stavano scappando dal campo di battaglia a cavallo di giganteschi grifoni dorati che, in volo, stavano portando i due elfi fino ad un portale di teletrasporto, generato apposta per permettere agli Alti Elfi la fuga indisturbata.
Callisto prese un breve respiro, chiuse gli occhi e scagliò la freccia verso l'alto, in direzione di uno dei due enormi rapaci in volo.
Il sibilo della freccia fu lieve in tutto questo crepitìo di fiamme, fumo e urla concitate, ma in quel lancio c'era tutta la rabbia e lo sdegno dello stregone.
Si sentì un lamento, uno stridio acuto, simile al verso di un falco, il grifone perse quota, era stato ferito ad un'ala e non poteva proseguire a lungo il volo, avrebbe planato con il suo ospite a bordo, prima del portale.
Callisto si mise l'arco in spalla e iniziò a correre verso Lindir, che aveva visto cadere giù dal volatile e rialzarsi leggermente insanguinato, mentre cercava di raggiungere il teletrasporto.
Lo stregone gridò, lo doveva fermare. Doveva fermare quel maledetto schifoso che aveva torturato il giovane Vargas e aveva ammazzato almeno una dozzina di maghi, così, perché ritenuti inutili.
Si stava preparando a lanciare un incantesimo verso il mago in fuga, ce l'aveva perfettamente sotto tiro, quando fu fermato da una presa salda e una voce altrettanto dura.
"Lascialo andare, non spetta a noi il giudizio, né l'esecuzione. Ferma la tua furia figlio dei draghi, conserva le energie per chi resta e ha bisogno di noi". Il drago d'argento era già ritornato, dopo aver consegnato il corpo e lo spirito martoriato di Vargas ai druidi. Callisto si voltò allibito, il drago, nella sua forma umana non aveva espressione quando pronunciò queste parole, Callisto allora gridò disperato e furente, cercando di colpire il drago.
"Perché! Perché lo hai lasciato andare! È un assassino, un mostro, uno traditore della sua stessa gente, li ha schiacciato come fossero mosche!"
Lo stregone fu costretto a vedere il suo bersaglio svanire al di là del suo possibile intervento.
"Maledizione! Non si meritava di poter fuggire! Non da me...!" Protestò ancora Callisto, ma il drago d'argento non si mosse, né mutò espressione, ma nei suoi occhi ferini passò un lampo di comprensione.
"Capisco la tua pena, il tumulto del tuo cuore lo posso sentire chiaramente, ma stai ragionando troppo da umano e non da drago. I draghi sanno che il tempo e il destino non sono immutabili e chi non ha pagato oggi, potrebbe pagare in futuro...". Un'ombra di sorriso passò sul volto dell'uomo dai capelli d'argento e Callisto si lasciò andare in un sospiro di rassegnazione, e fu il quell'istante che si accorse di provare dolore. Era stato ferito alla spalla, ma nella foga del combattimento non ci si era nemmeno soffermato.
"Tu sanguini, ma anche altri hanno bisogno di noi. Andiamo!" Gli disse il drago e lo stregone non poté far altro che seguirlo giù dalla collina a ritroso, calpestando i suoi stessi passi per ritornare in ciò che restava di quella scuola di maghi.
Gretismar era già all'opera per curare i feriti, partendo da coloro che sembravano aver più bisogno del suo intervento. Tutti gli altri si affaccendavano ad aiutare i feriti o a liberare maghi rimasti intrappolati nel crollo di parte dell'edificio, o a cercare oggetti magici smarriti tra le macerie.
Callisto vide in un angolo un piccolo gruppo di giovani maghi, non sembravano feriti gravemente, piuttosto sembravano smarriti, come confusi, angosciati.
"State bene?" Chiese. Uno di loro sembrava avere la stessa età del giovane Vargas anche se era difficile per lui dare l'età ai mezzelfi.
"Siamo interi, sì. Ma... abbiamo visto il drago, il fuoco, dove ha portato Simenon? Perché lo avete liberato per poi tenerlo in ostaggio di nuovo?".
"Simenon" aveva detto quel giovane mezzelfo, allora conosceva il giovane Vargas...
"Non lo abbiamo rapito. Lo abbiamo salvato. Il drago d'argento lo ha portato dai druidi di Rakinell, loro sapranno cosa fare... ma non mi pare di aver sentito il tuo di nome..."
"Io mi chiamo Dorlas, Simenon e io siamo amici da tanto tempo. Avrei voluto poterlo aiutare..." il giovane mezzelfo dai capelli castani e incredibili occhi azzurri si torceva le mani pieno di sensi di colpa e preoccupazione.
"Lo sentivamo urlare e non potevamo fare nulla..." disse un'altra ragazza del gruppetto dei maghi. Ad ogni momento pensavamo che ci avrebbero uccisi o peggio..."
"Non preoccupatevi più per adesso. Ora vi portiamo via di qui. I druidi si prenderanno cura di voi per un po'. Restare qui non è sicuro". Ammise Callisto cercando di calmare la rabbia che di nuovo gli era esplosa in petto al pensiero che quei giovani maghi avessero sentito la grida di dolore del giovane Vargas.
Perché teneva così tanto a quel ragazzino? Non lo sapeva, ma la sola idea che avesse sofferto a causa sua gli toglieva il respiro, quegli occhi poi, quei suoi occhi pieni di paura e di sollievo e di pianto, non se li sarebbe tirati via dalla mente tanto presto.
Gretismar, il drago e Callisto radunano tutti i maghi superstiti e evocarono un portale di teletrasporto abbastanza grande e potente da poterli mandare in maniera sicura e rapida all'ingresso dei boschi dove abitavano i druidi di Rakinell.
In pochi attimi tutti attraversarono quel grande anello di luce iridescente, nel guardarci attraverso si vedeva sia il bosco che la terra fumante e ferita dell'Academia.
Callisto fu l'ultimo a oltrepassare quella soglia, chiudendo il portale dopo di sé, si era attardato per recuperare un oggetto che ora giaceva, pulsante e fredda, in fondo ad una delle sue scarselle, ben agganciate sotto la sua tunica scura. Non poteva certo lasciare che quella pietra cadesse in mani sbagliate, era stata pensata per i draghi e ai draghi doveva tornare, sull'uso che ne avrebbe dovuto fare Callisto non aveva pensato, ma in quel momento aveva in testa solo il volto del giovane mezzelfo ferito e avrebbe solo voluto vederlo star meglio.

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora