Dal loro viaggio erano trascorsi appena tre mesi ed entrambi avevano, ormai, ripreso contatto con la quotidianità, ma nessuno dei due aveva tralasciato la voglia di sperare per l'arrivo di un altro bambino. Elena riusciva di nuovo a sorridere, a far fronte al dolore con la gioia di chi combatte ma non si arrende. Il suo era un sorriso spento, ma pur sempre un sorriso. "Sorridi anche se il tuo sorriso è triste perchè più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di chi non sa sorridere". Erano queste le parole di Jim Morrison da cui Elena traeva ispirazione per vivere.
Un pomeriggio i due ragazzi stavano, come sempre, sul divano. Si vivevano nella flebile illusione della normalità, non rendendosi conto che nessuno è normale se paragonato al prossimo.
"Amore, devo dirti una cosa."
"Non farmi preoccupare, è successo qualcosa?" Jasper temeva che qualcosa di brutto gli si sarebbe scagliato contro. Era consapevole del fatto che nulla di buono si nasconde dietro quelle parole pronunciate da una donna.
"Si...cioè no..." fece una breve pausa. "La settimana scorsa ho fatto il test di gravidanza."
"E...?" Un barlume di speranza si accese negli occhi del ragazzo che, come un equilibrista, lottava contro la forza di gravità sospeso nel vuoto su un filo troppo sottile per essere in grado di sorreggere la sua statura. Quella sentenza avrebbe stabilito il proprio destino: era così vicino alla caduta, ma sarebbe bastata la conferma di una speranza per rimettere l'equilibrista in asse, per sconfiggere il peso dell'aria.
"Il risultato era negativo".
Precipitato nel vuoto; questo il risultato di chi si nutre di speranze, di chi raggiunge il cielo per poi essere scaraventato al suolo senza atterraggio di emergenza, di chi, in bilico su un filo, riceve una spinta che gli fa perdere l'equilibrio. Jasper l'abbracciò, accarezzandole dolcemente i capelli, leggendo nei suoi occhi la delusione di un mancato appuntamento con il destino.
"Amore, non preoccuparti c'è tempo. Prima o poi avremo il nostro bambino." e la baciò: un bacio morbido, dolce, delicato, un bacio che solo una persona innamorata può dare. Un bacio che portava con sé la protezione di un'armatura. Elena non disse niente, temendo che l'illusione si sarebbe insinuata nella sua mente annebbiandole la razionalità di cui aveva bisogno per evitare la caduta negli abissi del dolore. Si alzò per andare a preparare la cena, lasciando Jasper solo con i suoi graffi di equilibrista alle prime armi, ma non raggiunse la cucina perchè costretta ad appoggiarsi alla porta a causa di un giramento di testa. Il marito le fu subito vicino, preoccupato, per vedere cosa stesse succedendo; abbastanza vicino da riuscire a sorreggerle la testa ed evitare che la sbattesse contro il pavimento nel momento in cui i sensi la abbandonarono ed il corpo si ripiegò su se stesso esanime. Spaventato la prese in braccio con una stretta ferrea per poterla poggiare sul divano. Elena iniziava a riprendere conoscenza e l'amore con cui Jasper le accarezzava dolcemente la fronte le fece comprendere la realtà dei fatti senza nemmeno bisogno di porre domande
"Come stai amore? Cosa è successo? Ti porto in ospedale."
Elena cercò di rassicurarlo. "Ma, amore, non ce ne è bisogno, è solo un po' di stress." e cercò di alzarsi per dimostrare al marito, ma soprattutto a se stessa, che lei era forte, lei riusciva a rimettersi in piedi, sempre; ma la testa era troppo ostinata a capovolgere la visione del mondo per lasciarla libera di camminare: fu costretta a rimettersi giù nella frazione di secondi che seguirono l'impulsivo tentativo di ripresa.
"Se così è sarà il medico a dircelo." fu la risposta di un marito premuroso, di un uomo ansioso, di un ragazzo spaventato.
Quella scena era già stata vissuta. Dovettero fare i conti con un dolore che pensavano essere superato. Rivivere quella notte fu inevitabile e negli occhi dei ragazzi si accesero le luci del ricordo prima ancora che le loro menti potessero associare il pensiero all'evento. Erano in macchina ma questa volta erano solo in due e con loro nessun segno di dolore apparente, solo le ferite di due cuori costretti a fare i conti con la camera dei ricordi; quella stessa camera che pensavano essere chiusa a chiave.
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Fiocco rosa
ChickLitDolcemente Elena poggiò il suo volto nel petto del marito, Jasper. Voleva nascondere il suo viso coperto di lacrime al mondo, per non dargli la soddisfazione di vederla soffrire. Elena aveva perso il suo piccolo quando era solo al quarto mese di gra...