Ospiti speciali

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Lo stregone entrò nell'unica stanza che componeva il piano basso di quel rifugio, che a chiamarlo tale era fargli un complimento.
Vide alcune sedie, alcuni tavoli e un camino acceso.
Al tavolo più lontano stavano due uomini, all'apparenza innocui, ma ad uno sguardo più attento, Callisto, notò che uno dei due fissava insistentemente la coppia seduta qualche passo più in là.
Il paladino, lo stregone lo capì dalle insegne sulla armatura, non staccava gli occhi dal mago e dalla ragazza che gli si strusciava addosso, mentre il suo compare sembrava più interessato a sbavare sul fondoschiena della fanciulla.
L'elfo si avvicinò ai due, schioccando un'occhiata complice al mezzelfo dai capelli corvini, il quale era in evidente difficoltà con quella fanciulla discinta che gli sedeva in grembo cercando di infilargli le mani ovunque, non prestando attenzione alle sue deboli proteste.
"Vedo che hai trovato un modo interessante per rilassarti, mago..."
Il giovane Vargas guardò Callisto con sguardo tra lo sperso, il supplichevole e l'incazzato, uno sguardo del tipo che dice "tirami fuori da questo casino".
"Sai tesoro, lui è un mago molto potente, è sopravvissuto ad un drago e al veleno. E la cicatrice fresca che ha sul collo lo dimostra, ma non è l'unica.. l'altra però credo sia in un posto che non conviene mostrare in pubblico...".
Ovviamente il drago era Callisto e il veleno quello degli Shkiellin, ma non era necessario precisarlo perché gli occhi della ragazza si fecero lucidi di curiosità e smaniosi di desiderio.
Tutto quello che Simenon non avrebbe mai voluto. Era a disagio con quella giovane addosso e non gli piaceva affatto il modo volgare e predatorio con cui lo guardava.
"Voglio vederla, mostrami la cicatrice segreta..." domandò lei in un sussurro malizioso al mezzelfo.
"Non è qualcosa di cui voglia vantarmi e, se non vi dispiace, ora vorrei stare da solo. Ho delle cose da discutere con lo stregone".
La fanciulla dai capelli dorati ed occhi azzurri da cerbiatta guardò il tralice l'elfo, per tornare a rivolgersi al mezzelfo, senza permettergli di spostare lo sguardo dal proprio corpo.
"Devi proprio parlare adesso? Potremmo fare cose molto più interessanti. Sai non passano di qui spesso uomini così interessanti e avvenenti come te..."
La ragazza che aveva più o meno l'età di Simenon, gli si rivolgeva dandogli del "tu", cosa che il mezzelfo trovò poco rispettosa è fastidiosa. Lui non era come Callisto, non era uno di quelli che si lasciano andare ai piaceri così solo perché capita l'occasione, e il fatto che quella ragazza fosse così sicura di sedurlo solo perché era mezza nuda e a cavalcioni su di lui, gliela rese oltremodo volgare e antipatica.
Il giovane mago voleva solo che lei se ne andasse.
"Non mi hai neanche chiesto come mi chiamo, dolcezza..." mugugnò lei, all'ennesimo rifiuto di un bacio da parte di lui.
"Se non l'ho chiesto è perché non mi interessa. Non avrebbe senso dare un nome ad un volto che non intendo ricordare quando me ne sarò andato da qui" Rispose Vargas e le sue parole come il suo sguardo furono dure e ruvide, segno che aveva perso la pazienza con quella ragazza ed era stufo di quel gioco.
"Benissimo. Anche io non voglio sapere il tuo. Ora scusami ma ho da servire altri clienti" Rispose lei stizzita, alzandosi in piedi, scavallando il mezzelfo, non prima di avergli mostrato che sotto la veste non portava nulla, e lasciandolo con il senso di vuoto e leggero e di freddo attorno alle gambe, finalmente libere da quel peso.
Callisto guardò il suo compagno di viaggio e rise scuotendo la testa.
"Che c'è?" Il mago lo guardò scocciato.
"C'è che era praticamente tua, un solo sì e te la saresti portata a letto in un soffio, sempre che non si fosse fatta prendere direttamente su quella seggiola."
"Guarda che io non sono te... Non ho certo bisogno di sfogare le mie voglie su chiunque..." Puntualizzò il giovane mago con fare superiore, come se considerasse l'altro semplicemente come uno sciupa femmine.
"È questo quello che pensi di me..." ribatté Callisto, visibilmente alterato.
Fortuna che tra i due ci fossero il tavolo e i due boccali di vino speziato a separarli, altrimenti sarebbero venuti nuovamente alle mani, incapaci com'erano di non provocarsi a vicenda.
Nel mentre li raggiunse la formosa Sabine, coi suoi fianchi ondeggianti e l'atteggiamento disinvolto, e riempì nuovamente i boccali dei due speciali ospiti.
Non capitava davvero tutti i giorni di aver un mago e uno stregone al rifugio.
La mora squittì appena fingendo disappunto quando Callisto la prese per la vita e se la pose in grembo.
"Il mio compagno di viaggio qui, sostiene che io pensi solo a sfogarmi con le donne e nulla più. Vuoi aiutarmi a dimostrargli che in realtà c'è molto di più?" Chiese Callisto audace, mentre lasciava salire la mano dal ginocchio alla coscia di lei, sollevandole la veste, in modo inequivocabile.
Sabine annuì baciandolo con foga, facendo schioccare la lingua.
Vargas per un attimo rimase interdetto, poi per non dimostrare di essere uno sciocco sentimentale che si imbarazza a vedere certe effusioni, si sgolò il secondo boccale di cibo tutto in un sorso, tossendo poi aspramente per via delle spezie che gli incendiarono la gola.
Ora il mago, complice l'alcol, sentiva la testa più leggera, i movimenti lenti e le sensazioni ovattate.
Callisto lo rimbeccava costringendolo a guardare lo spettacolo pietoso che stava dando con Sabine, la quale sembrava ben contenta delle attenzioni che le riservava lo stregone.
Vargas deglutì e distolse lo sguardo quando Callisto prese in bocca uno dei capezzoli turgidi ed esposti della ragazza.
Avrebbe voluto alzarsi e andarsene, ma si accorse che non ne aveva le forze.
Lo stregone da sopra la spalla nuda di Sabine, lo guardò come a dire: "è così che si fa ragazzino", ma la verità era che Callisto si stava odiando per quel suo comportamento.
Non stava baciando e accarezzando la ragazza mora perché lo desiderava davvero, ma solo per fare un dispetto a Simenon, per dimostrargli che lui era più bravo, più disinibito con le donne, che si poteva toccare, leccare, mordere, osare, anche senza per forza amare.
Quando l'elfo fece scivolare le proprie dita tra le le cosce, tra le pieghe calde e umide della pelle, spostandole le labbra per sfiorare il centro del suo piacere, là dove lei desiderava che lui la toccasse, lei gemette senza ritegno e si inarcò verso di lui come una gatta in calore.
Lo stregone continuò e anche se Vargas non lo vedeva bene, intuiva dal movimento del braccio che l'altro faceva scivolare le dita avanti e indietro dentro il sesso della ragazza, che si contorceva come se non avesse mai provato quelle sensazioni e gemeva e latrava sempre più forte.
Il mago avrebbe voluto andarsene, ma lo sguardo dello stregone lo inchiodava lì, obbligandolo a guardare, anche se Vargas non avrebbe voluto.
Cos'era quella?
Una lezione?
Una ripicca?
Vargas si rese conto solo troppo tardi che Callisto gli aveva lanciato addosso un piccolo incantesimo per immobilizzarlo sulla sedia di fronte a lui, in modo tale che vedesse tutto, che sentisse tutto. Era stato sleale, ma poco gli importava in quel momento.
Il giovane mezzelfo, quando Sabine raggiunse quello che pareva un orgasmo e si strinse nelle spalle di Callisto, trattenne il respiro.
Lo stregone fece scivolare fuori le dita da lei, fradice di umori e di eccitazione e con sguardo di sfida la invitò a schiudere la bocca.
Sabine obbediente ed ancora eccitata, accolse le dita dello stregone e assaporò il suo stesso orgasmo mentre leccava avidamente ogni singola falange facendosele scivolare sulle labbra e avvolgendole con la lingua.
Era uno spettacolo disgustoso e stomachevole.
"Ora basta, me ne vado!" Gridò Vargas, non sapendo più neanche esattamente per cosa fosse adirato, se per la ragazza seminuda davanti a lui, o se per le dita di Callisto vergognosamente infilate nella sua bocca.
Quello stronzo sicuramente lo aveva fatto di proposito e il mago non lo poteva più tollerare.
Callisto lo guardò alzarsi e tentare goffamente di contrastare gli effetti del suo incantesimo uniti a quelli del vino.
Il giovane Vargas riuscì solo in una delle due cose, fece scomparire il vincolo dell'immobilità, quanto alla seconda condizione, l'ubriachezza, Vargas sentì che stava per dare di stomaco e si precipitò fuori da quella stanza calda e soffocante.
"Scusami tesoro... il ragazzino ha bisogno di me, sai è sotto la mia responsabilità mentre viaggiamo..." Mentì Callisto, sapendo come fosse vero il contrario, e si alzò frettolosamente scansando il corpo di lei ancora caldo ed eccitato.
Quando Sabine tornò alle cucine, la bionda la prese da parte con un gesto brusco è impaziente.
"Allora hai fatto come ti avevo chiesto?" Chiese l'altra impaziente.
"Sì, ma non avrai esagerato con quella polvere nel vino? Non mi è sembrato che il mezzelfo stesse un granché bene..." le riportò Sabine.
"Taci, se lo merita... e poi se tutto va come penso, quello sciocco tornare qui da ad implorarmi di aprire le gambe per lui" la rimbrottò sua sorella Elane.
La ragazza sapeva il fatto suo sulle erbe, ma Sabine non l'aveva mai vista usare così tanta mandragola per far cadere un uomo ai suoi piedi. È vero loro erano ladre e assassine su commissione, ma la mora cominciò a sospettare che la sorella minore avesse un po' calcato la mano con il mezzelfo e pregò che la dose che aveva istillato nel suo boccale non fosse fatale, almeno finché quei due erano ancora al rifugio.
Il piano era sedurli e derubarli, per poi consegnare il mago al paladino, vivo, però, non morto.
Sabine guardò lo stregone dai capelli bianco azzurri seguire preoccupato il suo compagno di viaggio, e non riuscì a non chiedersi se non ci fosse qualcosa d'altro fra i due, un sentimento che andasse ben oltre l'amicizia o la missione in comune, era forse possibile che quei due fossero in qualche modo legati?

***

Callisto raggiunse il giovane Vargas che questi stava già rimettendo il vino sul selciato. Comprensivo si avvicinò e gli porse la borraccia con dentro l'acqua.
"Allontanati da me con quelle luride man. Dio, sei proprio un maiale!" Gli gridò il mezzelfo tra un conato e l'altro, pallido come un cencio.
"Esagerato... le ho solo dato un po' di piacere, mica me la sono scopata sul tavolo davanti a tutti, sono stato discreto dopotutto..." Gli rispose lo stregone, per nulla offeso, anzi quasi divertito dalla reazione del ragazzo.
"Se avessi voluto solo sfogarmi, mezzorecchie, avrei pensato al mio piacere, non al suo. Io non sono come credi, io ho amato e molto. Solo che la persona che amavo mi è stata strappata via, insieme col mio futuro..." confessò Callisto, e una nota incrinata nella voce convinse Vargas che forse il fare sbruffone dello stregone e l'atteggiamento libertino nel sesso, fossero solo una facciata, una delle tante maschere con cui anche lui amava nascondersi.
Simenon si persuase che forse non era solo lui l'unico ad esser costretto ad apparire diverso.
"Mi dispiace, non ne avevo idea..." Cercò di dire il mezzelfo, mentre barcollando si rimise in piedi.
"Vai a dormire ragazzino, ne hai bisogno, e se non reggi il vino, non berlo, la prossima volta..." lo riprese con fare paterno Callisto, lasciando cadere le scuse dell'altro nel vuoto.
"Non riuscivo a starmene lì fermo a guardare..." ammise il giovane mago, poi voltando le spalle allo stregone.
"Sì, lo so faccio questo effetto, delle volte, è impossibile resistermi..." si gongolò Callisto.
"Sei proprio un cazzone... tutte le volte che cerco di parlarti seriamente, tu te ne esci con certe frasi, che mi verrebbe solo voglia di prenderti a pugni"
"Non ci sei ancora riuscito però, forse usare le mani e fare a pugni non è il tuo forte, mago" gli ricordò Callisto sorreggendolo.
"Ora davvero vai a stenderti, ma se vuoi un consiglio, chiuditi a chiave nella stanza: non mi fido di quelle due e nemmeno del paladino."
Callisto era ritornato serio, il volto era una maschera di fermezza, rigidità e pensieri rapidi.
"E tu?" Domandò il mezzelfo quando il cielo smise di girare.
"Non preoccuparti, ho preso due stanze. Mi piace stare comodo, e poi io non dormo mai, lo sai... Non ti darò fastidio..." lo rassicurò il più anziano.
"Certo, certo, come no..." Vargas gesticolò con la mano, segno che non gli credeva e rientrò nel rifugio, salendo la pericolante scala di legno per raggiungere il tanto agognato letto vero.
Callisto lo raggiunse poco dopo, malcelando una smorfia di disgusto nel vedere lo stato pietoso di quella sua stanza da letto, che sembrava più una cella di prigione che un posto dove riposare.
Si chiese se anche il mago avesse reagito nello stesso modo, alla vista del giaciglio tutto sgangherato e malandato e rise pensando alle cimici dei letti.
Lo stregone, infine, decise che, per quella notte, avrebbe dormito sul pavimento: le assi di legno erano sicuramente più pulite di quel letto vecchio e testimone di chissà quali inenarrabili prestazioni amorose.
"Se avessi saputo di pagare per dormire per terra, me ne sarei rimasto là fuori, sotto le stelle..." si rimproverò Callisto, un po' più stanco e più povero del giorno precedente.

***

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora