ELISA

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Mi sveglio lentamente analizzando dettaglio per dettaglio le cose presenti nella mia stanza: l'armadio, la scrivania, la libreria impolverata e, infine, la figura di mio fratello stagliata immobile sulla porta.
"Che ci fai qui?" Chiedo stiracchiandomi e realizzando che deve essere stato proprio lui a svegliarmi.
"Dove sei stata ieri sera? Sei rientrata tardissimo." Borbotta stringendo le braccia muscolose al petto.
Mi alzo dal letto e inforco le ciabatte senza degnarlo di uno sguardo.
Non so se mi rende più nervosa il sonno ancora persistente o le sue domande stupide.
Pettino velocemente i capelli per poi raccoglierli con un fermaglio e mi dirigo verso la cucina.

"Puoi rispondermi per favore?" Sbotta afferrandomi per un braccio e stringendo forte.
Sento le vene del collo pulsare senza sosta.
Liberarmi é difficile considerando che in questi cinque anni di assenza Adriano ha fatto della palestra la sua seconda casa, ma non demordo.
"Non sei mio padre, non ti devo nessuna spiegazione." Replico spingendolo e costringendolo a mollare la presa.
Esco in corridoio e lo percorro a grandi passi, sono stanca ed é assurdo considerando che ho aperto gli occhi nemmeno dieci minuti fa.
"Quando capirai che sono solo preoccupato per te?"
Grida dietro di me facendomi fermare di colpo.

Volto la testa a rallentatore e lo fisso a lungo.
Una parte di me lo sa e gliene sarà sempre grata nonostante tutto, ma l'altra non ne vuole sapere nulla. Soprattutto dopo averlo sentito parlare con Niccolò alla festa.
"Quello che ho non ti giustifica a trattarmi come una bambina ok? So badare a me stessa e soprattutto so scegliere bene cosa mi rende felice e cosa no!" Urlo avvicinandomi a lui di qualche passo.
Adriano rimane immobile, la mascella contratta, sembra quasi abbia smesso di respirare.
"Lascialo perdere, lui ti farà del male ed é una delle poche cose di cui sono sicuro." Sussurra a denti stretti per poi superarmi e dirigersi in cucina.

Il cuore inizia a battermi velocemente e per un attimo tutto intorno a me diventa incredibilmente sfocato.
Mi prendo la testa tra le mani e respiro più forte che posso.
"Elisa che succede?" In pochi secondi Adriano mi é praticamente addosso.
Le sue mani strette tra le mie e il respiro affannoso.
"Che sta succedendo?" Urla mia madre dal fondo della cucina avanzando rapida nella nostra direzione.
ingoio saliva e sollevo gli occhi al soffitto.
Uno, due, tre.
Uno, due, cento.
Conto nella mia mente senza fermarmi, poi finalmente, anche il battito rallenta.

Adriano e mia madre mi guardano come se fossi un'aliena e a poco a poco che riprendo coscienza della realtà, la rabbia diventa ingestibile.
"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno ok?" Urlo per poi tornare in camera mia e chiudermi la porta alle spalle curandomi di fare un gran fracasso.
Mi piazzo davanti allo specchio e sospiro con forza.
É incredibile come si possa passare dal toccare il cielo con un dito dalla felicità al non sopportare nessun essere umano nelle vicinanze, penso mentre mi lego frettolosamente i capelli in una coda di cavallo.

Prendo il telefono e do un'occhiata alle notifiche: di Niccolò non c'é traccia e questo, seppur una parte di me aveva ardentemente sperato il contrario, dovevo immaginarmelo.
Probabilmente si é pentito della nostra notte passata insieme nell'esatto secondo in cui ci siamo separati.
A dire la verità non so nemmeno come sia potuto succedere: un attimo prima ero sola a riflettere in cima a quell'albero e un attimo dopo lui era su di me intento a baciarmi ovunque.
Solo al ricordo mi tremano le mani come una cretina e, inesorabilmente mi viene da toccarmi le labbra.
Mi chiedo se almeno ha provato quello che ho provato io, o se anche lui si sta fissando allo specchio mentre ci ripensa, é stupido ma non posso farne a meno.

"Eli ci sei?" Una voce squillante mi giunge oltre la porta chiusa facendomi sorridere.
Giulia entra senza nemmeno aspettare una risposta e si siede sul letto incrociando le gambe tra loro.
"Hai litigato con Adriano vero?" Mi chiede corrucciando le labbra come fa sempre quando é in dubbio su qualcosa.
"Te lo chiedo perché l'ho beccato in cucina e mi é parso parecchio incazzato." Sospira per poi sdraiarsi sul letto con gli occhi fissi verso il soffitto.
Finisco di vestirmi e mi volto a guardarla sorridendo.
"Sì ma la risolveremo come sempre, tornerà a litigare solo con te!" Replico sedendomi accanto a lei.

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