Capitolo 13

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Arrivarono in ospedale mentre era in corso quell'esame con il passato al termine del quale si sarebbe stabilito se fossero in grado di ricevere la promozione, di andare avanti, o se essere rimandati. All'ingresso il destino volle che ad accoglierli ci fosse Annalisa; la stessa donna che aveva dato loro la speranza era ora lì per rinnovarla o per stravolgerla?

"Siete qui per gli accertamenti?" fu la domanda che la dottoressa rivolse ai ragazzi convinta che il motivo di quella visita fosse il mantenimento di una promessa fatta mesi prima.

"Veramente siamo venuti perchè Elena non si è sentita bene: ha avuto un mancamento."

"Seguitemi nel mio studio."

Durante il breve tragitto che separava l'ingresso dalla stanza, Annalisa venne messa al corrente riguardo i sintomi della paziente e quello che, intuitivamente, il suo raziocinio riuscì a sintetizzare fu:

"E' possibile che tu sia incinta?"

"Lo escludo: ho fatto il test la settimana scorsa ed è risultato negativo."

Ma quella risposta non bastava: ogni medico si affida solo a ciò che la medicina riesce a dimostrare, a ciò che viene messo in discussione attraverso l'osservazione.

"Ti dispiace stenderti sul lettino?"

Jasper, per discrezione o per imbarazzo, preferì uscire fuori dallo studio ad aspettare. Nel frattempo Annalisa, con un'ingenua consapevolezza, fece sdraiare la ragazza per sollevarle leggermente la maglietta, cercando di non toccarla con le mani troppo fredde per quella pelle riscaldata dal tepore della lana; quella stessa pelle che dovette, inevitabilmente, fare i conti con l'arroganza gelida del gel che venne a contatto con essa. Dall'ecografo che iniziò a disegnare dei movimenti concentrici sul quell'esile ventre venne diffuso un susseguirsi di rumori costanti che Annalisa, con il più dolce dei suoi sorrisi, fu lieta di riconoscere.

"Aspetti un bambino Elena. Questo che senti non è altro che il battito del suo cuore che corre come un puledro al galoppo."

Elena scoppiò a piangere e, istintivamente, si strinse alla dottoressa che, colta alla sprovvista, non potette astenersi dal ricambiare quell'abbraccio così ingenuo, felice, incerto e speranzoso. La ragazza si stava rimuovendo i residui di gel dal ventre quando diete voce ad un dubbio che non era in grado di risolvere da sola:

"Perché allora il test è risultato negativo?"

"Non sempre i test di gravidanza sono attendibili, se fatti troppo presto."

"Ah! Grazie... Posso chiamare Jasper?"

"Non preoccuparti te lo chiamo io!"

Jasper preoccupato, corse dalla moglie.

"Perché piangi?"

"Non piango! Sono commossa."

"Perché? Cosa è successo?"

"Aspettiamo un bambino!"

Jasper prese in braccio la moglie e la baciò con amore sussurrandole le uniche parole in grado di esprimere la loro unione:"TI AMO".

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