NICCOLÒ

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Devo smetterla.
Smetterla di pensarla, smettere di guardarla e continuare a desiderarla tanto da farmi scoppiare la testa.
É arrivato il momento di cancellare definitivamente Elisa dalla mia vita e non solo per il mio bene o per l'amicizia che rischia di andare a puttane con Adriano se solo venisse a sapere la verità, ma soprattutto per lei.
Elisa é dolce e testarda, fragile e inarrestabile al tempo stesso, crede nella forza dell'amore e dei sentimenti e io, al contrario, so di non poter più dare né a lei né a nessun altro niente del genere.

Ho chiuso con l'amore da anni ormai e questa situazione con Elisa sta diventando pericolosa.
Si merita qualcuno che l'ama per quello che é non di certo un imbecille come me che é terrorizzato solo all'idea di ammettere che si sta innamorando, di nuovo.
Faccio un lungo tiro dalla sigaretta che reggo tra le dita e butto fuori una grande nube di fumo grigiastro. Amo fumare dal terrazzo della mia camera, perciò quando i miei escono ne approfitto subito volentieri.
Il cielo é ormai buio e la luna argentata fa a tratti capolino tra le nuvole grigiastre. A breve pioverà, penso beandomi di quel famigliare odore che preannuncia il brutto tempo estivo.
Vorrei avere Elisa qui con me, stringerla forte e bearmi del suo profumo adorabile, ma ho deciso vigliaccamente di metterci un punto.

Il suono del cellulare mi fa tornare alla realtà e lentamente lo afferro dalla tasca, sul display lampeggia il nome di Adriano.
Premo il tasto verde e poggio il cellulare all'orecchio.
"Che vuoi?" Chiedo svogliatamente facendo un altro tiro di sigaretta.
"Mister simpatia stasera vieni a ballare?" Chiede il mio migliore amico allegro e spensierato come sempre.

Sollevo gli occhi al cielo e faccio un altro tiro di sigaretta prima di rispondergli. Una parte di me vorrebbe rifiutare e restarsene qui su questa terrazza a fumare e meditare l'altra, invece, ha una voglia matta di lasciarsi tutto alle spalle per una fottuta sera. Inutile specificare quale alla fine ha la meglio.
Un'ora e mezzo dopo sono con Adriano e Gabriele ad osservare eccitati l'entrata della discoteca all'aperto a due passi da noi. C'è talmente tanta gente da riuscire a fatica a farci spazio fino alla cassa dove, dopo averci legato il solito braccialetto fluorescente al polso e fatto il timbro sul dorso della mano, frinalmente ci fanno entrare.

"Bevutina per dare inizio alla serata?" Propone Gabriele indicando ad entrambi il bancone in lontananza. Annuisco e insieme ad un Adriano altrettanto entusiasta ci avviciniamo per ordinare i soliti amatissimi tre Long Island.
"Alla salute!" Grido una volta che i cocktail sono pronti sollevandolo al cielo imitato dai miei due migliori amici. Sono sempre più felice di aver accettato di venire qui e ora ho tutta l'intenzione di divertirmi senza pensare a niente, o più precisamente a lei.

La serata procede a suon di alcool e canzoni urlate al cielo, risate talmente forti da farmi dolere le costole.
Dopo qualche ora la vista é decisamente sfocata e la testa gira vorticosamente costringendomi ad appoggiarmi al bancone del bar con tutte e due le mani per reggermi in piedi abbastanza da ordinare un altro cocktail.
"Guardi lasci perdere che sta già abbastanza a cocci così." La voce di Adriano mi giunge da un punto molto lontano nonostante si trovi a qualche passo da me e questo é troppo divertente, penso scoppiando a ridere di gusto mentre il mio migliore amico, rassegnato, si circonda le spalle con il mio braccio e inizia a trascinarmi verso l'uscita borbottando imprecazioni varie.

"Siediti qui." Ordina una volta nel parcheggio davanti ad un muretto pieno di scritte colorate.
"Tu dove vai?" Domando accomodandomi con uno sbuffo.
"A cercare quell'altro idiota dell'amico nostro. Sicuro sarà collassato in qualche divanetto." Ridacchia allontanandosi veloce per poi scomparire di nuovo dentro la discoteca.
Nell'attesa del suo ritorno inizio a guardarmi intorno svogliatamente mentre con una mano tento, con non poca difficoltà, a prendere una sigaretta dal pacchetto mezzo distrutto nella tasca dei jeans.
Dopo vari minuti esco vittorioso dall'ardua impresa - durante la quale rischio di cappottarmi dal muretto almeno sei volte - e mi porto alla bocca la mia amata Chesterfield Blu.
Ed é in quel momento che mi accorgo di non avere la più pallida idea di dove si trovi il mio accendino.

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