Spirito Cortese

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"Ehi stregone, svegliati!"
Qualcuno gridava qualcosa in un accento elfico un po' strascicato, qualcuno che evidentemente non aveva idea di cosa stesse rischiando a destarlo con la punta dello stivale.
Callisto aprì un occhio, poi l'altro, incredibile: si era davvero addormentato, una cosa che non succedeva da tempo immemore.
"Ah sei tu, piccolo mago (1). Stai meglio vedo? Abbastanza da aver la forza di venire a disturbare chi vorrebbe riposare." Gli ricordò lo stregone stropicciandosi la faccia.
"Io mi sono svegliato un'ora fa', ti ho visto così, addormentato come un sasso, e ti confesso che ho avuto la tentazione di versarti dell'acqua gelida in testa,  ma poi ci ho ripensato...."
"Bell'ingrato che sei! Scommetto che hai desistito perché ti senti in debito."
"In realtà no, non l'ho fatto semplicemente perché temevo che l'acqua gelida ti avrebbe fatto reagire in modo convulso e magari saresti inavvertitamente scivolato giù, nello strapiombo. Sai è un bel volo da quassù. Non vorrei esser costretto a venirti a ripescare..."
Vargas parafrasò le parole di Callisto di proposito e sul suo viso comparve quel mezzo sorriso ironico che tanto faceva venir voglia allo stregone di prenderlo a schiaffi.
"Grazie, comunque per questo...." il giovane mezzelfo indicò le pezze umide lasciate in un angolo, e poi se stesso.
"Non devi ringraziarmi mago. Lo ha già fatto ampiamente stanotte, quando gridavi il mio nome e cercavi le mie labbra."
Lo stregone si passò la lingua sul labbro inferiore con fare provocatorio.
"Ti piacerebbe eh, stregone? Io sono di essere sbagliato in molte cose, ma di una sono certo: non ti pregherei mai di baciarmi o di toccarmi, nemmeno se tu fossi l'ultimo essere vivente su tutti i piani esistenti" Gli ricordò Vargas con occhi di brace.
"Beh ragazzino... non sai cosa ti perdi, i discendenti dei draghi sono famosi per il loro talento con le lingua e con le mani..."
Ovviamente Callisto si riferiva a ben altri talenti di comprensione linguistica e magica, ciò nonostante lo stregone era ben consapevole le proprie parole potevano suonare equivoche, difatti vide un leggero imbarazzo scuotere il mezzelfo, che gli voltò le spalle, cambiando discorso.
"Ho camminato verso ovest. Ho scorto a circa mezza giornata di marcia un rifugio. Un pastore mi ha detto che è funzionante e lo usano i viandanti di Kal'e Moru".
"Non ci fermeremo molto, ma sì, ci serve anche per le provviste..." convenne Callisto, ritornato serio.
"Sei sicuro che il pastore sia chi dice di essere? Sai dopo lo scherzetto della guaritrice non mi fido più di nessuno?" Ammise Callisto, ricordandosi solo dopo che non avrebbe dovuto accennare alla donna.
Stupido idiota
"Come? Cosa intendi? Il fatto che è fuggita perché io l'ho terrorizzata? Non puoi fargliene una colpa..." Vargas si era messo sulla difensiva, di nuovo, con gli occhi sfuggiva lo sguardo dello stregone.
"Ormai l'ho detto, ed è giusto che tu sappia i miei sospetti."
Aggiunse serio lo stregone, mentre si caricava le ultime cose in spalla, prima di ricominciare il cammino.
"Non è perché è fuggita che sono diffidente, ma perché con la scusa di guarirti, ha cercato di avvelenarti... pensando che i malesseri e la febbre alta io li avrei scambiati per conseguenze dei morsi"
"Come lo sai? Ne sei sicuro?" Chiese Vargas irrigidendosi.
"Ho sentito l'odore dello stramonio e sono quasi certo di averla vista trafficare con le bacche rosse, prima che mi porgesse il coltello..." Callisto aveva assunto un'aria fin troppo cupo, per pensare che lo stesse prendendo in giro, e poi perché mai scherzare su una cosa così seria come un tentato avvelenamento?
Il mezzelfo si guardò i bordi della tunica, all'altezza della spalla: effettivamente c'era dei segni scuri, rossastri,ma avrebbe potuto anche essere il suo sangue, provò ad annusare ma non sentì nulla, tranne il proprio non profumatissimo odore.
"Sarà come dici, anche se non capisco perché mai una guaritrice in un luogo sperduto abbia avuto l'interesse a disfarsi di me, sono un mago certo, e un discendente dei Vargas, questo non è un mistero, ma non ho fatto male a nessuno..."
Tranne ad Agata, pensò Simenon, ma non lo disse.
"Appunto... ti sei risposto da solo. Forse è proprio la tua ascendenza il problema..." Gli ricordò Callisto.
"Non crederai anche tu a tutto quello che si dice sulla mia casata vero?"
Stavolta il mezzelfo aveva uno sguardo incerto, come se avesse paura di essere allontanato anche dallo stregone per qualcosa di cui non aveva colpa e di cui portava il peso, suo malgrado.
Simenon aveva un disperato bisogno di sentirsi normale, accettato, compreso, perdonato, ma sapeva che a volte lo sguardo e l'idea su qualcuno si potevano formare, e fermare, solo all'apparenza e lui, non sembrava certo un tipo raccomandabile.
"No, non credo a certe storie di paura create apposta per i bambini, ma devi ammettere che non tutti sono come me, ed è difficile fidarsi di te se ti comporti così..."
"Così come?" Chiese Simenon di nuovo sulla difensiva.
"Come un ragazzino viziato che vuol far credere a tutti di essere inattaccabile, di non avere debolezze..." Callisto disse le cose senza esitazione, spiattellandogliele davanti, come fossero una cosa ovvia.
"Io non ho debolezze stregone e non sono un ragazzino da tempo ormai..." rispose piccato il giovane mezzelfo.
"Beh, io so che una debolezza ce l'hai e si chiama "Agata". Se non ne vuoi parlare tanto meglio, non mi interessa, ma per me tu sei e sarai sempre un moccioso con la bocca sporca di magia, che si crede superiore... Ho molto più anni sulle spalle io di quanti te ne restano da vivere..."
"Questo non fa di te una persona migliore o più saggia di me, e non ti da il diritto di giudicarmi, fatto sta che sono io ad essere stato incaricato di scortarti dai maghi dell'Academia..."
"Che onore davvero... e come mai allora sono io a dover guardare il culo a te? Sembra che qui la scorta la debbo fare io verso quelli che cercano di farti fuori" Lo schernì Callisto per nulla intimorito dallo sguardo di nero ghiaccio dell'altro.
"Vedrò di far in modo da non dover aver più bisogno di te in futuro. Per ora dobbiamo fare questo viaggio insieme, sono stanco di questa situazione sai, non piace neanche a me l'idea di sopportare te. Ora andiamo. Il rifugio è piuttosto distante e abbiamo già perso troppo tempo in chiacchiere..." detto ciò Vargas si mise in marcia davanti allo stregone a far da guida, seguendo le indicazioni del pastore per trovare quel rifugio.
La prospettiva di dormire in un letto vero e mangiare cibo cucinato al momento era per Simenon allettante quasi quanto l'idea di starsene un po' per conto proprio.
Il mago non era abituato ad avere compagnia o a dover rendere conto ad un'altra persona. Negli ultimi due anni era stato sempre da solo, dopo la morte di Agata e l'esilio, credeva che non sarebbe più tornato in Accademia, invece poche settimane prima gli era arrivata una convocazione urgente da parte del mago Ianis, il quale insieme agli altri lo pregava di tornare per adempiere ad un rischioso ed importante compito: scortare la chiave fino a loro.
La chiave ovviamente era Callisto, ma non poteva certo rivelargli anche gli altri dettagli che aveva appreso dai Gran Maghi, altrimenti sapeva per certo che lo stregone non avrebbe acconsentito a collaborare, non se avesse saputo che la collaborazione con gli Academici avrebbe richiesto un così prezzo alto da pagare.
No, non poteva dirgli tutta la verità, non prima di averlo convinto dell'importanza di quella causa e di ciò che stava accadendo intorno a loro.
Callisto, però si era dimostrato un osso duro, spocchioso, egocentrico, troppo sicuro di sé e sempre pronto a cogliere le debolezze altrui e non le proprie, al giovane Vargas non piaceva per nulla quel l'atteggiamento dello stregone, ma in cuor suo sperava che sarebbe cambiato col tempo.
Peccato che Simenon sapesse di avere solo pochi giorni per convertire un zotico egoista in un elfo d'onore pronto al sacrificio per un bene più grande.
"Prego principessa, dopo di voi..." lo apostrofò Callisto facendogli un mezzo inchino.
"Vai a farti fottere stregone!" Lo insultò il mezzelfo.
"Dopo di te, mago, sempre dopo di te..." Il mezzo ghigno di Callisto non lasciava dubbi: si divertiva a prenderlo in giro, a portarlo al limite della propria pazienza.
Simenon si limitò ad incenerirlo con lo sguardo e proseguì spedito, tanto quanto le ferite glielo permettevano.

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora