Capitolo 2

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Elena e Jasper osservarono la porta chiudersi e un secondo dopo furono soli in quella stanza così silenziosa, quella stanza abituata a vedere dolore, così dannatamente cupa agli occhi di due giovani ingannati dal destino, incapaci di poter accogliere l'allegria del colore perchè abbagliati dall'oscurità del loro umore. Dopo una frazione di secondi, Jasper poggiò il viso sul ventre della moglie e con dolcezza disse: "Sappi che sei stato la cosa più bella che ci sia successa, qualunque cosa ti sia accaduta ti vogliamo e ti vorremo sempre bene!" e con una lacrima che tentava ,invano, di rimanere salda al suo nido, diede un bacio a quella barriera che lo separava dal suo piccolo. Dopo essersi asciugato il volto, si sedette accanto alla moglie, travolta dal dolore, e la cinse con un braccio.

"Io ti amo e ti rimarrò accanto sempre e comunque, a qualsiasi condizione." Le diede un morbido e tenero bacio. Un bacio in grado di racchiudere ogni tipo di emozione: sofferenza, solidarietà, amore, condivisione. Quel momento venne interrotto da una minuta infermiera in camice bianco che trasferì i ragazzi nella stanza 112 e diede ad Elena un camice da ospedale. Era questo il preambolo per quella che sarebbe stata una conclusione definitiva: non ci sarebbe più stato spazio per la speranza, per l'inganno e per l'illusione, la verità prima o poi sarebbe giunta e non senza lasciare una scia di amarezza.

Dopo non molto arrivò la dottoressa Serre che condusse il ragazzo fuori dalla stanza. Era quello l'unico modo che aveva per cercare di alleviare, se pure impossibile che fosse, il dolore di Elena. Al silenzio che si instaurò tra quelle due figure indistintamente prostrate dal dolore, seguì quello che di più temuto poteva essere il suono:

"Il bambino... quando è arrivato in ospedale, era già morto." Gli disse con le lacrime agli occhi e la voce di chi non sa contenere il tremore della sconfitta.

A tale notizia, non si è mai preparati, e pur avendo avuto il sospetto, Jasper aveva sperato fino all'ultimo e non era pronto a questo duro colpo. La dottoressa lo abbracciò e lui non si vergognò di piangere tra le sue braccia, perchè dopotutto, aveva solo venticinque anni, e quella era la sua prima vera difficoltà. Doveva dire addio per sempre a qualcosa che non era mai esistito e allora perchè gli risultava così difficile lasciare andare l'idea della sua presenza? Jasper non riusciva a darsi una spiegazione: perchè si era affezionato all'idea come se questa fosse qualcosa di sostanziale? E il dolore maggiore sopraggiunse nel momento in cui prese coscienza del fatto che forse una risposta a questa domanda non l'avrebbe mai trovata perchè la realtà non è altro che l'illusione di un futuro migliore, è l'infinito che racchiude ogni speranza, ogni desiderio. Si lasciò trasportare dal ricordo: non riuscì ad evitare che la sua mente ripercorresse brevemente i giorni che furono, rivivendo i momenti felici del passato, al quale iniziò a guardare come a qualcosa di distante, qualcosa che apparteneva alla morte, che non poteva essere raggiunta se non con la mente, talvolta arricchita dall'impulso dell'immaginazione. Apparteneva al passato il ricordo, la vita trascorsa, l'alba del giorno che sarà. Ma è nel futuro che trovò rifugio la sua mente: si cullò nella convinzione di poter ricevere una sorpresa, un risveglio definitivo,il cambiamento tanto atteso. Quando riuscì a distaccarsi dal ricordo, il dubbio che si era insinuato nella sua mente nel momento in cui la dottoressa lo aveva invitato a seguirlo fuori, si fece largo tra i suoi pensieri e non poté fare a meno di domandare:

"Perché mi ha chiamato fuori?"

"Ho voluto parlare prima con te perchè vorrei che fossi tu a dirlo ad Elena, a starle vicino. Solo tu, in questo momento sei in grado di sostenerla, di darle la forza di cui necessita per non lasciarsi sprofondare nell'oblio della disperazione; ma se lo farai, dovrai sforzarti di essere forte e non cedere alla debolezza. Dovrai darle supporto e non piangere dinanzi a lei. So che ti risulta impossibile, ma impossibile sarà per lei credere che quello che fino ad oggi ha sentito muoversi dentro di lei era solo l'inganno di un destino troppo crudele."

"Vorrei potervi garantire la riuscita di questo mio compito, ma la certezza di non esserne in grado mi assale e mi spaventa. Come potrei rimanere impassibile difronte alla disperazione dei suoi occhi?"

"Avrei dovuto immaginare una tale risposta.... Le parleremo insieme, ma quello che potrò fare io non sarà niente in confronto al supporto che rappresenterai tu per lei."

"Io per lei ci sarò sempre, non è questo che mi spaventa."

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