ventinove.

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Fred.

Freddie, tra una settimana sarò ad Ottery, se vuoi posso passare :)

Rose.

George mi strappò la lettera dalle mani. "Uuh, vi scambiate messaggi d'amore ora?".

Ripresi in mano la pergamena. " Si, certo" lo schernii,  guardandolo sghembo. Portare Rose alla tana non era fattibile, soprattutto con la mamma che ogni volta si costruiva mille castelli mentali. Una scopata non valeva le domande di mia madre per il prossimo mese.

"Ti vedrai?"

"Non credo. Non ho voglia di portarla qui".

George scosse la testa ridendo. "Credevo ti fosse passata" disse dandomi una pacca sulla spalla.

"Non è per Emma" risposi seccato, sapendo già dove volesse andare a parare. "Emma? Non ho mai parlato di lei"

Sbuffai. "Non fare questo stupido giochetto. So che ti riferivi a lei"

"Lo ammetto, ma tu ammetti che non ti è passata"

"No, perché non è così. Vuoi una prova?". Lo sfidai.

"Vediamo" mi provocò. Aveva le labbra curvate all'ingiù, le sopracciglia alzate e la mano che mi incoraggiava a procedere.

Arricciai il naso infastidito. Rose non era la compagnia ideale: gracchiava quando parlava, rideva come un'oca e diceva cose stupide. In compenso ci sapeva fare, ma era solo una delle tante. Invitarla a stare da noi per qualche giorno mi sarebbe costata molta pazienza, avrei fatto di tutto però per togliere quell'espressione del cazzo dalla faccia di mio fratello.

Scrissi una risposta sulla stessa pergamena che lei mi aveva inviato.

Vieni a stare da me per un weekend ;)

Spalancai la finestra ed allungai il braccio verso l'esterno. Uno dei nostri gufi volò verso il rotolo di pergamena e lo afferrò con il becco. "Rose Gray, Diagon Alley"

"Se accetta, starà da noi per il weekend e tu mi dovrai 10 galeoni"

"Chi ha parlato di soldi?"

"Io. Ora"  Ricambiai la pacca sulla spalla, un po' più forte del dovuto.
-

I miei genitori, la sera, andarono da zia Muriel, ed ebbero anche il coraggio di chiederci se volessimo accompagnarli. Quella donna era una megera, andarci di proposito significava masochismo puro.

Ne approfittai per perfezionare alcuni prodotti insieme a George. L'inizio dell'ultimo anno era vicino e se fosse andato come avevamo previsto, il negozio sarebbe stato pronto per febbraio dell'anno prossimo.

Nessuno era a conoscenza del nostro progetto. Un negozio di scherzi, mio e di George, al centro di Diagon Alley. Mamma avrebbe dato di matto.

"Proviamo a comporla diversamente". Quella sera ci stavamo concentrando su una pozione scivolante. Era un liquido, che versato per terra, diventava trasparente. Era scivoloso e l'effetto durava per tre minuti, quindi chiunque avesse provato a rialzarsi avrebbe continuato a cadere.

L'unico difetto era che una volta a terra non era del tutto invisibile. C'era quindi qualcosa che non andava.

"Dovremmo provare con..". Bussarono alla porta.

"Chi è?" urlò George continuando a scrivere sul suo block notes.

"Emma". Non reagii. Non volevo dare soddisfazioni a George, e non volevo ammettere a me stesso che la sua voce mi aveva scatenato un qualcosa, che non volevo provare, alla bocca stomaco.

George le andò ad aprire. Feci finta di concentrarmi su quello che avevo tra le mani anche se non riuscivo a smettere di pensare a cosa volesse. Le lanciai una rapida occhiata, riuscendo a scorgerla dalla spalla di mio fratello. Il cuore mi doleva ogni volta che la guardavo.

Non riuscivo a capacitarmi cosa l'avesse indotta a dimagrire così tanto. Quando, quel pomeriggio, la trovai in camera di George mi destabilizzò. Vederla in quel modo, magra e appassita. La evitavo da talmente tanto tempo che l'impatto fu tremendo.

Il giorno prima, averla trovata in bagno sul punto di vomitare mi nauseò. Non era qualcosa che potevo sopportare. Ero ancora ferito per ciò che aveva detto a Nate, ma, ora, davanti alla sua immagine debole, tutto passava in secondo piano.

Per la prima volta nella mia vita ero pronto a mettere da parte l'orgoglio. Vederla ridotta in quel modo mi distruggeva il cuore, ammetterlo era difficile ma era ciò che provavo e nel mio piccolo dovevo aiutarla.

Quella mattina mi aveva domandato perché fossi gentile con lei. Ero certo pensasse fosse per pietà, ma la verità era un'altra: una verità troppo grande da poter accettare...soprattuto per me.

"Fred, dov'è l'erba di Lee?" George mi richiamò alla realtà. Corrucciai il viso confuso. "Perché?"

"Emma ne vuole un po'"disse George titubante. Se fuma in quelle condizioni, con le poche energie che assume, finirebbe dritta in ospedale.

"È finita" mentii.

"Ho fumato l'ultima ieri sera" George capì al volo ma non disse nulla. Aspettai una reazione di Emma, un commento, anche un insulto. Non disse niente.

"Oh, va bene. Potresti procurarmene un po'?". Che voce triste, spenta.

Mio fratello fece per parlare ma lo precedetti. "Non facciamo favori". Fare lo stronzo con lei stava diventando sempre più faticoso, forse avrei potuto scegliere una risposta diversa ma volevo che reagisse.

"Mr. simpatia eh?" replicò lei acida. Trattenni a stento un sorriso.  "Non importa, grazie lo stesso" salutò George e andò via.

"Anche se hai invitato Rose, hai perso amico"  George tornò a sedersi accanto a me.

"Che?" feci finta di non capire.

"Ci tieni da far schifo"

Scrollai le spalle. "Non ci tengo" negai. George sospirò divertito. "Se non ti conoscessi direi che la ami".

Non risposi, certo che se ci avessi provato George avrebbe potuto capire anche quanto.

Emma//Fred WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora