Capitolo 17

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Durante la notte, verso le due, arrivò una chiamata da un numero sconosciuto.
-Pronto?-
-È lei la signorina Rebecca, la fidanzata di Marco?-
-S-s-si sono io...- dissi con un filo di voce- chi è lei?-
-Sono un'infermiera dell'ospedale San Martino, il suo fidanzato è stato picchiato ed è in condizioni abbastanza gravi-
-Arrivo subito-
Corsi da Alessia e le spiegai tutto e lei mi diede le chiavi della sua auto; andavo veloce, non mi importava di prendere multe o altre cose, il mio primo pensiero adesso ora Lui.
Arrivai dopo un'ora e mezza e corsi subito da lui.
Era irriconoscibile. Aveva tanti fili attaccati al suo corpo, la testa bendata, anche il petto nella zona delle costole; la faccia era ancora tutta sporca di sangue.
Mi avvicinai e notai che in mano teneva qualcosa, la aprí e dentro c'era il mio ciondolo, quello che mi aveva regalato lui per il nostro primo mese insieme.
Mi sedetti affianco a lui stingendogli la mano e scoppiando a piangere.
La porta si aprí e voltandomi vidi un'infermiera
-Come sta?- chiesi ansiosa
-Ha molte fratture e le ferite alla testa sono abbastanza gravi- disse con un tono spezzato dal dispiacere.
Mi risedetti vicino a lui sperando si svegliasse presto.
Restai tutta la notte a piangere con ancora nella mia mano la sua; gli sussurravo parole dolci, forse quelle che non avrei mai avuto il coraggio di dirgli.
Ero convinta non mi sentisse.
Gli lasciai un dolce bacio sulle labbra per poi addormentarmi sul suo braccio.
Mi svegliai di soprassalto sentendo qualcosa che mi stringeva la mano; alzai lo sguardo ed era lui, era sveglio!
Le lacrime ricominciarono a bagnare il mio viso e gli saltai al collo baciandolo ovunque.
Gemette di dolore e allora attaccai le mie labbra alle sue; quando il bacio finí eravamo senza fiato e appoggiai la mia fronte alla sua.
-Wow, se tutte le volte che finisco in ospedale al mio risveglio sarà cosí, voglio finirci piú spesso- disse con un filo di voce
-Zitto e baciami scemo che non sei altro- dissi baciandolo di nuovo.
-Chi è stato?- gli chiesi
-Non so, era un uomo alto, con dei capelli neri fissati in una coda e chiedeva di te-
A quel punto capí, non poteva essere.
-T-t-ti ha detto cosa voleva?-
-Ha detto solo di ricordarti che non ti libererai di lui perchè nessuno se ne libera-
Mi misi a piangere. Non poteva essere. Doveva essere un incubo. Mi tirai un pizzicotto sperando di svegliarmi ma niente, era la dura e crudele verità.
-Amore perchè piangi? E perchè quell'uomo voleva te?- disse accarezzandomi dolemente la guancia.
Mi misi a piangere piú forte e allora lui mi accolse tra le sue braccia, anche se gli causava dolore per le costole inclinate.
-Quell'uomo è.. è mio padre- dissi tutto di un colpo.
Il suo corpo si pietrificò e allora mi staccai, lo baciai e uscí dalla stanza; dovevo assicurarmi non sarebbe piú successo niente a Marco.

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