trentuno.

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Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Mi mancò l'aria. "Emma?".

Negai col capo qualunque cosa Fred mi stesse dicendo. "Puoi calmarti? Sei sbiancata". Lo allontanai bruscamente.  "Non toccarmi". Fred si accigliò stranito. "Scusa.." farfugliai tremendamente in colpa. "Tranquilla.." rispose riluttante.

"Emma, Fred, venite?" urlò Molly.

È finita. "Si" rispose Fred per entrambi.

Camminai con gambe tremanti fino a raggiungerli. Fred era qualche passo dietro di me, almeno credevo, non lo stavo degnando di uno sguardo.

Molly ci sorrideva ignara. "Dai ragazzi, non è carino far aspettare" ci incitò spostandosi di lato per farci entrare.

Fred non salutò Nate, come Nate non salutò Fred. Nel salotto c'era pura tensione. Fred era accanto alla madre, lo guardava in cagnesco, braccia conserte, mascella in tensione. Nate, invece, aveva uno sguardo omicida, il respiro profondo, le mani congiunte sulle gambe.

Non trovai il coraggio di dire "a".

"Bene, allora Emma, mostragli la stanza".

Restai ferma a fissarmi i piedi. Una volta soli non ci sarebbe stato scampo. Mi tremarono le ginocchia. "Emma?" mi sollecitò Molly.

"Si, si. Scusa".

"Andiamo". Vacillai nel salire le scale. Erano tre piani fino alla stanza di Percy. Nate mi seguì in silenzio, un passo cadenzato. Premevo una mano sul petto per controllare il panico. Mi veniva da piangere, trattenni le lacrime, sentendo gli occhi bruciare.

Nate entrò nella camera da letto. Io non ebbi la forza di seguirlo, restando immobile sul ciglio della porta.

"Se vuoi riposarti..." deglutii. "..vado.."

"Stai zitta, ed entra". Ubbidii incapace di affrontarlo.

Nate chiuse la porta con un tonfo. "Spiegami" mi sovrastò. Camminai all'indietro finendo contro la parete. Tirò un pugno accanto al mio viso, mancandomi per un pelo.

Trasalii. "Calmati". La voce mi tremò. "Ti ti prendi gioco di me, vero?" Mi strinse il volto tra le mani. "Rispondimi" ringhiò ad un centimetro dalla mia faccia.

"No, giuro. Non è come sembra. Siamo amici. Lo sai. Te l'ho detto. Non c'è mai stato niente tra di noi" annaspai. "Avevamo litigato e abbiamo risolto". Mentii disperata. "Sta mattina, abbiamo discusso. E Molly ci ha costretto a fare pace".

Aumentò la presa. "Non me ne frega un cazzo.". Delle lacrime gli bagnarono le dita. "Ti p-rego, devi cre-dermi. Ti pre-go" balbettai. Girai il viso verso destra, tentando di liberarmi da lui.

"Emma, Nate, la cena è pronta". Era Arthur. Ci fu un attimo di silenzio prima che riprendesse a parlare. "Emma, scendi. Tuo padre mi ucciderebbe se sapesse che ti ho lasciata sola in camera con un ragazzo.". La sua voce era sempre più vicina, e per un momento sperai che entrasse per sospendere quella tortura una volta per tutte.

"Arriviamo" gridai di rimando, supplicando Nate di non ribattere. "Si, scusi signor Weasley" cambiò tono. "Arriviamo". Mi lasciò andare bruscamente.

"Se sono tutte bugie, non finirà bene". Se ne andò senza aspettarmi. "Arriva, stava prendendo delle cose che le ho portato" disse ad Arthur, salutandolo cordialmente.

Il ricordo del tocco di Fred era stato cancellato, sostituito da fitte intense di dolore. Mi feci forza e oscillai debole fino allo specchio. Fortunatamente niente lividi, solo due grandi chiazze rosse ai lati delle guance. Mi asciugai le lacrime, sistemando i capelli in modo da nascondere i segni e scappai in camera mia, al piano di sotto.

In bagno mi sciacquai il viso. Ero sull'orlo di una crisi nervosa. Non facevo che piangere in silenzio, ma dovevo resistere: solo una settimana.

Trattenni le lacrime finché non mi bruciarono gli occhi. Con cautela stesi il fondotinta, poi correttore e cipria. Un filo di mascara .Usai anche il blush e cambiai i vestiti.

Come nuova.

"Emma!" era il terzo richiamo di Molly.

"Arrivo!" . Ero triste, abbattuta e distrutta, ma dovevo tirare avanti, stringere i denti e affrontare Nate. Solo una settimana. Non un giorno in più.

Era l'unico pensiero che mi dava un po' di forza.

"Solo una settimana" ribadì prima di fare il mio ingresso in cucina.

"Scusate il ritardo.."

Fred.

"..non sapevo che mettermi".  Scattai al suono della sua voce.  "Fa caldissimo..". Sorrise. Un sorriso tirato, come il suo tono. Non c'era niente di vero.

Era visibilmente scossa. Perché nessuno l'ha notato? Le mani le tremarono quando scostò la sedia accanto ad Hermione, vicino a Nate. Tamburellai nervosamente la forchetta sul tavolo, mentre la ascoltavo parlare vivacemente con mamma e papà.

Qualcosa non quadrava. "George, c'è qualcosa che non va con Emma" .

"Che? Cosa?"

"Qualcosa". Ma George non mi diede ascolto. "Sta bene".

"Ti dico di no"

"Non ti fissare. Sta bene con Nate. Lasciala in pace".

Se George non vedeva nulla, considerando la nostra empatia, forse erano soltanto mie paranoie. Eppure più la guardavo più mi angosciavo: quegli occhi erano spenti, cupi. Sorrisi che non mi aveva mai rivolto, troppo sforzati per essere convincenti.

Cosa c'era sotto?

La cena finì.

"Ragazzi, noi andiamo. Mi raccomando".

"Vado anche io, ho sonno" Andò verso Nate e lo baciò rapidamente sulle labbra. "Scusa amore, sto morendo".  Arricciai il naso infastidito da quella scenetta, a scuola cercavo sempre di evitarli il più possibile.

"Salgo anche io, è stata una lunga giornata". A quelle parole notai venir meno la sicurezza di Emma. "Saliamo insieme?". Lei annuì esitante. "Andiamo"

La osservai salire le scale. Niente di strano. Se non fosse che continuava a guardarsi indietro ad ogni passo. Ero deciso a seguirla: quei suoi segnali mi rendevano inquieto, e se fosse stato frutto della mia immaginazione almeno sarei stato certo lei fosse al sicuro.

"Dove vai?" George mi bloccò. "Da Emma, ti ho detto non.."

"Dalle tregua fratello". George non mi permise di seguirla, tenendomi al guinzaglio tutta la sera. Fu difficile starlo a sentire ma, per una volta nella mia vita, non volevo essere impulsivo e rovinare ogni cosa.

Forse desideravo talmente tanto che Nate non fosse quello giusto per lei da complottare contro di lui. Forse erano mie fissazioni, miei pensieri.

Eppure sapevo di conoscerla e qualcosa mi diceva che quella non era la mia Emma.

Emma//Fred WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora