ELISA

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"Non ne vale proprio la pena"
Continuo a sentire questa frase che mi risuona in testa come fosse una canzone stonata e fastidiosa.
Mi rigiro nel letto e prendo la testa tra le mani, devo smetterla altrimenti rischio seriamente di impazzire, penso quando la porta di camera mia si apre all'improvviso e mio fratello entra scrutandomi torvo.
"Resti chiusa qui dentro anche stasera?" Mi chiede piegando leggermente la testa di lato.
Un altro disco rotto di questi giorni é stato proprio Adriano che, visibilmente preoccupato per la mia sanità mentale, non ha fatto altro che domandarmi come mai ho scelto di non uscire più di casa da quel famoso pomeriggio in cui ho chiuso con Niccolò.
Come se non lo sapesse poi, penso tirandomi a sedere sul letto e portandomi le ginocchia al petto.

"Non ho né la voglia né qualcuno con cui uscire." Borbotto osservandolo attentamente.
Ha una camicia bianca di lino, slacciata tanto da mostrare il petto abbronzato, con le maniche arrotolate fino al gomito e un paio di jeans stretti.
"Tu dove vai invece?" Aggiungo alludendo al suo look particolarmente elegante.
"A ballare sorellina, come chiunque farebbe alla nostra età il sabato sera." Risponde incrociando le braccia al petto.
"Te lo ho già detto, non mi va di vedere nessuno." Taglio corto piegando la testa e premendo la fronte sulle ginocchia.
"Senti io non lo so cosa ti é successo di preciso, ero troppo ubriaco, ma reagire così non risolve le cose. Vivi Elisa!" Sbotta per poi uscire dalla camera e chiudersi la porta alle spalle.

Già, vivi Elisa, vivi ora che non é detto che potrai farlo ancora a lungo.
Ripete una vocina nella testa mentre un brivido mi percorre la schiena.
Faccio un profondo respiro e finalmente mi decido ad alzarmi, assaporo la sensazione dei piedi nudi sul pavimento freddo e inizio a cercare il cellulare abbandonato tra le lenzuola arruffate.
L'orologio segna mezzanotte e mezza quando sento chiudersi la porta di casa, segno che Adriano é appena uscito e so pure molto bene con chi. Vorrei non pensarci, vorrei cancellarlo una volta e per tutte proprio come ha fatto lui con me, ma se non ci sono riusciti nemmeno cinque anni in America come posso farlo ora, senza nemmeno un minimo di vera convinzione?

Scorro svogliatamente le storie di Instagram delle varie persone che seguo sperando di riuscire a concentrarmi su qualcos'altro e improvvisamente mi imbatto in quelle di Giulia. Nella prima c'é lei qualche ora fa davanti allo specchio, nella seconda é al solito parcheggio insieme ad altra gente del quartiere, tutti sono sfocati a parte il cielo dove scorrono le parole di Destri di Gazzelle. Mi viene da sorridere perché Giulia lo sa che é una delle mie canzoni preferite ed é abbastanza chiaro si tratti di un messaggio velato nei miei confronti.
Sono ancora molto arrabbiata con lei, la delusione per ciò che ha fatto e che poi ha scelto di non dirmi é decisamente molto forte, ma nonostante questo sento terribilmente la sua mancanza.

Prendo un profondo respiro e mi alzo in piedi, Adriano ha ragione, devo vivere e magari potrei ripartire proprio da Giulia per farlo.
So dove trovarla non mi resta che prepararmi e raggiungere lei e gli altri approfittando pure dell'assenza di Niccolò, lui non ce la farei proprio ad incontrarlo adesso.
Lego i capelli in una cipolla alta e trucco appena gli occhi lasciando il resto del mio viso già molto abbronzato così com'é. Aggiungo rimmel e un lucida labbra poi indosso i primi vestiti che trovo sulla sedia: camicetta azzurra a maniche corte, gonna di jeans e le mie amate converse bianche.

Osservo il mio riflesso nello specchio e scopro di esserne molto soddisfatta così, senza anche se non é proprio mia abitudine farlo, scatto un selfie.
Esco di casa che ormai é quasi l'una, felice che i miei genitori non sono a casa per farmi l'ennesima ramanzina, ma in villeggiatura per un'intera settimana.
Fuori é incredibilmente caldo nonostante l'ora tarda e l'aria é talmente soffocante da costringermi a slacciare un paio di bottoni della camicetta per impedirmi di cominciare a sudare e lasciarci qualche brutta macchia.
Cammino rapida stringendo forte il cellulare nella mano destra. Non mi é chiaro cosa voglio dire a Giulia,  sarò costretta ad improvvisare, penso una volta arrivata al parcheggio.
Come immaginavo é pieno di persone, gruppi sparpagliati di gente del quartiere ognuno intento a parlare di qualcosa, a ridere e a fumarsi qualche sigaretta.

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