Arrivo al parcheggio con venti minuti di ritardo eppure, come avevo saggiamente immaginato, lo trovo deserto. Il sole cocente di inizio Giugno illumina i grigi e tanto famigliari palazzi di San Basilio dandomi, come sempre, una forte sensazione di protezione.
Mi basta sentirmi a casa per essere felice e questo quartiere, seppur così poco apprezzato, lo é.
Ci sono nato e cresciuto e, a dirla tutta, non ho nessuna intenzione, almeno per il momento, di abbandonarlo.
Solo l'idea mi fa sentire sperduto, in balia di un oblio senza fine.Mi guardo intorno per l'ennesima volta nella speranza di vedere i miei amici da qualche parte, ma invano.
É incredibile come riescano ad essere sempre in ritardo ogni santa volta che ci organizziamo per fare qualcosa.
In realtà quelli nel parcheggio non sono neppure da considerarsi veri e propri appuntamenti, soprattutto d'estate, infatti, diventa talmente normale incontrarci qui che spesso non abbiamo nemmeno bisogno di telefonarci.
Guardo di nuovo il telefono per accertarmi che non ci siano messaggi in arrivo, poi sbuffo.É un'abitudine che mi piace quella di vederci qui e stare insieme, fa parte di quella bolla dentro la quale mi sento sempre al sicuro, ma il ritardo proprio non riesco mai a mandarlo giù.
Inizio a calciare svogliatamente un vecchio pallone abbandonato lì da chissà chi e solo dopo un po' mi rendo conto di quale albero mi sta dando ombra.
É l'arbusto più grande tra quelli presenti, é l'albero delle stelle.
Quando ero bambino mi divertivo ad arrampicarmi fino ad una cavità tra i rami che mi permetteva di starmene sdraiato e avere una perfetta visuale sulle stelle nel cielo.Negli anni é rimasta una delle mie abitudini preferite e, soprattutto, una delle poche cose che riesce a calmarmi quando i pensieri si fanno particolarmente pesanti.
Mi metto a contare ogni stella in cielo finché gli occhi non diventavano pesanti e il sonno cancella ogni preoccupazione.
Di giorno sembra diverso, penso mentre fisso quei rami intrecciati tra loro.
"Che cerchi?" Domanda Gabriele, il mio migliore amico, affiancandomi all'improvviso.
Mi volto a guardarlo quasi spaventato nel trovarlo lì.
"La pazienza per aspettarvi!" Sbotto poi con un mezzo sorriso."Vabbè dai, sono solo venti minuti di ritardo!" Ridacchia infilandosi le mani in tasca.
Sospiro e sorrido rassegnato.
Gabriele é uno dei miei più cari amici dai tempi dell'asilo. Non mi supera di tanto in altezza, ma il suo fisico é molto più muscoloso e ben si accosta alla carnagione abbronzata, i tatuaggi e gli occhi verdi.
Si allena ogni giorno costringendoci anche ad imitarlo il più delle volte.
Si passa distrattamente una mano tra i capelli scuri e sorride.
"Ad ogni modo sono più puntuale di Adriano! Beccati questa!" Esclama poi lanciandomi la palla che mi sfiora di qualche centimetro la testa."Ma te sei impazzito?" Urlo osservando il pallone atterrare diversi metri più avanti.
"Sei lento amico mio!" Ridacchia un attimo prima di venire interrotto dalla suoneria del suo cellulare.
Lo afferra rapido e risponde.
"Adriano dice di andare a casa sua!" Urla dopo qualche secondo in direzione di Niccolò.
Lui annuisce e insieme ci incamminano mentre Gabriele conclude la telefonata.
"Che ha combinato?" Domando a quel punto
affondando le mani nelle tasche dei jeans.
Il caldo inizia ad essere insopportabile e a dirla tutta stavo decisamente meglio all'ombra del mio albero che lì, in mezzo a quella strada deserta."Non ne ho idea, ma mi é sembrato molto... euforico." Risponde Gabriele pensieroso.
"Dovrà raccontarci dell'ennesima conquista." Ridacchio.
Se c'é una cosa che tutti sappiamo di Adriano Cassio é che nessuna ragazza riesce a resistergli per più di cinque minuti senza andarci a letto. Inutile dire che, ormai, é un mito per tutti noi.
Casa di Adriano si trova a pochi metri dal parcheggio, perciò impieghiamo decisamente poco a raggiungere il suo palazzo e a suonare il campanello.
"Adriano é in garage!" Urla dal citofono la voce di Lucia, sua madre.
"Prima di raggiungerlo non é che uno di voi può venirmi a dare una mano qui in cucina con una cosa? Chiede poi un attimo prima di chiudere la conversazione.
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UNTOUCHABLE
FanfictionNiccolò ama incredibilmente le cose semplici: semplice é la sua famiglia, semplici sono i suoi amici e semplice é tutta la sua vita. Ogni piccolo dettaglio racchiuso nelle sue giornate lo rende felice, persino quell'odore di gelsomino che si sente n...