Due draghi, un mago e una promessa

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Prompt event di maggio, indetto dal gruppo Facebook Prompts are the way
Personaggio A, prigioniero in una stanza buia e silenziosa in una condizione che sembra creata apposta per farlo/a impazzire, spera che personaggio B giunga a salvarlo/a

[WARNING: VIOLENZA, TEMATICHE DELICATE, NON CON, se non volete leggere di cose un po' delicate, passate oltre]

Due draghi, un mago, una promessa

Vargas tentò di aprire gli occhi.
Buio.
Li chiuse.
Buio.
Si chiese se non fosse diventato cieco.
Ci mise un attimo per ricordarsi dove si trovasse, fu il dolore sordo in tutto il corpo a ricordarglielo. Il sangue secco che ancora aveva sul viso gli rendeva le palpebre pesanti e appiccicaticce, gli rammentava che era stato torturato, a lungo e in modi piuttosto eccentrici.
La quasi totale assenza di luce intorno a sé gli fece intuire che non si trovava più nella prima stanza in cui lo avevano catturato è fatto prigioniero. Questa su trovava un piano più sotto, vicino ai vecchi archivi dell'Academia.
Faceva freddo, lui era nudo, nudo e ferito.
Gli abiti ormai ridotti a brandelli, o strappati dai suoi bellissimi, quanto sadici carcerieri.
Lindir poi fra tutti era stato il peggiore da sopportare, perché lo conosceva, in un tempo non troppo remoto loro due erano stati maghi e compagni di studi in quella stessa Academia.
Ora Vargas si sentiva solo tradito, sconfitto, si sentiva sporco, fragile, e si odiava per questo. Aveva gridato, supplicato, pianto, come mai gli era accaduto nei suoi appena 19 anni di vita. Non aveva pianto così nemmeno quando i suoi genitori e sua sorella erano stati trucidati, ma Lindir aveva un modo tutto suo di tormentarlo. Usava ben poco la violenza fisica, ma molto quella psicologica. L'Alto Elfo dai capelli biondi gli era entrato nella mente con diversi incantesimi e gli aveva provocato i peggiori incubi e sussulti del cuore. Lo aveva manipolato, ingannato, spezzato dall'interno. Tutto perché non accettava di non essere il favorito, di non essere considerato da Vargas il migliore.
Lindir non poteva sopportare che il mezzelfo lo avesse rifiutato, per poi finire a invaghirsi di uno stregone selvaggio e mezzo drago.
Perché questo sì, l'Alto Elfo glielo aveva carpito, durante la tortura, aveva percepito chiaramente i sentimenti del giovane Vargas per Callisto. Così glieli aveva girato contro, sperando di farlo soffrire ancora di più c oppure sperando di poter sentire Vargas che implorasse Callisto di venirlo a salvare, è una volta sentito implorare, frustrarlo ancora, oppure trarre piacere da quel suo corpo di Adanedhel, così diverso da quello degli elfi, eppure così magnetico, sapendo perfettamente che cosa non voleva Vargas.
Il giovane mago cercò una posizione che non gli facesse sentire troppo le ferite della pelle, ma gli era difficile muoversi con le catene, era debole, esausto perché non mangiava da giorni e per la paura e il dolore gli riusciva difficile dormire.
Non lo avrebbero liberato tanto presto, anzi Vargas sospettava che con lui avessero appena cominciato.
Quanti giorni erano passati? Tre, quattro, non lo ricordava più. Lo tenevano sempre al buio: di tanto in tanto passava Helevorn, l'altro Alto Elfo, nonché complice di Lindir nell'assedio dell'Academia e del massacro dei suoi colleghi maghi, ad opera di orchi e mezzorecchie opportunamente addestrati e assoldati, passava e gli dava qualche goccia d'acqua e lo imboccava con cibo elfico, per farlo guarire più in fretta, così che poi sarebbe stato più soddisfacente "piegarlo".
Vargas aveva provato a sputare, a non mandar giù quel cibo curativo, ma Helevorn lo aveva costretto a mangiare. Gli aveva strattonerò i capelli, reclinandogli il capo, poi con la sua stessa bocca gli aveva passato la bacca a forza, tra i denti e sulla lingua: con la magia lo aveva reso un pupazzo docile e obbediente. Helevorn diceva: "schiudi le labbra" e Vargas era costretto a farlo. L'elfo diceva: "mangia" e lui doveva masticare il cibo e ingoiare. Debole come era, Vargas non sarebbe stato comunque in grado di opporsi. E quei due elfi si divertivano con lui, come se il mezzelfo fosse il loro animaletto.
Anche Lindir usava di questi trucchi, solo con modi più volgari e lascivi.
Il giovane mago si ricordò cosa Lindir lo aveva costretto ad assecondare. Con un brivido in tutto il corpo e un moto di disgusto verso se stesso, si rivide che gemeva, mentre l'altro lo toccava e lo insultava.
"Credi davvero che a qualcuno importi di te? Che a quello stregone importi di un ragazzino, di un mago qualunque? Lui vuole solo fotterti, sottometterti e poi buttarti via come una cosa vecchia". Gli aveva sussurrato Lindir nelle orecchie, mentre lo toccava e Vargas si era sentito sporco, annichilito, però una parte di lui aveva desiderato che Callisto arrivasse davvero per salvarlo.
Quanto sono patetico, perché dovrebbe venire a salvare proprio me? È colpa mia se è successo tutto questo, non merito di essere salvato... pensò Vargas e suo malgrado si addormentò con ancora le catene che gli stringevano i polsi, ferendogli la carne.

***

Un boato assordante ferì le orecchie del mezzelfo che però sussultò senza però avere la forza di risvegliarsi dal torpore. Da lontano giungevano grida, voci concitate, versi di orchi ordini in elfico, Vargas però era troppo debole per reagire. Morirò qui sotto dimenticato da tutti! Pensò con l'ultimo barlume di lucidità il giovane mezzelfo.

"Vargas! Vargas! Ehi ragazzino... svegliati. Dobbiamo andare via..." la voce di Callisto giungeva alle sue orecchie preoccupata, angosciata, urgente.
Che strano sogno pensò Vargas, fin troppo reale, per i suoi gusti.
Il mezzelfo sentì il sollievo dal peso delle catene e subito dopo il dolore straziante dei muscoli troppi bruscamente sollecitati dopo tanta costruzione all'immobilità.
Il mezzelfo gemette. Nei sogni non si può sentire dolore, e allora perché Vargas sentiva male in ogni fibra del suo essere, mentre veniva sollevato dalle forti braccia di Callisto?
Le sue mani, le sue mani lo toccavano gentilmente, mentre lavavano via il sangue rappreso dal suo viso con dell'acqua da un piccolo otre.
"Bevi mezzorecchie. Piano... così..." diceva quella voce, sembrava in tutto e per tutto che Callisto fosse lì, fosse davvero giunto a salvarlo. Ma ciò non era possibile. Non era accettabile davvero. Lindir lo aveva convinto che nessuno lo avrebbe mai salvato, o amato.
"Vargas, Vargas, mi senti? Svegliati! Ho bisogno di sapere se hai qualcosa di rotto, per poterti trasportare...".
Il mezzelfo scosse la testa, lentamente, non riusciva ad aprire gli occhi, come intrappolato in una sorta di dormiveglia cosciente, eppure sentiva la sua voce, così calda, così famigliare.
Era preoccupato lo stregone, per cosa? Per chi? Per lui? O per gli altri? Erano ancora vivi gli altri? I suoi amici? Dorlas... Ianis..."
"Sciocco di un mago, guarda come ti hanno ridotto!" Gridò Callisto, molto arrabbiato, mentre con un mantello cercava di coprire il corpo martoriato del giovane mezzelfo.
Solo quando sentì la mano di Callisto sul suo viso, Vargas si svegliò davvero.
Vargas Aprì gli occhi solo per far scorgere per un attimo, a Callisto, tutto il dolore, la paura, e la sensazione di sollievo che aveva provato a saperlo davvero lì con lui, che lo stringeva fra le braccia.
"Callisto, io non volevo, ma tu sei venuto..." disse solo Vargas, per poi accasciarsi di nuovo privo di sensi, aggrappandosi con la mano alla spalla dello stregone.
"E come potevo mancare..." disse Callisto pur sapendo che il mezzelfo non lo poteva sentire, svenuto come era.
"Non ti preoccupare, ci penso io a te ragazzino..." lo prese fra le braccia, sollevandolo come fosse fatto di piume e si diresse verso l'esterno.

***

All'esterno infuriava il combattimento, ma per lo più erano gli orchi ad attaccare, ma contro i giovani maghi superstiti, liberati da Callisto, prima di trovare la stanza dove stava prigioniero il giovane Vargas, e contro il drago d'argento che combatteva per proteggere l'erede di Joseph Vargas, non avevano molte possibilità di farcela.
"Kali, comptu Kalia" gridò Callisto, sempre tenendo tra le braccia Vargas, correndo, come le sue gambe non avessero mai fatto altro, verso il drago d'argento, mentre tutto intorno volavano attacchi di magia e frecce.
Callisto adagiò Vargas sul dorso del possente drago, lo fissò con delle corde, per impedire che precipitasse mentre il drago fosse stato in volo, poi gli disse in lingua Comune "Va', portalo da Rakinell, nei boschi dei druidi sarà al sicuro e sapranno rimetterlo in sesto".
"Tu cosa farai, figlio dei draghi?" Gli domandò il drago d'argento, già pronto a spiccare il volo.
"Io devo aiutare gli altri maghi. Li trasporterò al sicuro. Ci vediamo dai druidi. Te lo affido. Proteggilo come se fosse squama del tuo cuore" ordinò Callisto rivolgendosi al giovane mezzelfo sofferente e svenuto.
"Lo farò. L'ho promesso a suo padre, e a suo nonno prima di lui. E le promesse di drago non si possono infrangere, sono vergate con il sacro fuoco della fedeltà e del coraggio".
Il grande drago sollevò le ali argentee e si librò in volo, piuttosto agilmente nonostante la possente mole.
Alcuni orchi cercarono di attaccarlo, finirono schiacciati da artigli, coda o fuoco di drago.
Lo stregone si costrinse a lasciar andare il giovane mezzelfo Vargas lontano, ancora una volta nelle mani di qualcun altro, e non nelle sue.
Callisto seguì il volo ascensione del drago, con una punta di invidia e nostalgia, finché i suoi occhi poterono scorgere i riflessi argentei contro il cielo turchese, poi con un sospiro imbracciò il suo arco doppio Tamujin e affrontò i nemici, abbattendoli uno dopo l'altro.
Furia nel corpo e nella mente un solo scopo: trovare chi avesse torturato il giovane mago e trucidato tutti gli altri e fargliela pagare cara, come solo un drago può fare.

***

Note dell'autrice: questo prompt cadeva a pennello per continuare questa mia storia, che ormai risale nei suoi esordi al 2019. Sarebbe ora di dare un giusto finale a questi due, ma non è ancora il momento...
Buona lettura!

Ladyhawke83

Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora