Capitolo 8

256 8 0
                                    

Elena si stava lavando quando Jasper cacciò la valigia impolverata da dentro lo scomparto superiore dell'armadio e iniziò a mettere, ordinatamente, tutti gli indumenti della moglie, esalando ad ogni capo il dolce profumo che avrebbe riconosciuto a miglia di distanza. Era quello l'odore della sua vita: una fragranza aromatica dolce e fruttata che aveva la capacità di penetrare nelle sue narici per trovare una dimora stabile ed indelebile.

"Cosa stai facendo?" Elena comparve sulla porta con in mano un asciugamano e sul volto un'espressione mista tra preoccupazione e curiosità.

"Metto i tuoi panni in valigia, amore!" rispose ironico Jasper.

"Perché? Cosa succede?"

Jasper le andò vicino per stringerla in quell'abbraccio di cui non avrebbe mai saputo fare a meno, sussurrandole nell'orecchio: " Niente, amore. Domani ti rapisco per portarti in un luogo segreto!"

"Ma come?... Dove?... Perchè?"

"Sssh!" l'ammutolì premendo le sue labbra su quelle della moglie ancora bagnate. Un bacio lungo e tenero aromatizzato dal fresco sapore di menta. "Niente domande, altrimenti che sorpresa è!"

La mattina seguente i ragazzi partirono all'alba portandosi dietro la speranza per una nuova rinascita, la voglia di dimenticare, la necessità di chiudersi la porta del passato alle spalle. Avevano voglia di ricominciare e quello sarebbe stato il loro trampolino di lancio per una nuova vita. Elena era curiosa di sapere quale fosse quel traguardo tanto ambito,ma nulla servì a smuovere Jasper dalla sua ferma posizione di tenere la bocca chiusa, nulla lo distolse dalla voglia di vedere la faccia stupita che sarebbe comparsa sul volto della donna. Atterrarono nell'aeroporto di Parigi in tarda mattinata quando i raggi del sole irrompevano prepotentemente sull'asfalto liberando il calore di una stagione nuova. La ragazza, appena presa coscienza del luogo in cui era atterrata, abbracciò il marito e lo ringraziò di quella splendida sorpresa. Ma Elena non sorrideva come una volta, non c'era luce in quell'euforia, nessun coinvolgente bagliore proveniva da quella dentatura lineare e perfetta. Jasper percepiva la sua felicità, ma allo stesso tempo non poteva ignorare il moto di offesa e rabbia che la sua piccola donna volgeva al mondo. Fu una settimana all'insegna del relax: shopping, musei e il dolce profumo della natura. Nulla dava loro più serenità del parco nel quale erano soliti andare a

trascorrere i pomeriggi. Uno spazio circondato dal verde, ancorato al dolce profumo di ginestre. A fare capolino dietro il limite di un cespuglio si stagliava l'immensità di un lago nelle cui acque si rifletteva la docile potenza di un cielo sereno intenzionato a predominare anche il suolo. Avevano trovato il loro spazio in quel labirinto di natura: una panchina in legno leggermente corrosa dal tempo, testimonianza del tempo che passa, spettatrice di baci innocenti, di meschini tradimenti. Da lì avevano l'opportunità di osservare ogni angolo di quel mondo fuori dalla realtà. Si divertivano a commentare e ad ironizzare su atteggiamenti poco coerenti di passanti sconosciuti; a fantasticare su cosa potesse celarsi al di là di quel mondo. Solo poche volte il loro sguardo aveva il coraggio di scagliarsi con veemenza oltre quel nodoso intreccio di rami che celava dietro la bellezza dell'infanzia: un parco giochi gremito di bambini che si rincorrevano, attendevano impazienti che l'altalena della loro spensieratezza tornasse libera. Non a caso la loro scelta era caduta su quella panchina: da lì si concedevano al dolore di un'infanzia non vissuta solo nel momento in cui fossero stati pronti, solo obbligando i loro sguardi ad indagare oltre quella barriera ramificata che gli serviva da scudo.

Fiocco rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora