Fragili

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Siamo fragili se tutti ci toccano
Siamo fatti di sogni che non ci fanno dormire
Io non dormo quando ti penso
io non dormo e basta, compenso
Io lo so che siamo uniti se a capirsi basta il silenzio
Senza te sarei nel vuoto mentre insieme siamo immortali
(Fragili -  Club Dogo ft. Arisa)

"Dio, che prurito!".
Il giovane Vargas si sollevò dal giaciglio, ancora con gli occhi assonnati e la bocca impastata, mentre con la mano si grattava senza ritegno ovunque, persino in posti dove di solito non batte il sole.
Una fitta dolorosa alla testa lo investì e di colpo il mezzelfo si sentì come se fosse stato appena resuscitato dopo essersi procurato una sbronza epocale.
Aveva esagerato la sera prima, troppo. Ora ne stava pagava le conseguenze, eppure in quel dolore alla testa c'era dell'altro: una scia confusa, frammenti di pensieri, parole, odori.
Una scintilla violetta flebile, ma ancora percepibile attraversò la sua mano quando si posò sulle tempie.
Magia.
Qualcuno gli aveva fatto un incantesimo, non uno potente, ma abbastanza forte da lasciare tracce che per un mago non sarebbero state difficili da decifrare. Ogni magia lascia un'impronta, Vargas lo sapeva da sempre, come un segno distintivo di chi la evoca, come fosse una traccia unica, irripetibile, inconfondibile.
Erano le basi, le aveva imparate da bambino in Academia.
Il mezzelfo si concentrò, inspirò ed espirò, chiuse gli occhi.
Rivelati.
Voglio la tua lingua...
Vargas spalancò gli occhi incredulo, mentre l'immagine e il ricordo di lui che implorava Callisto di baciarlo si palesò nella sua mente annebbiata dai residui dell'alcol e di quell'incantesimo innocuo.
"Cazzo" imprecò sottovoce il giovane mezzelfo.
Callisto lo aveva toccato, lo aveva toccato e poi lo aveva addormentato?
"Che grandissimo figlio di una cagna!" Gridò Vargas alzandosi di scatto.
I ricordi frammentati della notte precedente lo stavano traendo in inganno.
"farò qualcosa, ma non posso garantire che ti piacerà..."
"Che stronzo!" Disse ancora Vargas fuori di sé, ormai convinto che l'altro non aspettasse altro che approfittarsi di lui e poi riderne in seguito.
Il giovane mago scese al piano inferiore del locale e uscendo  incontrò Elane che gli sorrise, lui, invece, fu talmente brusco da farla sussultare di spavento.
"Dove diavolo è quel bastardo di drago mal riuscito?" Gli occhi scuri di Vargas quasi dardeggiavano tanta era l'indignazione.
"Se ti riferisci al tuo compagno stregone, beh non è qui..." rispose lei cercando di mantenere la calma, almeno apparente.
"Quello è tante cose, ma di sicuro non è il mio compagno..." sibilò Vargas a denti stretti.
"Beh, come vuoi... Lui non è qui, e probabilmente non sarà più un problema per te, se ti interessa così tanto..." insinuò la giovane ragazza.
"Cosa intendi?" Chiese Vargas, la cui rabbia stava pian piano lasciando spazio alla delusione di non trovar Callisto lì.
"Intendo dire, che a quest'ora la sua testa potrebbe essere in un bel sacco a mo' di ricompensa... i draghi sono molto ambiti, ultimamente ..." continuò Elane, con un certo compiacimento nella voce.
Vargas scattò e le dita si serrarono sulla gola della ragazza.
"Dimmi dov'è andato lo stregone: subito..." Ordinò Vargas, mentre stringeva la presa sul collo minuto della giovane locandiera.
Elane lo scrutò terrorizzata, negli occhi del mezzelfo, che le erano parsi tanto belli e profondi la notte precedente, ora vedeva solo un abisso scuro e sentimenti senza nome, troppo terribili anche solo per nominarli.
Quello non era un mago qualunque, lei ne era certa.
Che cos'era allora?
Chi era davvero?
Aveva forse ragione il paladino, quando le aveva parlato di quel mezzelfo tanto attraente e educato, come di una minaccia, di un male che andava estirpato alla radice, di un sangue infetto che poteva distruggere ogni cosa?

"Cerca il paladino Ovestal e troverai lo stregone, se è ancora tutto intero..." Gli disse Elane con un filo di voce, la presa di Vargas le permetteva di respirare a malapena.
"Prega che lui lo sia, altrimenti ritornerò e la mia non sarà una visita di cortesia..." La minacciò il mezzelfo, e Elane fu certa di scorgere in quei suoi occhi scuri un bagliore rossastro e sinistro.
Vargas la lasciò andare e si diresse all'esterno, il sole era già alto nel cielo.
"Segui la via ad Est, lascia perdere la strada principale, Ovestal non la usa mai...".
A parlare era stata l'altra sorella, Sabine, che aveva assistito in silenzio alla scena in taverna.
"Se stai cercando risposte, troverai solo altre domande..." Gli disse ancora lei, mentre Vargas già si allontanava senza voltarsi indietro.

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora