Capitolo 9

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Per concludere la loro breve pausa dalla realtà, l'ultima sera Jasper portò la moglie a vedere l'opera al teatro. Fu l'occasione che sfruttò per sorprenderla ancora, per stupirla, lasciarla a bocca aperta, distrarla dall'insofferenza dei propri pensieri. Come premessa di una grande serata le fece trovare sul letto un abito da sera lungo. Era un abito monospalla nero in stile impero con una cintura di strass in vita da cui aveva inizio una cascata di raso e pizzo tagliata di lato per lasciare alla gamba lo spazio e l'audacia di venire fuori in un ardito spacco. Le parole che accompagnarono quella inaspettata scoperta furono parole dolci, sentite, sommesse; parole innocue ma taglienti:

"Che fine ha fatto la luce dei tuoi occhi? Non riesco più a scorgere la scintilla che fino ad oggi ti ricopriva di quell'energia che solo tu potevi emanare. Eri tu quella scarica di adrenalina in grado di contagiare il mondo con il semplice accenno di un sorriso; perchè, per quanto disprezzato, il tuo dolce concederti alla felicità era pura follia, tenerezza incondizionata, ingenua vitalità. Vedo i tuoi pugni serrarsi ogni giorno per contenere la rabbia di un animo ferito costretto a cedere sotto i duri colpi di un destino troppo ribelle. Non smettere di concedere quegli attimi di felicità a chi ti sta vicino, non ti chiudere, non nascondere la tua bellezza al mondo. Sarà difficile, non lo nego, ma ci sono io al tuo fianco: io non ti lascio sola. Adesso voglio che ti armi di tutto il coraggio che ti contraddistingue e mordi la vita, voglio che ritorni a vestirti della tua giovanile euforia. Voglio che questa sera sia la nostra sera senza prima ne poi. Voglio che tu riesca a donare nuovamente luce alla tua incondizionata bellezza." Elena, infatti, era una ragazza bellissima, ingenuamente avvolta nelle curve della giovinezza. Il suo corpo esile trovava un restringimento all'altezza del bacino che le conferiva la perfezione della vita di una modella. Tratti delicati si stagliavano con vigore su quella creatura dall'altezza media: occhi azzurri, leggermente socchiusi, luminosi un tempo, opachi nel presente si aprivano come finestre di una casa in fase di ristrutturazione; i capelli biondi, mossi, all'altezza delle spalle erano cascate di luce che aspettavano solo di essere raggiunti dal sole per poter tornare a brillare come un tempo, per poter tornare ad essere la definizione che dà forma al disordine; le labbra sottili e rosee, provocanti ma delicate racchiudevano il silenzio del dolore. I suoi lineamenti erano angelici ma lei non voleva crederci: aveva da sempre lottato con quel corpo che non sentiva suo senza rendersi conto che quel corpo aveva bisogno solo di essere vissuto. A quelle parole che Jasper le rivolse non ebbe il coraggio di rispondere. Quello che fece fu andare ad abbracciarlo e, con un bacio sfuggente ed impaziente, si allontanò con il vestito e le scarpe in mano per andare a prepararsi nel bagno della suite. Jasper la osservò allontanarsi e solo pochi istanti dopo averla vista sparire dietro quella porta laccata di bianco che gli impediva di osservare la trasformazione, andò anch'egli a vestirsi per la serata. Ovviamente il tempo impiegato da un uomo per preparare la propria performance estetica è nettamente inferiore rispetto a quello richiesto dalle donne, così Jasper si ritrovò seduto sul letto ad attendere, curioso, che la moglie si mostrasse in tutta la sua eleganza. Il ragazzo era impegnato ad aggiustare il risvolto della camicia che indossava sotto lo smoking quando, colpito dall'inaspettata presenza di una figura impeccabile avvolta in una scia di fragranza aromatica, rimase a bocca aperta innanzi alla bellezza che, prepotente, gli si stagliava contro. Dopo essere uscito dallo stato di trance che sembrava essersi impossessato del suo corpo, Jasper si avvicinò, con passo lento, alla moglie cercando di costringere i propri occhi a distogliere l'attenzione da quel corpo divenuto improvvisamente uno strumento ipnotico. La tirò a sé, timoroso che il mondo potesse rubargliela, geloso che altri occhi potessero osservarla. La baciò, desiderando quel corpo, fremendo per quel contatto, aggrappandosi a quel lembo di pelle lasciato scoperto sulla schiena.

"Sei bellissima amore!" E mai parole furono più vere.

Pronti per andare all'opera, i ragazzi si presero per mano ed uscirono dalla suite. Quella sera riuscirono a rilassarsi, a distrarsi, a liberare momentaneamente la mente dai ricordi. Riuscirono a pensare a loro; e fu quello il primo passo verso la salvezza.

L'alba del giorno nuovo, però, portò con sé la malinconia di chi sta per tornare alla realtà, ai problemi della quotidianità. I loro occhi già proiettati verso il futuro, ancora immersi nel passato, divennero cupi prima ancora che l'aereo toccasse terra.

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