Il giovane Vargas si guardava intorno spazientito, muovendo il piede in modo nervoso, sollevando piccoli sassolini di ghiaia e terra.Era stato puntuale, così come aveva chiesto Rakinell, si era presentato alla stessa ora, e nello stesso luogo, del giorno precedente, ma dello stregone neanche l'ombra.
Poco male, pensò tra sé il giovane mezzelfo, e si sentì quasi sollevato al pensiero di dover viaggiare da solo, senza quell'ignorante dai modi arroganti tra i piedi.
Già Callisto aveva dimostrato di avere un ego grande come una montagna e lui non aveva bisogno di qualcuno che si sentisse in diritto di ricordargli ad ogni passo che era un ragazzino.
Questo Simenon lo era, indubbiamente, ma quello che lo stregone non sapeva era ciò che aveva dovuto affrontare, nonostante i suoi diciannove anni scarsi, a causa della sua scomoda eredità.
Il mago si passò una mano tra i capelli sbuffando sonoramente, poi, dopo aver evocato l'incantesimo di tracciamento, si mise in viaggio, da solo, senza aspettare un solo momento di più quello zotico dai capelli assurdi.
Simenon aveva lasciato la radura da un paio d'ore, anche se non lo sapeva con certezza, dato che dovendo passare per il fitto del bosco, non vedeva bene l'inclinazione dei raggi solari e doveva stare attento ad ogni passo, per non finire in fallo.
Quello non era un bosco normale, sembrava pulsare di vita propria, una vita ostile e bramosa di catturare nuova linfa vitale, succhiandola via dagli sventurati viandanti che osavano avventurarsi in quella selva senza inizio né fine.
Simenon rabbrividì nonostante la pesante tunica con cui si era vestito e la mano strinse involontariamente le dita intorno al proprio bastone magico, usato anche come appoggio.
"Detesto i boschi..." disse sottovoce il giovane Vargas, più a sé che a qualcuno in particolare.
"E noi detestiamo i maghi..." risposero alcune voci, anche se sul momento Simenon fu certo di esserselo immaginato.
Poi li vide, quei piccoli esseri leggermente orridi con i loro occhietti opachi e famelici, strisciavano verso di lui, attirati dalla magia che il mago emanava.
Erano Shkiellin: creature malfatte, a metà strada tra il pipistrello e il ratto, dalla forza pressoché nulla, ma dal morso micidiale, nonché velenoso quanto quello dei serpenti.
Simenon cercò di farsi spazio indietreggiando e preparandosi a evocare il fuoco, nemico di quegli succhiasangue, ma la natura attorno al mezzelfo parve coalizzarsi con gli Shkiellin e la loro sete di magia, quindi delle radivi si animarono per intrappolare i piedi del mago, facendogli perdere equilibrio e concentrazione, due elementi preziosissimi per evocare un qualsiasi incantesimo.
"Dannato bosco!" Imprecò il mezzelfo contro quell'entità astratta che sembrava avergli voltato le spalle.
"Le piante hanno una morale?" Si chiese il mago, vedendosi strisciare addosso quegli orribili aborti della natura.
Simenon riuscì ad allontanarne gran parte usando il fuoco del bastone, riuscendo anche ad indirizzare un lampo infuocato, ma di più non poteva fare, coi piedi legati e con quei cosi così vicino al corpo, rischiava di bruciarsi esso stesso.
"Che schifo! Via via fetidi parassiti!" Gridò contro gli Shkiellin che gli stavano zampettando sopra la tunica in cerca di un lembo di pelle e di magia da risucchiare via.
Ne erano rimasti solo cinque e il giovane mezzelfo era quasi riuscito a liberare le estremità dalle radici, quando uno di quei mostriciattoli riuscì a morderlo.
Simenon non riuscì nemmeno a gridare da quanto fu intenso e devastante il bruciore di quel piccolo morso sotto il collo, avvertì solo una leggera pressione e la magia scivolare via come in una voragine.
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Schegge di fuoco. Scintille di ghiaccio
FantasyQuesto è un mio nuovo, strampalato progetto, di cui devo l'ispirazione a quella ragazza dalle mani d'oro, Miryel che mi ha dato l'idea per scrivere una AU! Con protagonisti i giovani Vargas e Callisto, prima di tutti gli eventi che accadono nella mi...